L’UOMO CHE INVENTO’ IL NATALE

di Arnaldo Casali

Non sono sicuro che Charles Dickens abbia davvero inventato il Natale e che quando scrisse il suo capolavoro nessuno lo celebrava; se così fosse sarebbe piuttosto incomprensibile tutta la prima parte di Canto di Natale che celebra proprio la magia della festa contrapponendola al cinismo di Scrooge. Non è l’unico eccesso di questo film che – pure – riesce a mantenere la magia del racconto originale. D’altra parte la genesi di un libro, in sé, non è il soggetto più eccitante per un film hollywoodiano (in realtà, co-produzione canadese-irlandese diretta da un indiano) e in più la biografia di Dickens non offre troppi spunti da approfondire: è normale quindi che il regista – Bharat Nalluri – abbia dovuto lavorare molto di fantasia per trasformare un “backstage” abbastanza anonimo in una trama avvincente.

Non sono sicuro che Charles Dickens abbia davvero inventato il Natale, ma di sicuro ha scritto La storia di Natale per eccellenza: un capolavoro intramontabile che da quasi due secoli continua ad ispirare omaggi di ogni genere. Il primo che ricordo era una puntata di Casa Keaton; lo stesso Enrico Brizzi ammise di averne tratto ispirazione per il suo terzo romanzo, Tre ragazzi immaginari, uscito nel 1998. Ricordo anche (purtroppo) una pessima versione con Linus: il corto Natale in casa Deejay ed altre varianti televisive. Non ho mai visto invece, la versione Disney, citata dallo stesso Brizzi e in cui Ebenezer Scrooge diventa Scrooge McDuck, ovvero Peperon de’ Paperoni.

All’originale, devo confessarlo, ci sono arrivato tardi, a trent’anni suonati: ho ricevuto il libro come regalo di Natale dai miei genitori nel 2006 e ho cercato di metterci più tempo possibile per finirlo. Per me – che già da dieci anni avevo iniziato a scrivere racconti natalizi – quel libro è stato come una rivelazione e tra i grandi capolavori che ne hanno tratto ispirazione ricordo l’adattamento per la radio di Vinicio Capossela, quello per il cinema di Robert Zemeckis e quello per il teatro di Thierry Debroux (che conclude le repliche al Theatre du Parc di Bruxelles la notte di San Silvestro), senza dimenticare il reading proposto a più riprese da Riccardo Leonelli.

Insomma, quello di Dickens non è una di quelle opere sacre e intoccabili ma – al contrario – è un capolavoro dalla bellezza contagiosa a chi si cimenta con la sua incredibile storia. E Nalluri, di fatto, prova a farlo in modo insolito: anziché realizzare l’ennesima rilettura cinematografica, prova a fare dell’autore stesso il protagonista della storia, con un’operazione forse non del tutto riuscita, ma sicuramente meritevole e originale. D’altra parte L’uomo che inventò il Natale, oltre a rappresentare un omaggio di Canto di Natale diventa anche un’interessante analisi della creazione letteraria: chi si è cimentato con la scrittura di un romanzo sa che, una volta trovata la famigerata ispirazione nella realtà che ti circonda, i personaggi entrano davvero nella sua vita come Scrooge (magistrale interpretazione di Christopher Plummer) irrompe – letteralmente – in quella del giovane Charles Dickens. E se i battibecchi tra autore e protagonista, qua e là, possono risultare stucchevoli, è assolutamente vero che quando il personaggio prende vita, è capace di camminare da solo prendendo direzioni sconosciute allo stesso autore che, a quel punto, deve solo seguire, cercando di capire come andrà a finire la storia che si è inventato.

 

 

 

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