Si muore tutti democristiani, più o meno.

di Arnaldo Casali

Il Terzo Segreto di Satira conferma che da youtube possono arrivare grandi cineasti.
Una delle migliori creature del web sbarca sul grande schermo e azzecca una delle più belle pellicole italiane dell’anno.
Come era accaduto per Boris, squadra che vince non si cambia: stessi registi e stessi attori, con qualche ospite illustre (Paolo Rossi, Valentina Lodovini, Lilli Gruber, Andrea Scanzi, Peter Gomez e Cochi Ponzoni) il film racconta una storia abbastanza autobiografica: quella di tre videomaker di sinistra che cercano di sbarcare il lunario, ma per lavorare sono costretti a scendere a compromessi.

Con un certo coraggio, poi, il trio va a mettere il dito nella piaga delle onlus che si occupano di immigrati: i protagonisti, infatti, hanno l’opportunità di realizzare un documentario per conto di un’associazione che fa soldi con gli sbarchi e l’accoglienza dei profughi.

Il genere rientra pienamente in quello che ho definito già tempo fa la “commedia grillina” (di cui fanno parte – tra gli altri – Checco Zalone, Maccio Capatonda e Ficarra & Picone), anche se in questo caso c’è anche quel forte senso di appartenenza alla sinistra che la fa assomigliare quasi a certe commedie degli anni ’90 basate su sessantottini disillusi. In questo caso la generazione non è quella dei sessantottini ma quella dei noglobal: i quarantenni che nel 2001 erano a Genova a marciare per un altro mondo possibile e oggi qualcuno si è imborghesito, qualcun altro si ostina ancora a fare l’idealista.

Arriva per tutti, però, il momento della scelta: accettare o rifiutare il compromesso. Indossare o meno giacca e cravatta per entrare in quel Sistema che si voleva combattere?

La scena più dolorosa e significativa del film è forse proprio quella in cui il protagonista si ritrova circondato da gente in giacca e cravatta e finisce per adeguarsi. E’ doloroso perché è esattamente quello che stanno facendo i politici grillini: tutti in vestito da cerimonia, tutti a stringere mani e sedersi a tavoli ai quali si guardava con orrore fino a qualche mese fa, a parlare lo stesso linguaggio un tempo irriso.

D’altra parte il dilemma del Terzo Segreto di Satira sembra essere proprio quello del Movimento 5 Stelle: accettare il compromesso e andare a governare, o restarsene a rodere in disparte.

Io, personalmente, a differenza del protagonista del film (che si è fermato al mare con gli amici) a Genova – sedici anni fa – ci sono arrivato, quantunque anche per me la compagnia forse era tanto importante quanto la meta. E la cravatta l’ho esiliata definitivamente dal mio guardaroba.

A volte rosico. Anzi spesso. Però lo specchio mi sorride.

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