PROFETI DEL NOVECENTO – L’ABBE’ PIERRE

L’Abbé Pierre è uno dei più importanti personaggi della storia della Chiesa di questo secolo. Sacerdote francese, impegnato nella Resistenza, deputato, fondatore della Comunità di Emmaus, una realtà che ha ridato speranza e dignità a migliaia e migliaia di emarginati in tutto il mondo (350 comunità in 35 nazioni diverse)

L’amore dell’Abbé Pierre per gli uomini è profondo ma non si limita all’assistenza silenziosa che per amore dell’ordine e per rispetto delle autorità tace sulle ingiustizie e sui loro responsabili. L’amore si accompagna ad una continua rivendicazione di giustizia. La sua coerenza e la sua determinazione gli permettono di avere udienza presso una platea di uomini e donne che abitualmente rifiutano il messaggio evangelico perché prevenuti nei confronti della Chiesa.

L’Abbé Pierre riporta il messaggio religioso alla centralità dell’uomo, e, soprattutto, dell’uomo più debole. Ogni azione della sua vita è stata sempre finalizzata alla difesa dei più deboli (gli ebrei, gli obbiettori di coscienza, i senza tetto, i poveri, gli emarginati). Il popolo francese prima, e poi tutto il mondo, ha preso ad amare questo prete così anticonformista eppure così cristiano. Ma il contrasto tra i due aggettivi è solo apparente: «Non siate conformati a questo mondo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente» (Romani, 12, 2). Così San Paolo esortava i cristiani qualche lustro dopo la morte di Cristo. E la vita dell’Abbé Pierre è stata tutta controcorrente e all’insegna della provocazione come è inevitabile che sia per chi vive profondamente un ideale.

I PRIMI ANNI, LA CLAUSURA,
L’ORDINAZIONE

Henry Grouès nasce il 5 agosto 1912 a Lione, quinto di otto figli, da una famiglia benestante. Studia nel collegio dei Gesuiti e partecipa al Movimento Scout.
Incontra per la prima volta la povertà e l’emarginazione a undici anni, quando il padre gli mostra l’attività che conduce nella confraternita degli “Hospitaliers-Veilleurs”: qui vede decine di straccioni e mendicanti accuditi da cinque signori borghesi, i quali gli servono la colazione e gli tagliano i capelli. I membri della confraternita si adoperavano anche per riuscire a trovare agli emarginati un lavoro e una via d’uscita dalla loro condizione. E’ questa la sua prima lezione di umiltà e di amore e rispetto per gli emarginati.
A 16 anni, ad Assisi, illuminato dall’esempio di S. Francesco, decide di diventare Cappuccino. Realizza il suo desiderio a 19 anni, entrando nel convento dei Cappuccini di Lione. Qui trascorrerà 7 anni di durissima preparazione, spirituale e fisica: 6 ore al giorno di preghiera, sveglia a mezzanotte e altre 2 ore di adorazione. Questo periodo sarà il basamento sul quale si reggerà tutto il suo agire futuro. Nel 1938 è ordinato sacerdote e lascia la vita monastica per motivi di salute. Successivamente viene nominato vicario della cattedrale di Grenoble e diventa l’Abbé Grouès.

LA RESISTENZA

E’ durante l’occupazione nazista della Francia che l’Abbé Grouès capisce che essere “uomo d’ordine” per un cristiano può significare tradire il Vangelo: un giorno, nel luglio 1942, arrivano da lui due ebrei in lacrime, tra i pochi scampati alla retata nazista del Velodrome d’Hiver, nella quale sono stati arrestati e deportati 12000 ebrei (di cui 7000 bambini). I due, nella retata avevano perduto le mogli e i figli.
E’ allora che egli prende davvero coscienza della situazione e capisce che non si può rimanere indifferenti di fronte a tanto orrore.  Entra così nella  Resistenza e prende il nome di Abbé Pierre.
Inizia col far espatriare gli ebrei (quanti più gli è possibile), falsifica passaporti e guida personalmente le persone in pericolo oltre le Alpi e i Pirenei.  Poi fonda il primo gruppo di partigiani del Vencors. Personalmente non uccide nessuno, anzi cerca di dissuadere quei partigiani che vogliono far saltare i camion tedeschi, avvertendoli che poi questi ultimi, per vendetta, massacrerebbero i villaggi vicini. Tuttavia, porterà con sé il peso della responsabilità di quell’esperienza.
E’ arrestato due volte, una volta dalla Gestapo e una volta dai franchisti, ma entrambe le volte riesce a fuggire. Considerato in pericolo, viene spedito in Nordafrica dove rimarrà fino alla fine della guerra.

IN PARLAMENTO

Al suo ritorno in Francia, su invito del cardinale Suhard e di altri amici, accetta di presentarsi alle elezioni politiche per l’Assemblea Costituente. Viene eletto deputato nel 1946; nel 1949, insieme ad altri tre deputati, presenta un disegno di legge a tutela degli obiettori di coscienza, che, in seguito, viene approvato.
Nel 1947 fonda con Lord Boyr Orr, il Movimento Universale per una Confederazione Mondiale.
Nel 1951 lascia il Parlamento, per protestare contro una legge elettorale truffa, e decide di dedicarsi interamente al Movimento di Emmaus.

LA COMUNITA’ DI EMMAUS

Nel 1949, con lo stipendio di deputato, l’Abbé Pierre aveva acquistato e ristrutturato una grande casa e l’aveva adibita ad ostello per la gioventù per ridare occasione di incontro e di speranza ai giovani disillusi che uscivano dalla guerra e scoprivano l’orrore dei campi di sterminio. Pensando ai discepoli disillusi, riconfortati da Gesù (Luca 24, 13-35), decide di adottare come insegna “Emmaus”. Ma da lui non si presentano dei giovani in vacanza, bensì ex-carcerati, donne abbandonate con prole, alcolizzati. In breve l’ostello è pieno di gente in difficoltà. Allora, per offrire un alloggio ai senza tetto, comincia a costruire abusivamente delle case.
Ed è in quel momento che avviene un incontro emblematico per la storia della Comunità: l’Abbé è mandato a confortare Georges, un ex-ergastolano graziato per buona condotta che aveva tentato il suicidio e che voleva riprovarci. Era uscito di prigione, ma, tornato a casa – rifiutato dalla moglie e dalla figlia – aveva deciso di farla finita.
L’Abbé Pierre, invece di offrirgli assistenza, gli chiede di aiutarlo a costruire le case per i senza tetto. Georges accetta, e non tenterà mai più il suicidio. Come confessò successivamente, aveva trovato una nuova ragione per vivere.
In quel momento nasce Emmaus e il superamento dell’assistenzialismo.
Nel 1951 l’Abbé lascia il Parlamento e, in poco tempo, resta senza denaro; allora per mantenere i 18 fratelli della comunità inizia a mendicare. Poi, su suggerimento di un compagno, lui ed i comunitari diventano stracciaioli: raccolgono stracci, carta, ferri vecchi e rivendendoli si guadagnano onestamente di che vivere.

L’impegno a favore dei senza tetto

Nell’immediato dopoguerra, in Francia, il problema dei senza tetto è drammatico: il 29% dei francesi non ha un’abitazione degna di tale nome. L’Abbé Pierre con i suoi compagni stracciaioli di Emmaus si adopera con ogni mezzo per aiutare chi dorme all’addiaccio e muore di freddo (nell’inverno ’54,a Parigi il termometro segnava -20°). All’inizio, non avendo più posto, non esita ad usare la cappella per accogliere una famiglia senza casa con tre bambini che gli aveva chiesto aiuto. Poi, costruisce abusivamente baracche d’emergenza, distribuisce pasti caldi, di fronte all’emergenza ha sempre in mente il Vangelo e non si lascia frenare dalle regole della convenienza o dell’ordine; fa pressioni sul governo tramite la stampa, invoca l’aiuto di tutti i francesi dai microfoni della radio. E riesce a smuovere le coscienze dei francesi, che offrono denaro, coperte e materassi in grande quantità, ma anche quelle dei governanti, che finalmente approvano lo stanziamento dei fondi per l’emergenza dei senzatetto.

La testimonianza nel  mondo intero

Da quel momento, l’Abbé comincia a portare il suo messaggio ed il suo impegno nel mondo intero e dopo ogni sua visita, in quel luogo sorge una nuova Comunità di Emmaus: dapprima in tutta la Francia, poi in tutta Europa, quindi in America e in Asia. Dovunque il principio è sempre lo stesso: i poveri, attraverso il lavoro di riciclaggio, si guadagnano da vivere onestamente e si permettono il “lusso” di aiutare chi sta ancora peggio. Nei suoi viaggi allaccia delle importanti amicizie (Einstein, Helder Camara, Albert Schweitzer, il Dalai Lama), ma è costante il suo contatto con i poveri, con la realtà delle bidonville, dove sono di casa AIDS, droga, gravidanze precoci, prostituzione. Di fronte a questi drammi cerca sempre di servire prima l’uomo sofferente e non di obbedire a dogmi gelidi e astratti, concepiti laddove il male estremo e l’urgenza sono sconosciuti.
In uno dei suoi viaggi in Uruguay, nel 1963, mentre naviga sul Rio della Plata la nave affonda e 80 persone affogano. Lui rimane 4 ore aggrappato ad un relitto e finalmente viene ripescato privo di sensi. La sua opera di diffusione continua infaticabile ed oggi le Comunità di Emmaus nel mondo sono 350, diffuse in 35 nazioni diverse.
L’impegno instancabile dell’Abbé Pierre viene premiato con varie onorificenze: nel 1981 riceve la Legion d’onore, nel 1991 il premio Balzan per la pace. Ancora oggi, nonostante gli 88 anni e una salute ballerina, continua a portare il suo messaggio nel mondo intero: ad aprile è venuto in Italia, a maggio è andato in Canada.
E pensare che nel 1958 i medici, dopo averlo operato ad un ernia allo stomaco gli avevano detto: «Padre, si rassegni, lei non potrà più fare niente»!

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