Vorrei una Festa della Riconciliazione

di Arnaldo Casali 

Trovo paradossale e al tempo stesso significativo che gli italiani non celebrino il giorno in cui sono diventati una nazione, e celebrino invece il giorno in cui si è conclusa la guerra civile.

E che non celebrino questa data come giorno di Riconciliazione nazionale (come fanno, ad esempio, in Sudafrica, dove il Perdono dell’apartehid è diventato un’istituzione dello Stato) ma come vittoria: una vittoria non degli italiani contro l’invasore straniero, ma di italiani e invasori stranieri contro altri italiani e altri invasori stranieri.

Sia chiaro: non sto mettendo sullo stesso piano nazisti e americani, Repubblica di Salò e Resistenza. Per carità: la Germania di Hitler era la peggiore dittatura del XX secolo e gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sono grandi democrazie, ma resta il fatto che entrambi erano sul nostro terreno come invasori, entrambi ci hanno bombardato e massacrato.

E quelli che hanno aderito alla Repubblica di Salò non erano tutti bastardi sanguinari: erano persone che – sbagliando – hanno pensato che l’onore della patria di salvava restando fedeli al Duce piuttosto che passando dalla parte del nemico.

Quindi parliamo di un evento tragico, il più tragico della nostra storia, che ha visto fratelli ammazzarsi tra loro e potenze straniere spartirsi il nostro paese.

Per questo, sì, trovo discutibile che l’Italia non festeggi il momento in cui – dopo più di mille anni – è tornata ad essere unita, e festeggi invece la sconfitta di italiani su altri italiani, di un invasore straniero su un altro invasore straniero.

Mi sembra il segno di un paese che unito non lo è stato mai e non vuole esserlo.

Voglio abolire la festa del 25 aprile? No, assolutamente no: dico solo che per settant’anni questa è stata una festa che ha puntato a dividere gli italiani, più che ad unirli, a ribadire chi era il vincitore e chi lo sconfitto. Inevitabilmente, quindi, è una festa che ha continuato ad alimentare anche il fascismo stesso. Perché è ovvio che chi si sente emarginato e umiliato punti alla riscossa. Chi non riesce a integrarsi, lotta contro il sistema da cui si sente emarginato. Questo non vale mica solo per gli immigrati eh.

D’altra parte quando vent’anni fa Gianfranco Fini ci ha provato, a liberarsi dal fascismo e ad avviare un percorso nuovo, ha subìto solo il sarcasmo e la diffidenza della sinistra (avete presente lo sketch di Nanni Moretti in Aprile) che ha continuato a dargli del fascista mascherato.
Forse oggi – con i rigurgiti a cui stiamo assistendo in tutto il mondo – in Italia paghiamo anche gli errori di quel periodo: a tenere vivo il fascismo sono stati – e sono – anche quelli che dicono di volerlo combattere

Finché abbiamo un antifascismo assetato di sangue, che utilizza un linguaggio violento e arriva addirittura a teorizzare un razzismo antifascista, è evidente che i fascisti saranno sempre più fascisti e sempre più ansiosi di rivalsa.

Quando sento dei cosiddetti antifascisti definire i repubblichini “bestie assetate di sangue”, “Mussolini pioniere del bungee jumping” e “capostipite della razza suina” non trovo sostanziali differenze con chi parla di immigrati terroristi e delinquenti, palestrati con l’i-phone, e amenità simili. Per me sono due facce della stessa medaglia, che è quella della violenza, dell’intolleranza, della contrapposizione, della superficialità, degli slogan.

Ho letto un antifascista che accusa Togliatti di non aver finito il lavoro, ebbene ho sentito una volta un fascista muovere la stessa accusa a Mussolini: “Hitler e Stalin i nemici li ammazzavano e risolvevano il problema. Da noi invece le cose si sono sempre fatte all’italiana, con il confino”.

Francamente credo che certi fascisti e certi antifascisti siano fatti della stessa pasta. Come chiunque – a prescindere dall’ideologia politica o religiosa – dice: “Noi siamo il bene, Loro sono il male”. A me invece, francamente non interessa far parte di un branco né individuare un nemico su cui sfogare la mia miseria perché – francamente – io, di fascista, non ho proprio, ma proprio niente. A differenza di molti cosiddetti antifascisti che sposano idee e metodi tipicamente fascisti.

E finché continuiamo a giocare ai fascisti contro i comunisti ci sarà sempre un vincitore e uno sconfitto (con il rischio, peraltro che le parti si invertano); invece io penso che il 25 aprile abbiamo vinto tutti, a prescindere dalle idee politiche: perché siamo usciti da un incubo terribile e abbiamo iniziato a costruire un paese nuovo.

E’ vero: in Italia non abbiamo una destra sana. Ma possiamo dire di avere una sinistra sana? Francamente non credo.

Quest’anno a Terni – città con un’amministrazione di destra guidata dalla Lega – il vicesindaco Andrea Giuli ha celebrato la festa della Liberazione postando foto dei “partigiani azzurri”.

La verità è che nella Resistenza c’erano anche dei fascisti, sì: fascisti rimasti fedeli al Re. D’altra parte non ci dimentichiamo che in Italia per 20 anni la maggior parte del popolo è stato fascista. Non è che tutti i fascisti fossero fanatici mussoliniani, né tutti approvarono l’alleanza con Hitler. Non dimentichiamo nemmeno i tanti fascisti ebrei, traditi dalle leggi razziali.

Il problema è che si confonde – volutamente – la Repubblica di Salò con il fascismo, si plaude ai voltafaccia che dopo aver fatto carriera col fascismo sono passati all’antifascismo (tra cui – lo sappiamo -tanti grandi maestri di pensiero della sinistra) e si privano di dignità tutti quei fascisti onesti, che si sono ritrovati senza un punto di riferimento.

Io avevo uno zio fascista – rimasto di destra per tutta la vita – che ha combattuto a fianco ai partigiani.

Ma la Liberazione è stata di fatto monopolizzata – soprattutto a posteriori – dai comunisti, una festa nazionale è stata impostata come festa ideologica e questo ha contribuito a tenere viva la nostalgia fascista e la stessa figura di Mussolini la cui caduta – è bene ricordarselo – è stata opera del Gran Consiglio del Fascismo, non certo dei partigiani!

Quindi sì, io voglio continuare a festeggiare il 25 aprile, ma piuttosto che festeggiare la liberazione dal nazifascismo, io vorrei festeggiare la fine della guerra civile.

Vorrei che la festa della Liberazione diventasse anche una festa dell’unità e della Riconciliazione.

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