Piccoli Crimini Coniugali

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
di Arnaldo Casali

I problemi chi ce l’ha li affronta, chi non ce l’ha se li inventa.

Così accade a molte coppie, come quella protagonista del film. Che non ha nessun problema vero: non si tradiscono, non gli è morto il figlio, non hanno dovuto affrontare alcuna catastrofe. Quindi, come tante coppie, i problemi se li inventano in tutti i modi. E ci ammorbano con un’ora e mezza di paranoie totalmente inconsistenti. E per carità, alla fine il messaggio del film è anche positivo – che non vale proprio la pena di lasciarsi per delle paranoie. Però mi si permetta che due palle.

Perché alla fine del film ti chiedi se c’è davvero ancora bisogno di questo “cinema da camera” borghese e claustrofobico tratto dal romanzo di uno scrittore francese fighetto, con due soli personaggi che parlano tutto il tempo, tutto in penombra, tutto in controluce, tutto parlato. Per dire tutto e non dire niente.
E senza nemmeno una vera continuità stilistica: perché un film di questo genere avrebbe voluto quantomeno il piano sequenza, invece Alex Infascelli ci sommerge di campi, controcampi ed effetti di ogni genere per cercare di vivacizzare quello che resta comunque teatro filmato più che cinema.

Piccoli crimini cinematografici.

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