Referendum per ridurre lo stipendio ai parlamentari: tutto rimandato ad ottobre.

di Michelle Crisantemi

Italia, 66° anno dalla nascita della Repubblica, ancora prove generali di democrazia. Ad essere preoccupante non è tanto che i cittadini italiani ancora non sappiano come utilizzare gli strumenti democratici che la Costituzione gli mette a disposizione, ma che queste “prove generali” di democrazia falliscano con una puntualità spaventosa per un Paese come il nostro, dove c’è ben poco di puntuale. Parliamo in questo caso di uno degli strumenti di democrazia diretta nel nostro Paese, da sempre oggetto di controversie: il referendum. In particolare ci riferiamo al referendum sulla sull’abrogazione parziale della Legge 31 maggio 1965, n. 1261 (Determinazione delle indennità spettanti ai membri del Parlamento), promosso dal “Comitato del Sole”, un comitato composto da semplici cittadini, che da un anno ha promosso l’iniziativa, avvalendosi principalmente di facebook. Per sottoscrivere il referendum è necessario recarsi nella sede del proprio comune. Nulla di più facile, se non fosse che la raccolta firme è stata sospesa e che non ripartirà fino al primo ottobre prossimo, “al fine di organizzare una struttura operativa più capillare su tutto il territorio nazionale che dia maggiore forza ed incisività all’iniziativa referendaria, confidando su una partecipazione attiva di più cittadini”, spiega lo stesso comitato nel comunicato consultabile al sito comitatodelsole.altervista.org. Le 250.000 firme raccolte ad oggi, rappresentavano soltanto la metà di quelle necessarie affinché si potesse presentare richiesta di referendum. Rappresentano però l’espressione di un diritto esercitato da 250.000 italiani, che sarà adesso del tutto vano, dal momento che in ottobre si dovrà ricominciare da capo. Quale cittadino non si sentirebbe “preso in giro” per l’ennesima volta? Anche perché adesso entra in gioco il lungo iter del referendum, fatto di date, scadenze e proibizioni. Infatti, dal momento che si presenta il quesito si hanno 90 giorni di tempo per raccogliere le firme, che devono essere presentate all’ apposito ufficio della Corte di Cassazione dal primo gennaio al 30 settembre di ogni anno. Non è possibile però depositare richiesta di referendum nell’ anno precedente le elezioni politiche e nei sei mesi successivi a queste. Che cosa ne sarà quindi di questa proposta di referendum, rimane ad oggi tutto un mistero.   Cala così il sipario (per ora) su un’iniziativa popolare che ha dovuto affrontare non poche problematiche, come il boicottaggio quasi totale da parte di ogni mezzo di comunicazione, ma anche disorganizzazione e molta confusione. Un vero peccato vista la particolarità del momento. In un periodo in cui la nostra classe politica ci sta chiedendo sacrifici sempre maggiori in vista di una salvezza ancora non certa, senza dubbio questo referendum poteva essere la risposta di cui gli italiani hanno bisogno. Ma, per adesso, nel nostro Paese anche l’austerità, così come la giustizia, non è cosa per tutti.

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