Marco Paolini erede di Luciano De Crescenzo?

Sembra Luciano De Crescenzo, ma è Marco Paolini.

Il suo spettacolo sull’Odissea all’auditorium di Carsualae – freddo a parte – è stato divertente e istruttivo. Ma alla fine mi sono chiesto: ma questo è Marco Paolini? Quello del Vajont e di Ustica? Quello di Galileo? Il profeta del teatro di impegno civile? Uno degli intellettuali più austeri della cultura italiana?

Il suo racconto delle avventure di Ulilsse (sostenuto, anziché da attori protagonisti, da persone scelte tra il pubblico: ottima trovata per coinvolgere e risparmiare!) tutto condito da riferimenti all’attualità e di giochi di parole da basso cabaret (a cominciare dal nome di Troia, ovviamente) ha sicuramente divertito il pubblico (io non sono riuscito a ridere nemmeno ad una battuta, come non riesco a ridere vedendo i cinepanettoni) avvicinandolo ad un grande classico che tutti conoscono e nessuno ha letto.

Indubbiamente, quindi, un’operazione meritoria. Che niente ha comunque a che fare con quella ben più raffinata proposta – sempre a Carsulae – quindici anni fa con Uri Caine e Arnaldo Pomodoro, e disorienta un po’: perché vedere Paolini che rifà De Crescenzo fa un po’ l’effetto che potrebbe fare Ascanio Celestini che racconta del Cavaliere Bianco e il Cavaliere Nero o di Toto che s’è liqueso.

    Questa voce è stata pubblicata in recensioni, teatro. Contrassegna il permalink.

    I commenti sono chiusi.