VI RACCONTO IL CANTAMAGGIO

Intervista a Giuseppe Capiato, presidente dell’Ente Cantamaggio

di Arnaldo Casali 

“Il mio primo ricordo del Cantamaggio risale al 1939. Avevo sei anni e ho ancora davanti ai miei occhi l’immagine del palazzo delle acciaierie con i carri che sfilavano, per quella che sarebbe stata l’ultima edizione prima della guerra”.

Giuseppe Capiato è uno di quei ternani che dentro i carri di maggio c’è cresciuto. Presidente da sempre dell’Ente Cantamaggio (riconfermato anche quest’anno) è da cinquant’anni tra i principali artefici della kermesse.

 
Possiamo trarre un bilancio di questa edizione?
 
“Il giudizio della gente è stato molto positivo, e la qualità dei prodotti che abbiamo avuto quest’anno è un segno della crescita della manifestazione. Crescita che dobbiamo al lavoro dei maggiaioli: centinaia di volontari che si mettono a lavoro già da gennaio”.
 
Le istituzioni come contribuiscono a rendere viva la manifestazione?
 
“Siamo sostenuti dalla Provincia con 36 milioni di lire l’anno, dalla Regione con 234 milioni, dalle circoscrizioni (un milione ciascuno) e soprattutto dal Comune, che ci mette anche a disposizione i capannoni, a Sabbione, dove vengono realizzati la maggior parte dei carri”.
 
Pensa che il Cantamaggio possa rappresentare un’attrattiva turistica per Terni?
 
“Sicuramente. Quest’anno, in tribuna, c’era gente proveniente da tutta la regione, anche se ovviamente c’è ancora molto da fare. Ma sicuramente il Cantamaggio può fornire un contributo significativo per l’attrazione turistica della città”.
 
Uno degli apputamenti più importanti di quest’anno è l’omaggio a Marcello Camorani.
 
“Camorani era un medico e pittore di fama nazionale, scomparso prematuralmente nel 1988. A partire dal 1984 ha iniziato a collaborare con la circoscrizione Tacito, vincendo ben tre edizioni consecutive. E’ stato tra i primi a proporre un diverso tipo di carro, con un grande uso della tecnologia. A lui è dedicata una mostra di costumi maggioaioli, della quale è stato realizzato anche un catalogo pubblicato dal Comune e tradotto anche in inglese”.
 
Tra le novità di quest’anno c’è anche un doppio cd che, finalmente, raccoglie le canzoni.
 
“In un disco sono presenti le canzoni dei due concorsi. Il secondo raccoglie invece vecchi stornelli di Spiro Biancifiori e Ascanio Rospetti. Si tratta della prima parte di una serie dedicata ai grandi maggiaioli”.
 
Negli ultimi anni stiamo assistendo a un ricambio generazionale. Sono sempre di più i giovani che prendono parte alla lavorazione dei carri, anche attraverso le scuole…
 
“E’ una scommessa che abbiamo fatto, quella dell’introduzione dei giovani. Quest’anno, tra l’altro, la sfilata è stata aperta da un minicarro della scuola media di Borgo Bovio. La nostra idea, per i prossimi anni, è quella di coinvolgere anche altre scuole”.
 
Quest’anno siamo giunti alla 109° edizione. Ma in realtà la tradizione affonda le sue radici in epoche ancora più lontane
 
“La prima edizione del Cantamaggio si è svolta nel 1896, quando un gruppo di ternani, capeggiato da Furio Miselli, ha voluto riprendere quei riti che avvenivano nella campagne in tempi antichissimi; riti propiziatori e di ringraziamento per l’arrivo della Primavera. Riti di cui abbiamo notizia non solo a Terni, e in Umbria, ma anche in Toscana, in Cornovaglia, Scozia, Irlanda, Inghilterra, Spagna. In tutti questi paesi ritorna il simbolo propiziatorio del fallo, sotto forma dell’albero. Insomma il Cantamaggio non è , come molti pensano, una sagra, ma una festa significativa che ritroviamo in molte culture”.
 
Come si svolgevano le prime edizioni del Cantamaggio?
 
“Le prime comitive andavano a piedi presso i casolari con l’arborittu, un ramo infiocchettato a cui era appeso un lume. Le loro maggiolate venivano ricompensate con salsicce, formaggio, vino e uova”.
 
La tradizione dei carri quando è cominciata?
 
“Nel 1921, quando una parte dei maggiaioli ha voluto che il Cantamaggio si celebrasse in città. C’è stato quindi un percorso inverso: non erano più i cantori ad andare nelle campagne, ma i contadini che si spostavano in città per assistere alla festa. Ovviamente all’inizio i carri erano trainati dai buoi e dai cavalli ed erano decorati con fiori”.
 
Dove si svolgeva la sfilata?
 
“Il Palazzone delle acciaierie è stato per molti anni il punto di riferimento finché nel 1952, a causa di tensioni sindacali, la direzione della Terni ha negato il permesso. I gruppi folkorisitci a mezzanotte arrivavano con il carro fino all’ingress, poi, nel cortile, si svolgeva il concorso della canzoni. Nel 1939, però, il fascismo abolì il Cantamaggio così come la festa del primo maggio”.
 
Quando è ripresa la festa?
 
“Subito dopo la Liberazione, nel 1945. Quell’anno, però, si sono verificati brutti episodi: la gente festeggiava e sputava sulle fotografie del Duce appena ucciso, attaccate alle pareti. Ma bisognava capire il clima di esasperazione. Avevamo subito 108 bombardamenti”.
 
Oggi ogni edizione è seguita da polemiche, nessuno vuole perdere. Ma da quando la competizione è così accesa?
 
“La gara dei carri è cominciata dopo la guerra. Una volta i vincitori ricevevano un premio. Dall’anno del centenario, il 1996, invece, vengono elargiti finanziamenti uguali a tutti i gruppi in concorso. Al vincitore va solo il panno. Simbolico, ma ambitissimo”.
 
E’ un vero peccato che i carri vengano distrutti alla fine della manifestazione. Perché non si è ancora pensato ad un museo del Cantamaggio?
 
“Il fatto è che se dovessimo conservare tutti i carri non basterebbe l’intera città a contenerli! Quindi abbiamo proposto ai gruppo maggiaioli di realizzare un modellino in scala del carro. Il problema è che non riusciamo a mettere d’accordo i vari gruppi”.
 
Il Comune avrebbe già individuato un luogo?

“Se la volontà c’è il posto si trova. Il problema, come ripeto, è che manca un accordo tra i maggiaioli”.

(tratta dalla puntata n.14 di Adesso in onda. Pubblicata sul Giornale dell’Umbria dell’8 maggio 2005)

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