Uno splendido novantenne

di Arnaldo Casali

Non sono degno di parlare di Clint Eastwood. Anche perché – come di tutti i grandi maestri del cinema – ho visto solo i film usciti negli ultimi 25 anni, visto che io i film mi ostino a guardarli al cinema, anche se questo – se mi regala molto in emozione e spettacolo – mi preclude buona parte dei classici.

Di Eastwood, insomma, come di Martin Scorsese e Woody Allen, conosco solo le opere senili. La differenza, però, è che mentre di Woody Allen – in 25 anni – non ho trovato un solo film all’altezza della sua fama, tutti – e dico tutti – i film di Clint Eastwood che ho visto lo sono.

Credo che sia ancora oggi uno dei pochissimi registi che fa un film perché ha una storia da raccontare, e non per mero esercizio autoreferenziale. Ne fa così tanti, poi, di film, che è difficile stargli dietro, e stare dietro al suo percorso artistico così poliedrico. Ultimamente si è dato soprattutto a film storici – e negli ultimi anni – a storie contemporanee, avvenute pochi anni prima la realizzazione dello stesso film; addirittura il terzultimo – Attacco al treno – è tratto da un episodio di cronaca che ha fatto interpretare ai reali protagonisti, con un esperimento molto suggestivo, anche se poco riuscito e non tanto perché i non attori non sapevano recitare, quanto perché la storia – tolta la notizia di cronaca – non esisteva.

E che dire dell’altra geniale operazione dei film “gemelli” Flags of Our Fathers e Letters from Iwo Jima, con la stessa battaglia della Seconda Guerra Mondiale raccontata dal punto di vista americano e giapponese?

E’ così bravo, Clint Eastwood, che anche quando fa un film stronzo come American Sniper non puoi che applaudire: un americanata guerrafondaia che trasforma un individuo che conosce solo il linguaggio della pistola in un eroe. Eppure girata così bene che ti trascina e ti entusiasma fino ai titoli di coda quando realizzi che – no – non voleva, almeno apertamente, essere una critica antimilitarista, ma l’esatto contrario.

L’ho scoperto tardi, Clint Eastwood, a quasi trent’anni. Quando ne avevo quindici per me era ancora solo il cowboy a cui rendeva omaggio Michael J. Fox in Ritorno al futuro III. Per questo spero che giri ancora tanti film!

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