POLITICAMENTE CORRETTO di Riccardo Leonelli

Sono un attore e non molto tempo fa ho ricevuto la proposta di partecipare a una festa di carnevale organizzata dal IX Municipio di Roma, ove sarebbe stato gradito – mi dissero – che recitassi con la mia compagnia due scene comiche. Il tutto all’interno di una sorta di processione itinerante lungo il quartiere tuscolano, e con un premio finale alla miglior creazione carnascialesca. Sebbene povero di informazioni sull’organizzazione generale, col mio infallibile fiuto che solo pochi hanno per scovare le “sòle” (come si dice nella capitale), parto alla volta di Roma con i colleghi attori Stefano e Laura, alle 7 di mattina di un qualunque sabato di carnevale.

IL RACCONTO: Alla partenza della processione che ci avrebbe condotto a Villa Lazzaroni, luogo della performance, riceviamo dalla responsabile, tale Caterina C. un embrione di mappa che dovrebbe “chiarirci” il percorso ed il luogo preciso delle nostre due esibizioni, essendo in gara diverse scuole e associazioni del quartiere. Buttata la mappa in cirillico seguiamo il serpentone, marciamo spensierati con i bambini e ripassiamo con cura le nostre scene come dei buoni professionisti. Verso metà mattinata giungiamo alla Villa, lungo la via Appia, ove veniamo disposti a U al centro del parco. Dopo circa quindici minuti di bolgia senza criterio in cui tutti i gruppi cercano di fare qualcosa ma nessuno sa bene cosa, il serpente umano riprende a strisciare e la signora Caterina C. megafonomunita ci urla “Fonderia delle Arti! (questo il nome della nostra rappresentanza) v’ho cercato, ma nun v’ho trovato dovevate recità prima… ormai!!! Tradotto: avremmo dovuto recitare in mezzo al parco, che per ampiezza ricordava la Piazza Rossa di San Pietroburgo, cercando di sovrastare senza microfoni nell’ordine: la banda del IX Municipio, tre suore trampoliste finto-ubriache, un corteo di settecentisti in parrucca e, dulcis in fundo, circa trecento bambini mascherati che – giustamente – facevano i cavoli loro urlando e correndo per i prati.

Superato con non troppo rammarico questo inconveniente, ci concentriamo allora sulla seconda e ultima scena da rappresentare di fronte alla giuria nel parcheggione di Villa Lazzaroni. Sorvolando sul fatto che tra i bianchi cartelli che segnalano le postazioni dei gruppi in gara non compare il nostro nome, arriva finalmente il momento tanto atteso della nostra esibizione.

Ossia subito.

Con ottimo garbo romano Caterina C. invita me e i colleghi a microfonarci con due archetti e un gelato (che notoriamente viene usato dagli attori per recitare…) e dopo pochi secondi, sempre nobilmente, intima “Annamo, nun avete ancora fatto?”. Con grande freddezza, che ci viene unicamente dalla presunzione di sapere che sappiamo fare il nostro mestiere, ci buttiamo nell’arena.

 

LA TRAMA: Marito e moglie che litigano, lui è ubriaco. Lei lo picchia, lui la bastona con un manganello di gomma. Arriva il vicino di casa effeminato che prende le difese della moglie, ma sia lei che lui lo prendono a botte facendolo fuggire e alla fine fanno pace. Battuta finale del marito che si rivolge al pubblico: “Hai capito? Cinque o sei torturate ogni tanto alla moglie, non fanno che rafforzare l’affetto!”

 

LO SCANDALO: Tempo sessanta secondi e due signori, una donna e un uomo sui quaranta, presumibilmente genitori di alcuni bambini, vengono vicino alla nostra postazione, borbottando “vergogna” e pretendono giustizia sulla pubblica piazza – anzi sul privato parcheggio. Mentre sono piuttosto avvelenato dal fatto che mentre i miei colleghi Stefano e Laura stanno ancora recitando, la buona Caterina C. m’incalza chiedendo ripetutamente “Avete finito? Avete finito? Avete finito? Annamo! E daje! Ancora no?…”, l’uomo indignato con accanto la donna furente chiede, senza guardarmi in faccia, chi ha organizzato la cosa. Rispondo seccamente:“Io, perché?”.

Lui: “Voi istigate alla VIOLENZA”

Lei: “C’era pure la DISCRIMINAZIONE verso i GAY. Quando avete menato er gay, du’ bambini se so’ messi a piagne!”

Un passante: “Ma veramente… (rivolgendosi a me) co’ tutto il rispetto… i bambini manco ve staveno a ssentì…”

Lui: “Quanta VIOLENZA!”

Lei “E pure MASCHILISTI!”

Il tono usato dai due signori non mi sfugge e riconosco nelle tematiche sollevate e nel modo un po’ presuntuoso di porle, certa aria di circoli rossi integralisti che, di recente, stanno influenzando il comune pensare di chi non ha valori di riferimento e segue la moda del politically correct.

Lei (forse maestra in pedagogia): “E’ DISEDUCATIVO!”

Lui: “Ma CHI L’HA SCRITTA ‘sta cosa?”

Stefano: “Molière.”

Lui:Ah. Vabbeh, se io andavo a teatro magari me piaceva pure, ma… pe’ i BAMBINI NO!”

Lei: (forse laureata in sessuologia) “Quel POVERO GAY!”

Io (avrei dovuto dire): “Signora, il gay (che nella scena sarei io) prende le botte come le prendono la moglie e il marito e nessuno di noi lo discrimina in quanto gay. È un personaggio come gli altri: il marito è un ubriacone, la moglie isterica e lui poveraccio vorrebbe aiutarli e invece viene picchiato, dunque semmai, è l’unico nel giusto. Dunque lei signora, mi contesta il fatto che io ho interpretato un gay sulla scena? Allora è come dire che la figura del gay scandalizza in quanto tale. E dunque anche Platinette scandalizza e non dovrebbe andare in televisione.”

Invece penso: “Questa non capisce un c…” 

Alla fine dico: “Avete frainteso la scena signori.”

Lei: “No, no, nun avemo frainteso gnente, quello diceva de menà a la moje!”

Avrei dovuto dire: “Signora, si chiama commedia. Serve a ridere. Conosce qualcosa di comico che non siano le barzellette su Berlusconi? L‘ha scritta Molière, mica l’ho scritta io. Certamente è notorio che Molière fosse un maschilista… tuttavia che ci vogliamo fare, vogliamo censurare Molière?”

Penso: “Visto che so’ un violento mo’ te spacco il c…”

Dico: “Scusate, ma non riusciamo a capirci.”

La discussione va avanti per una mezz’ora e alla fine i due vanno da Caterina C. per dire al microfono la propria indignazione, ma per una volta la nostra ottima organizzatrice azzecca la risposta affermando che non è il luogo adatto per fare processi. Sebbene credo lo faccia unicamente per levarseli di dosso mentre la festa è ancora in atto. Dopo di noi si esibiscono le tre suorine sui trampoli già nominate, che presentano un non originalissimo clichè sui religiosi: ottimo esempio EDUCATIVO e niente affatto DISCRIMINATORIO verso le suore vere. Seguono bambini con in mano Il manifesto, che leggono interessanti vignette anti-berlusconiane (ormai peraltro scadute): perfetto saggio di IMPARZIALITA’ e di EDUCAZIONE dei fanciulli. Ma in questo caso i due genitori paladini non protestano.

 

RIFLESSIONI:

  1. Se due attori truccati da clown che si bastonano istigano i bambini alla violenza, allora bruciamo tutti i film di Chaplin e Keaton, diamo fuoco ai teatri di Burattini e Marionette, puliamoci il retropalco con i canovacci dell’Arte, buttiamo nel cesso secoli e dico secoli, di teatro mondiale. Mi va benissimo. E sono certo che, con coerenza, questi genitori progressisti e illuminati distruggeranno anche i due o tre televisori che hanno in casa, per evitare che i loro figli accendano casualmente la TV. E non in orari notturni. Sempre.
  2. Se rappresentare un gay in una scena comica e ripeto comica, e farne una parodia è discriminatorio, allora non possiamo neanche più fare battute sulle suore e sui preti cattolici, sui protestanti, sui buddisti, sugli induisti, sui musulmani… ehm, no, su quelli già non le facciamo più… e su quelli che nel 2007 e dico 2007! credono ancora in Dio, poveri cretini. Censuriamo tutto. Basta risate. Non rappresentiamo più nulla. Tanto qualcuno, non molto tempo fa, ha detto che se oggi chiudessimo tutti i teatri d’Italia nessuno se ne accorgerebbe. Meglio. Un problema in meno per lo Stato. O forse – e questo è il mio pensiero – a qualcuno piace che si facciano solo CERTE BATTUTE, che si faccia solo CERTA SATIRA, e allora vuol dire che la cultura sta naufragando, perché sono sempre di più quelli che la pensano così.
  3. Se infine, qualcuno si scandalizza per una scenetta senza pretese rappresentata alla peggio in una festa di carnevale per far divertire i bambini, allora non posso che pensare alla malafede di chi è troppo indottrinato d’ideologia e si spaccia invece per difensore della libertà e promotore dell’educazione infantile. Se è così: poveri figli.

 

Degno finale della bella manifestazione, la premiazione. I giurati danno il primo premio alle tre suorine (che tra l’altro mi erano pure simpatiche) e offrono un piccolo ricordo a tutti i gruppi per la partecipazione.

Esclusi noi, ovviamente.

Prima di andarcene dalla festa del Soviet supremo, una simpatica vecchietta si avvicina e ci fa i complimenti perché l’abbiamo fatta ridere tanto. Probabilmente era un uomo travestito da donna, perché non esistono donne maschiliste.

Intanto la mattina se ne va e noi con un po’ di amarezza in superficie, ma con una grande dignità, dopo una frittella da Gigi il pasticcere e due risate per sdrammatizzare, ce ne torniamo a casa con la nostra valigia e quasi più nessun rancore in fondo all’anima.

  

     

 

 

 

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    Una risposta a POLITICAMENTE CORRETTO di Riccardo Leonelli

    1. anonimo scrive:

      Caro Riccardo noi ci conosciamo da anni e ti verrò a vedere il 31 a palazzo primavera…l'unico commento che ti faccio è che questo paese(scritto appositamente in minuscolo) è davvero diventato piccolo piccolo…direi minimalista!!!!…l'organizzatrice(i grandi capi)…ed il pubblico(il popolo)…oramai si sono allineati….amen…prima o poi…"questa maledetta notte…dovrà pur finire…"…a presto Roby Fort