Da Dario Fo a Lino Banfi aspettando il ritorno di Grillo (M5s 2009-2019)

Quando è nato, dieci anni fa, il Movimento 5 Stelle aveva diverse anime, e proprio questa diversità è stata la chiave del suo successo.

C’erano i grillini propriamente detti: quelli che avevano in Beppe Grillo un punto di riferimento, non si riconoscevano né nella destra né nella sinistra né nel centro e sognavano un modo di fare politica completamente alternativo. Basato sull’onestà (quindi no indagati), sulla politica come servizio e non come lavoro (quindi vincolo dei due mandati), sulle competenze (quindi no carriera politica, ma democrazia partecipativa), sulla sobrietà (quindi tagli ai privilegi).

Poi c’erano quelli di sinistra, delusi dai partiti di sinistra e c’erano quelli di destra, che non si riconoscevano nei partiti di destra.

C’erano gli opportunisti: quelli che volevano fare politica ma non avevano trovato una sponda in nessun partito, e hanno pensato bene di riciclarsi saltando sul carro a cinque stelle.

E poi c’erano i qualunquisti, i pecoroni in cerca di pastore, i tifosi da curva che aspettavano un Capitano, e con loro ci possiamo mettere anche i troll di mestiere, gli haters, i no vax e i complottisti di ogni genere.

Dopo dieci anni di lavoro nei palazzi del potere e uno di sudditanza nei confronti della Lega è successo questo:

Quelli di sinistra se ne sono andati disgustati dalla svolta a destra del Movimento (vedi Ivano Marescotti e Fiorella Mannoia).

Quelli di destra se ne sono andati perché – come diceva san Francesco – è meglio seguire il padrone che il servo e indubbiamente Salvini è più credibile come leader della destra (ed ecco il clamoroso ribaltone delle europee).

Sono rimasti gli opportunisti perché – anche se sono a loro volta disgustati dalla deriva del Movimento – sanno che l’unico modo per tenere le mani in pasta (o – se vogliamo – combinare qualcosa di buono) è fare buon viso a cattivo gioco, mandare giù il boccone amaro e andare avanti finché si può (vedi Gianluigi Paragone). Teniamo presente il significato di opportunista come chi e’ disposto a scendere a compromessi per cogliere un’opportunità.

Soprattutto, sono rimaste le tifoserie organizzate, i cavernicoli che continueranno ad andare dietro a Di Maio finché diranno loro che Di Maio è bravo, buono e giusto, e saranno pronti ad azzannargli il culo e a lapidarlo quando chi comanda deciderà che Di Maio ha rotto il cazzo.

Poi ci sono ancora, nascosti da qualche parte, i grillini veri. Che – per quanto disgustati – non se ne possono andare perché un altro MoVimento 5 Stelle non esiste. Ridotti al silenzio ed emarginati, trovano ancora un riferimento in Marco Travaglio, in Alessandro Di Battista, in Roberto Fico, in Elena Fattori e per il momento non possono fare niente, se non aspettare che Beppe Grillo dia qualche segnale di vita.

Profilo delle varie tipologie dell’attuale elettore del MoVimento 5 Stelle

1) CAVERNICOLO

Non è il grado di comprendere concetti che vadano oltre la dicotomia del buono-cattivo, italiano-straniero, ladro-onesto. La sua capacità di analisi e di critica è pari a zero, ripete quello che sente dire, pensa quello che gli viene detto di pensare, difende quelli che gli dicono di difendere e insulta quelli che gli dicono di insultare. Il suo contributo alla politica si limita a organizzare tifoserie da curva e a riempire di insulti gli avversari, i dissidenti e i traditori.

2) L’OPPORTUNISTA

Ha uno spettro molto ampio quanto ad intelligenza, scaltrezza, capacità critica e onestà intellettuale.Resta comunque fedele alla linea, che sia per convinzione personale, per strategia o per opportunismo. Può essere un riciclato della politica, un frustrato in cerca di riscatto, o semplicemente un grillino estremamente disciplinato e prudente.
La sua capacità critica la tiene accuratamente a bada: i giudizi sulle scelte dei vertici li tiene per sé o per gli amici, ma non li esprime mai in pubblico. Si sottomette con più o meno convinzione agli oligarchi. Non vuole sprecare l’opportunità che gli è stata data; e naturalmente si tratta generalmente non di un semplice elettore, ma di un attivista integrato nel sistema dimaiano: parlamentare, consigliere comunale o regionale, portaborse o attivista in attesa di candidatura.

3) IL GRILLINO DISSIDENTE

E’ entrato nel Movimento per inseguire determinati valori che ora vede in gran parte traditi. Crede ancora nel Movimento ma non nell’attuale dirigenza. Anche qui abbiamo diverse sfumature: dagli incazzati come Elena Fattori agli anticonformisti alla Roberto Fico, dagli sponsor come Marco Travaglio ai guru disallineati come Alessandro Di Battista fino allo stesso Beppe Grillo, che appare indeciso se indire un nuovo V-Day contro Salvini e Di Maio o continuare a fare buon viso a cattivo gioco.

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