La vedova Calabresi: «Solo il dolore ci rende fratelli»

Per chi era ragazzo negli anni 70 oggi sarà davvero un momento speciale, di dolore, gioia, nostalgia, fierezza e rimpianti. Per il Giorno della Memoria delle vittime del Terrorismo il Presidente Giorgio Napolitano ha invitato al Quirinale la signora Licia Pinelli, vedova del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra della Questura di Milano nel tragico dicembre del 1969, e la signora Gemma Capra, vedova del commissario Luigi Calabresi, che ingiustamente accusato della morte di Pinelli, venne ucciso tre anni dopo da un commando legato al gruppo di Lotta Continua.

Con la dignità che l’ha sempre accompagnata, la vedova Pinelli ricorda il marito morto innocente dicendo grazie al Presidente e sperando che la cerimonia sia un passo «verso la giustizia e la verità». La signora Calabresi dice di avviarsi all’incontro «con emozione, ma ammirata per l’atteggiamento del Presidente Napolitano, che a nome dello Stato sa ammettere le responsabilità, scusarsi per le assenze troppo lunghe, consapevole che il dialogo e la rappacificazione indispensabili a costruire un futuro armonioso per l’Italia, passino solo dalla serena, ma severa, ricostruzione della verità».«Solo riconoscendo la responsabilità di quel che è successo si potrà voltare pagina senza equivoci, polemiche, rabbie, rancori» dice Gemma Calabresi.

È difficile per chi non ha vissuto i feroci giorni della strage di piazza Fontana, i depistaggi coperti da troppe complicità negli apparati statali, le vittime subito dimenticate e le due morti, quella del ferroviere anarchico del Ponte della Ghisolfa e quella del commissario che fu lasciato solo contro una campagna assurda, comprendere che passo storico sia quello del Quirinale. Per decenni piangere insieme Pinelli e Calabresi sembrava impossibile in un’Italia divisa da una «falsa guerra civile» (Fortini). «Ai miei figli – dice serena Gemma Calabresi – ho insegnato che bisogna saper aspettare e la verità viene a galla. Ho sempre avuto fiducia nello Stato, anche quando è assente o ostile, l’ho imparato da mio padre e da Gigi. Dapprima viene il dolore, ma se si sa attendere, nei tempi lunghi, la gioia e il riconoscimento arrivano».

Grazie alla saggezza del presidente Napolitano oggi si può riconoscere la pena della famiglia Pinelli insieme, non più in antagonismo selvaggio, a quella della famiglia Calabresi: «Ho sempre detto – concorda la signora Gemma – che mio marito e Pinelli sono vittime del terrorismo e della campagna di odio che in quegli anni lacerò l’Italia. Spesso la stampa ci ha diviso, ma ai miei ragazzi ripetevo: papà e Pinelli sono accomunati dalla morte tragica e noi dal dolore di non averli a casa. Basta rancore, abbiamo tutti i capelli bianchi anche se io mi faccio bionda!» e qui la signora sorride, per nascondere l’emozione. Sarebbe bello che quando due donne di coraggio e bontà, separate dall’odio delle ideologie, si parleranno al Quirinale, la conversazione restasse tra di loro, le sole a conoscere per intero la sintassi del dolore e della riconciliazione. (g.r.)

da Il Sole 24 ore

    Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

    I commenti sono chiusi.