Il sogno del Faraone; verrà l’era delle vacche magre. La colpa? del caldo estremista.

  di Michele Annesanti

“lo stesso Faraone fece un sogno. Sognò di essere in piedi sulla riva del Nilo e di vedere sette vacche grasse uscire dalle acque e mettersi a pascolare tra i giunchi. Ed ecco che subito dopo, sette vacche magre uscivano dalle acque e divoravano le sette grasse. Poi sognò che sette belle spighe di grano spuntavano da un unico stelo, ma ecco che altre sette spighe vuote e arse dal vento d’oriente crescevano dopo quelle e se le divoravano. (…)Disse allora Giuseppe: – I due sogni significano la stessa cosa.  Le sette vacche grasse e le sette spighe piene sono sette anni, così come pure sono sette anni le sette vacche magre e le sette spighe vuote. Ciò vuol dire che ci saranno sette anni di buoni raccolti a cui seguiranno sette anni di carestia”.

È di recente la notizia che i ghiacci nel mar glaciale artico si sono ridotti di una porzione pari a 4 milioni di kilometri quadrati d’estensione, un record negativo, che pare non si arresterà per tutto il prossimo mese di settembre.

Di cambiamenti climatici che parliamo, se il caldo scioglie da una parte del mondo, dall’altra, favorisce gli incendi. Ghiaccio e fuoco rientrano tra le sfide che siamo costretti a vivere, e si spera a vincere, in questa nostra epoca. L’effetto serra, provocato dal comportamento irresponsabile e dalle cattive abitudini consumistiche delle economie più prospere, ci sta regalando estati estremamente calde e sempre più secche. Pensare di poter continuare in questo modo ci rende estremamente deboli e impreparati a risolvere questa che sarà sempre più una crisi reale, la mancanza dell’acqua. Infatti, l’estate 2012 che sta volgendo al termine, si è caratterizzata da due mesi dove le ondate di calore, chiamate con nomi bizzarri, si sono susseguite senza lasciare spazio a “boccate d’aria fresca” ma  soprattutto ci ha lasciato a secco.

Intanto, mentre il caldo estremo ci sfiniva,  la vegetazione intorno alle nostre città bruciava per mano di persone più o meno disturbate, con un altro record negativo nell’estate 2012, sono i dati  provvisori della forestale che parlano: più di 5000 incendi hanno devastato il patrimonio naturale Italiano, con un aumento del 79% dei roghi dall’anno precedente; una superfice di 33.620 ettari andati in fumo con un aumento della stessa, rispetto al 2011, del 104%. Le regioni che hanno registrato un aumento del fenomeno sono- anche d’inverno e in primavera, e per l’appunto, favorito da condizioni climatiche sfavorevoli ed anomale- al nord: Lombardia, Liguria, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, al centro-sud: Toscana, Campania, Calabria, Lazio, Basilicata. La forestale rileva che questo aumento è del 130% rispetto la media del periodo.

Si potrebbe continuare con dati che rilevano un quadro della realtà piuttosto negativo, ma credo che debba prevalere, da una parte, il coraggio che ci spinge a trovare soluzioni per poter invertire la rotta dei cambiamenti climatici e quindi rivedere le nostre abitudini, e dall’altra, la speranza che si ci arrivi al cambiamento, per poter lasciare un mondo diverso a chi ci seguirà.

È  con questo spirito che ti rendi conto, che allora, la sfida è ancora più grande.

Dati rilevati dall’Ufficio Stampa Corpo Forestale dello stato: http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/d%252F6%252F0%252FD.fb7ff37a0860a10e3376/P/BLOB%3AID%3D313

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