Valentino, patrono della pace

di Arnaldo Casali 

Ci ho messo due giorni per riprendermi abbastanza da ringraziare. Non tutti, perché sono talmente tante, le persone che devo ringraziare, che mi ci vorrà almeno un anno di post. Quindi parto dal Gran Finale di sabato sera: se tutto il Festival è stato improvvisato in meno di un mese (abbiamo iniziato a progettarlo verso il 10 gennaio ed è iniziato l’11 febbraio), questa serata è stata pensata e programmata una settimana prima di andare in scena.

Ed è andata al di là di ogni aspettativa, sotto ogni punto di vista. E’ stato bellissimo vedere il Teatro Secci pieno, è stato incredibile vedere ancora tanta gente a mezzanotte e quaranta, dopo 3 ore e mezza di spettacolo. Ma la cosa più bella e impensabile, è stato prendere di petto la guerra dando voce a posizioni molto diverse tra loro, senza generare la minima polemica.

Davvero San Valentino è il patrono della pace: perché nel nome di San Valentino abbiamo fatto quello che in questo momento non vuole fare nessuno: dialogare, approfondire, cercare capire senza alcuna censura. Abbiamo ascoltato la voce dell’Ucraina ma anche quella della Russia, abbiamo abbracciato i profughi ucraini ma abbiamo anche sottolineato come la Nato, da trent’anni, abbia come unica ragione di esistere quella di generare guerre. Abbiamo dato voce a posizioni diverse eppure le uniche tensioni ci sono state dietro le quinte, ed erano unicamente per questioni organizzative (perché dopo tre ore qualcuno non ne poteva più, ma poi abbiamo fatto pace, ovviamente!).

Abbiamo dato un nuovo senso alla festa di San Valentino, patrono di un amore che accoglie, che riconcilia, che oltrepassa i confini, e non certo quello sdolcinato che si chiude di fronte a un lume di candela.

Abbiamo fatto arte in tempo guerra senza essere frivoli, senza farne mero intrattenimento. Perché no, l’arte non deve “distrarci” ma deve aiutarci a concentrare. Non deve renderci ebeti ma farci pensare.

Noi abbiamo messo insieme musica, guerra e storia. E io ne sono fiero. Ma soprattutto, ne sono grato. Perché in questo momento provo un’immensa gratituidine nei confronti di tutti quelli che hanno condiviso questo progetto. A cominciare dagli “Irriducibili dell’Istess”: san Luca Mann, la Beata Golenska, Veronica Manzini, Fabrizio Donatelli, Riccardo Corvo e poi gli imprescindibili Gaio Saulo Proximo, Silvia Crisostomi, Annalisa Basili , Ermanno Ventura e Francesco Venturini che hanno trasformato una bella idea in un grande evento, Stefano de Majo ed Emanuele Cordeschi Bordera, che ci sono da 14 anni e c’erano anche stavolta.

E poi ovviamente il gruppo di Istess Teatro e del TgSuite: David Riondino, Sara Jane Ceccarelli, Alessia Minicucci. La Comunità Ucraina di Terni, Vladyslav Kompaneec-Robski e Giovanni Guaita Mario Galgano e Natalia Karfut per le loro testimonianze.  Il gigantesco Alex Pentothal alla sua dodicesima presenza ternana in quindici anni, tra StraValentino e Terni Film Festival!

Andrea Zibellini, Marco Giamminonni, Giulio Marconi e lo staff del Teatro Secci e Duccio Penna, Cecilia Di Giuli, Maurizio CecconelliCristiano Ceccotti Giuseppe Fatati, e tutti quelli che sono intervenuti sul palco.

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