Perché Di Maio deve restare al suo posto

di Arnaldo Casali

Il MoVimento 5 Stelle ha deciso: il popolo italiano ha sbagliato e si deve dimettere.

Il 30 maggio 2019 la “base” del Movimento 5 Stelle deciderà, a larga maggioranza, che Luigi Di Maio deve restare al suo posto. E tutto andrà avanti come prima, verso la rovina.

E’ vero, un qualsiasi leader politico che abbia preso in mano la situazione e personalizzato un partito portandolo alla catastrofe se ne andrebbe o verrebbe preso a calci in culo dal partito. Ma, se non si fosse capito, Di Maio è esattamente l’opposto di un leader politico.

Lo so che è già difficile da accettare l’idea di avere un presidente del consiglio che è un burattino manovrato dal leader politico. Pensare che anche il leader politico non è che un burattino manovrato da Eminenze Grigie che non ci mettono nemmeno la faccia né il nome, diventa agghiacciante. Tanto più per chi ha creduto davvero nel concetto di democrazia partecipativa, nel movimento dei cittadini e tutte quelle cose che il M5s è stato prima di conquistare il Parlamento.

D’altra parte è proprio per questo che la Lega ha raddoppiato i voti e il Movimento li ha dimezzati: perché la Lega ha un leader vero, una figura carismatica e autoritaria che si è impossessata del partito e l’ha reinventato. Che può davvero prendersi la responsabilità dei successi e dei fallimenti e trarne le dovute conseguenze.

Di Maio, invece, non ha mai scalato il suo partito: Di Maio ha superato il provino. Continuiamo tutti a far finta che comandi davvero, perché è più facile da accettare, perché non può essere che così nell’epoca dei partiti ad personam, che si identificano completamente con il capo.

Ma sappiamo che nel Movimento 5 Stelle non è così: da quando Casaleggio è morto e Grillo è tornato a fare il comico, tutto il potere è concentrato nelle mani del famigerato “Staff” di cui fanno parte attivisti della prima ora senza incarichi di rilievo ma che fanno il bello e il cattivo tempo: fanno e disfanno, nominano e cacciano, decidono tutto perché Grillo si fida ciecamente di loro e ha ormai rinunciato alla battaglia.

Hanno scelto Di Maio perché era perfetto per il ruolo: disciplinato, privo di carisma, fotogenico, rassicurante, elegante, ambizioso e obbediente al tempo stesso. Dove lo trovano un altro così?

Per questo Di Maio resta. Perché se casca Di Maio rischia di crollare giù tutto: già adesso ci sono figure con un minimo di personalità che sgomitano – vedi Paragone, Fico, Fattori – come le reggi più se ti viene meno il Leader Perfetto,affidabile e amato dai tifosi?

La verità è che non ce ne è un altro che possa offrire le sue garanzie: persino Alessandro Di Battista, per quanto ortodosso, è troppo carismatico per prestarsi al ruolo di burattino: se andasse al potere lui, il potere se lo prenderebbe davvero e già adesso ha iniziato a scalpitare: l’unico modo per tenerlo buono altri quattro anni è far passare l’idea che la cosa migliore per tutti è che il Lider Minimo resti al timone. Tanto se la nave affonda o no, non dipende certo da lui.

Intanto la fuga dei cervelli continua: gli attivisti capaci di intendere e di volere – sempre di meno – devono cucirsi la bocca e mandare giù il rospo, nella consapevolezza che anche solo un like di troppo potrebbe costare una carriera politica, e per il resto ci si affida alle pecore e alle tifoserie organizzate; che però, per passare al nemico ci mettono un attimo. Come queste elezioni hanno dimostrato.

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