Testimone di Genova

di Arnaldo Casali

“Non ci siamo arresi” è lo slogan più abusato per fare un po’ di vuota retorica sul  ventesimo anniversario dal G8 di Genova.

Perché non c’è niente di più falso. Ci siamo arresi, sì, eccome, se ci siamo arresi. A dimostrarlo il fatto stesso che a vent’anni di distanza, si parla solo ed esclusivamente di Carlo Giuliani, di Bolzaneto, della Diaz. Si parla delle violenze, delle inchieste su quelle violenze, dei colpevoli, degli impuniti, ma nessuno ricorda più che cosa ci eravamo andati a fare, a Genova, in quei giorni.

E se nessuno lo ricorda più, è perché non gliene frega più niente a nessuno, di che cosa eravamo andati a fare a Genova, il 21 luglio del 2001.

Le violenze della polizia sono sempre attuali, fe forze dell’ordine un nemico per tutte le stagioni. Ma le istanze new global, la cancellazione del debito dei paesi africani, quella, invece, è acqua passata.

“Il nostro è un movimento ineluttabilmente destinato al fallimento, perché è il primo movimento di protesta solidale” mi disse il mio migliore amico, tornando dal Giubileo degli Oppressi a Verona, dove avevamo trovato anche Alex Zanotelli e Beppe Grillo: “Nel corso dei secoli le rivoluzioni si sono fatte sempre per rivendicare i propri diritti, per questo avevano successo. Noi, invece, lottiamo per i diritti degli altri: noi lottiamo contro i nostri interessi: noi vogliamo rinunciare ai nostri privilegi per restituire agli altri i loro diritti. Per questo non possiamo che perdere”.

Già. Come glielo spieghi, a un ventenne che oggi che si riempie la bocca di diritti lottando per mettere gli asterischi al posto delle “i”, e per inventare ogni giorno nuovi generi e orientamenti sessuali da tutelare, che dall’altra parte del mondo c’è gente che non ha nemmeno il diritto di vivere? E che se non ha questo diritto è anche per colpa nostra e del nostro tenore di vita?

Si parlava di decrescita felice, nel 2001. Si parlava di rinunciare a qualcosa per garantire giustizia.

E’ vero, quello new global è stato l’unico movimento solidale della Storia. L’unico che lottava non per i propri diritti ma per i diritti degli altri. Eravamo idealisti allo stato puro, sapevamo di essere ricchi e privilegiati e sapevamo che questo non era giusto.

A Genova c’era la campagna Jubilee 2000 per la cancellazione del debito dei paesi del terzo mondo. Quella campagna era capeggiata da rockstar come Bob Geldof, Bono e Jovanotti, e aveva aderito anche papa Giovanni Paolo II. Beppe Grillo era critico, perché la trovava ingenua e inapplicabile, ma con il suoi spettacoli portava avanti quelle stesse istanze, sotto la guida di padre Zanotelli. Così si preparava a nascere il Movimento 5 Stelle: un gruppo di ragazzi che andava agli spettacoli di Grillo e gli veniva voglia di cambiare il mondo.

Cosa è rimasto di quegli ideali, di quel movimento solidale oggi? Nulla. Oggi certe cose le dice solo ed esclusivamente papa Francesco.

Oggi viviamo in un mondo totalmente ripiegato su sé stesso: le istanze dei movimenti sono autoreferenziali e commerciali. Fedez, testimonial di Amazon che sul palco del Primo maggio attacca i nemici del ddl Zan per vendere il suo smalto per uomini è la perfetta sintesi della nostra epoca. Così come Rula Jebreal che diserta un dibattito sul conflitto in medioriente perché il programma che l’ha invitata non rispetta le quote rosa.

Vent’anni fa lottavamo perché l’Africa avesse giustizia. Non volevamo aiutarli a casa loro, no: volevamo smettere di rubare, in casa loro. Era questo che eravamo andati a gridare, a Genova. Oggi pensiamo solo a difenderci – o ad accogliere – quelli che fuggono dalla nostra ingiustizia.

Vent’anni fa ripetevamo che “un altro mondo è possibile”. Eravamo pronti a perdere qualche nostro diritto per garantire i diritti basilari a tutti. Oggi rivendichiamo solo diritti commerciali. Non ci siamo arresi? Io no, non mi sono arreso. E voi?

LA MIA TESTIMONIANZA SUL G8 DI GENOVA
pubblicata su Reteblu nel luglio 2001

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