Davvero pensavate di poter uscire a maggio?

di Arnaldo Casali

Io, che a differenza di tanti scienziati da tastiera, non credo di avere la minima idea di come si possa gestire un’epidemia, quando è iniziata questa quarantena, con calcoli da scuola elementare ero arrivato alla conclusione che se l’agognato picco si fosse raggiunto a metà marzo, saremmo potuti tornare alla vita normale a fine maggio.

Calcoli da quinta elementare, ribadisco, che non tenevano conto dei lunghissimi tempi di incubazione e di guarigione, della mancata immunità e di tutte le variabili che questo misterioso virus nasconde. Mi basavo sull’idea – estremamente ingenua e semplicistica – che così come è arrivato questo virus se ne andrà.

Dunque questo virus è presumibilmente arrivato a gennaio, ce ne siamo accorti a febbraio, a marzo è esploso, è andato fuori controllo, abbiamo preso provvedimenti drastici, abbiamo invertito la tendenza. Prima che il problema venga risolto e si possa tornare alla situazione di partenza è ovvio che ci vogliano almeno altri due mesi. Non ci vuole Einstein per capirlo, giusto?

E ripeto ancora: è un ragionamento ingenuo, semplicistico, puerile. Ora io mi chiedo: ma che cosa vi dice la capoccia per pensare davvero che possa essere già finita? Mi chiedo: ma quando uscite volete trovare un mondo sano e ritornare alla vita che amate, o girare vestiti da astronauti, evitare qualsiasi contatto con altri esseri umani e prepararvi a nuove quarantene?

Sarà meglio aspettare altri due mesi prima di poter riabbracciare un amico, o andarci a cena tenendo due metri di distanza? Io davvero mi chiedo se siamo un Paese o una gigantesca scuola materna, con i bambini che fanno i capricci perché vogliono uscire anche se piove.

Non riesco a capire nemmeno la posizione dei vescovi: è stato compiuto – spontaneamente – un atto inaudito nella Storia della Chiesa, e adesso all’improvviso cos’è, abbiamo una crisi di astinenza? In tutta franchezza io non sono basito dai provvedimenti di Conte ma dalla reazione assurda che vedo intorno.

Siete esasperati? Non ne potete più? Vero? Beh, datevi una calmata, perché no, non siamo all’asilo! Mi chiedo cosa avreste fatto se vi foste trovati a Chernobyl trent’anni fa.

Ma stiamo affrontando una pandemia mortale o ci hanno messo in punizione?

Lo dice uno che doveva sposarsi a giugno e che non vede la sua ragazza da quasi due mesi, uno che era abituato a uscire tutte le sere e a stare sempre in viaggio. Io mi chiedo francamente quanto dovremo ancora stare reclusi, prima di imparare a smettere di fare i capricci e a cambiare il nostro sguardo sulla realtà. E’ evidente che no, ancora non ci siamo. In ogni senso.

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