Scarpetta vs. De Filippo

di Arnaldo Casali

E’ curioso il fatto che nell’arco di appena due mesi siano usciti due film dedicati alla dinastia Scarpetta-De Filippo. Prima Qui rido io di Mario Martone, e poche settimane dopo, I fratelli De Filippo di Sergio Rubini.

Rubini inizia laddove Martone si ferma. I due film condividono una parte della storia, mettendo anche a confronto interpreti d’eccezione ed eredi della tradizione Scarpetta-De Filippo. Se nel film di Martone Eduardo Scarpetta interpretava il suo bisnonno, e nel cast figura Gianfelice Imparato, erede della compagnia di Luca De Filippo, in quello di Rubini troviamo celebri attori lanciati da Eduardo come Marisa Laurito e Vincenzo Salemme.

In entrambi i casi troviamo un cast stellare (nel primo – tra gli altri – Iaia Forte, Antonia Truppo, Cristiana Dell’Anna, Paolo Pierobon, Gigio Morra, nel secondo Biagio Izzo, Maurizio Micheli, Maurizio Casagrande, Augusto Zucchi, Lucianna De Falco) e dei bambini incredibili nei panni dei fratelli De Filippo.

Entrambi i film rendono omaggio ai due giganti del teatro napoletano, ricostruendone i celebri capolavori (“Miseria e nobilità” da una parte, “Natale in casa Cupiello” dall’altra)
Il film di Sergio Rubini, però, convince decisamente più di quello di Martone. Più divertente e più commovente, è anche più sincero: se il ritratto di Eduardo Scarpetta offerto da Martone è decisamente agiografico, ben più severo è Rubini non solo con Scarpetta, ma anche con lo stesso Eduardo, presentato come un genio opportunista, quale proprio Peppino lo accusava di essere.

Va detto anche se i giovanissimi e sconosciuti interpreti sono impeccabili, lo stesso Giancarlo Giannini – nonostante non sia napoletano – convince più di Toni Servillo nei panni del patriarca. Bellissime anche le musiche di un finalmente ritrovato Nicola Piovani. Sorprendente la stessa regia di Rubini, che per la prima volta non interpreta un suo film, e che riesce – pur con delicatezza e sobrietà – a regalare momenti di grande poesia.

Davvero quando si esce dalla sala viene da gridare “Viva il cinema italiano, viva il teatro”. E Dio sa quanto ce ne sia bisogno adesso.

P.S.
Alla fine della proiezione in sala arriva un lungo applauso. Ci siamo girati e ci siamo accorti che dietro le nostre spalle c’era Peppino, ovvero il grandioso Domenico Pinelli. That’s Trastevere!

    Questa voce è stata pubblicata in recensioni. Contrassegna il permalink.

    I commenti sono chiusi.