Matteo Renzi. La rottamazione ha fatto una sosta a Terni

Di Michele Annesanti

Ho saputo dell’arrivo del sindaco di Firenze, nella nostra città, su facebook il giorno prima. Non molti ternani ne erano al corrente, e i media locali non hanno certo aiutato a diffondere la notizia. Nonostante questo all’Hotel de Paris, in viale della stazione, c’era molta gente. Come ho potuto constatare con mio rammarico, dal giovane rottamatore della politica italiana, maggiormente c’erano persone non più tanto giovani. Questo sicuramente non vuol dire niente, e forse la cosa può rappresentare un vantaggio elettorale per Renzi alle prossime primarie. Come può rappresentare il vantaggio il fatto che lui riesca a catalizzare intorno a se anche i voti dei delusi che orbitano nel limbo tra il centro-destra e l’astensionismo. Un giovane “scontento” che ho incontrato fuori l’albergo mi ha confessato, “se le primarie restano aperte a tutti, io vado a votare Matteo, altrimenti non voto nessuno”. Il messaggio di Renzi dovrebbe essere stato forte se è riuscito in questo. La sala delle conferenze era piena, tanto che sono stato costretto, assieme ad altri, a mettermi seduto a terra e aspettare il suo arrivo. Non c’era un tavolo che dividesse il sindaco dal pubblico, e lui rimase in piedi per tutto “il comizio”. Camicia bianca con i risvolti sulla maniche e senza giacca né cravatta, mi ha dato l’impressione che con il suo stile volesse allontanarsi, in qualche modo, dalla politica dei palazzi, quella in doppio petto. Ho trovato conferma di questo nelle sue parole, e vedendo su youtube i comizi di Obama ho trovato una similitudine tra loro. È risaputo che Renzi prende in riferimento lo stile del presidente Americano. L’ho percepito nei suoi modi di fare e nella positività- il vero motore delle sue idee- che riesce ad esprimere. Teneva il microfono come se ad un momento all’altro si mettesse a cantare e la sua capacità di fare battute, da buono fiorentino, ci hanno aiutato a tenere alta la concentrazione sul suo discorso.

“Perché il camper? perché voglio portare la politica fuori dai palazzi e guardare negli occhi le persone” Con queste parole Matteo Renzi inizia il suo comizio. “La rottamazione vuol dire guardare la gente in faccia, la politica non è quella delle auto blu, ed è l’idea di cacciare la politica dalle poltrone”. Sembra un po’ un messaggio populista, ma certo è che anche di questo l’Italia ha bisogno.  Per rimarcare il concetto di cacciare la politica dalle poltrone ci confessa: “C’è D’Alema che dice, se vince Renzi, il centro sinistra è finito. Mentre io penso, che se vinciamo noi, non ci sarà più un seggio in parlamento per lui”, parole che hanno provocato uno scroscio di applausi in sala.

Noi proponiamo la fine dei finanziamenti pubblici ai partiti, in un paese civile le fatture vanno messe on-line non certo distrutte nel trita-carte”, riferendosi al caso Fiorito, poi continua, “proponiamo il concetto che ognuno di noi possa fare propria la campagna elettorale contribuendo come può, finanziariamente o mettendoci l’impegno. A noi non ci servono i finanziamenti pubblici” anche questo un concetto di partecipazione civile che ricalca  (all’italiana “aiutateci fare il pieno del camper”) la campagna elettorale di Obama.

“Vogliamo riportare il futuro in Italia” si accanisce sul debito pubblico, che pesa come una spada di Damocle sulla testa di tutti gli italiani, colpa anche della mala politica che ha vissuto sulle spalle della gente. “Progressismo significa anche questo, rompere con gli schemi, l’innovazione e la via per la ripresa sta anche nell’immaginare il domani”. Nel futuro dell’Italia vede anche L’Europa, ma non in quell’Europa che sversa milioni e milioni di euro su centinaia di progetti dove poi i soldi spariscono, tra i rivoli della burocrazia e nelle tasche dei più furbetti. Allora propone; “si potrebbero versare i fondi europei su pochi, bensì mirati, progetti. Come ad esempio investire sugli asili nido. Il futuro di un paese civile passa per gli asili nido. Perché questo significa lavoro per le donne” continua dicendo, “basta considerare la questione delle donne come un emergenza, e di certo non si combatte con le quote rosa, ma permettendo loro di lavorare”.

Mi ha colpito il modo con cui ha saputo lanciare ogni messaggio, infatti, ha utilizzato spezzoni di film interrompendo ogni tanto il suo discorso. E con l’uso delle immagini ha saputo dare forza alle sue parole. Ha continuato sulla necessità di combattere la piaga dell’evasione fiscale, di aiutare il ceto medio. Su questo argomento mi è sembrato interessante un passaggio: “noi vogliamo recuperare venti milioni di euro e metterli a disposizione nelle tasche degli italiani per sostenere il consumo interno. Noi vogliamo parlare di questo e non delle coalizioni di partito, cosa fa Casini, cosa pensa Vendola, vogliamo spostare il centro dell’attenzione mediatica su questioni reali, come la scuola, i precari e  la politica agraria”.

Ha finito il suo comizio chiedendoci, non di votare lui, ma di informarci, di leggere i programmi, di fare domande e interrogarsi su come è meglio spendere il proprio voto. Il suo ultimo messaggio, prima di lasciarci, è stato quello di invogliare la gente a riappropriarsi della politica, in quanto “la politica è una cosa bella”.  Il più alto del servizio che il cittadino può fare per il proprio paese.

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