GGG

di Arnaldo Casali

Steven Spielberg ha osato là dove nemmeno Leslie Nielsen, i cinepanettoni e le barzellette su Berlusconi erano arrivati: far scorreggiare la Regina Elisabetta.

A parte questo particolare,  GGG non è un film particolarmente memorabile e dal confronto obbligato con E.T. esce decisamente con le ossa rotte. Confronto obbligato, visto che il libro da cui è tratto è uscito nello stesso anno del capolavoro di di Spielberg e la sceneggiatrice dei due film è la stessa. D’altra parte entrambi i film parlano di un’amicizia tra un bambino e un mostro venuto da un altro mondo. Il problema è che se E.T. è una fiaba universale, che come Il Piccolo principe tocca il cuore dei bambini quanto quello degli adulti, il Grande Gigante Gentile è un prodotto squisitamente per l’infanzia, e per un’infanzia anche piuttosto disimpegnata: siamo ai livelli dei Puffi per non dire della Melevisione. D’altra parte l’autore ha collezionato molti successi ma nessun vero capolavoro (Gremlins, James e la pesca gigante, La fabbrica di cioccolato e Matilda sei mitica sono gli altri  film tratti dai suoi libri).

Il Grande Gigante Gentile è forse il film più stupido del più grande regista contemporaneo, dopo Il mondo perduto. Diciamo pure che non valeva la pena, per girare questo film, di far aspettare ancora Indiana Jones 5. Che comunque aspetterà ancora, visto che Spielberg si appresta a rifarsi di questa leggerezza con un film iper-impegnato – e molto italiano – sul rapimento del bambino ebreo Edgardo Mortara ad opera del Vaticano di Pio IX, in cui il papa sarà interpretato dallo stesso Gigante Gentile Mark Rylance, già spia russa e premio Oscar per lo stesso Spielberg, attore para-porno per Intimacy ed ex direttore del Globe Theatre.

    Questa voce è stata pubblicata in cinema, recensioni. Contrassegna il permalink.

    I commenti sono chiusi.