L’ORA LEGALE E LA COMMEDIA GRILLINA

di Arnaldo Casali

C’è una cittadina in Italia, che va allo sbando.
Governata da anni dallo stesso partito, sprofonda nel malgoverno e nella corruzione. Su di lei incombe anche una fabbrica, che è causa dell’aumento dei morti per tumore, ma nessun politico osa sollevarsi contro di essa, perché è la fabbrica che dà lavoro a tutta la città.

Un cittadino prova a sfidare il Sindaco in nome del rinnovamento e della legalità. Ma il Sindaco sa che non cambierà mai niente, perché il suo governo è basato sul clientelismo e sulle raccomandazioni.

Alla vigilia delle elezioni, però, in Comune arriva la Guardia di Finanza, che porta via un sacco di documenti. Il Sindaco e mezza giunta vengono arrestati e tutto il popolo si solleva in nome del cambiamento e della legalità.

Vi ricorda niente? No, no: non c’entra niente Terni. Questa è solo la trama di L’ora legale, il nuovo film di Ficarra & Picone.

E se l’inizio della commedia sembra cronaca, il seguito è profezia: il candidato onesto e pulito vince le elezioni e diventa sindaco.

Miracolosamente, poi, si rivela essere un politico coerente: rifiuta ogni forma di raccomandazione, non guarda in faccia nemmeno i suoi cognati e inizia a far rispettare le regole governando in nome della legalità.

Quando i cittadini iniziano a fare i conti con legalità, però, finiscono in breve per rivoltarsi contro: perché il prezzo del rinnovamento non lo vuole pagare nemmeno chi l’ha invocato finora.

E’ il primo film che vedo di Ficarra & Picone e sinceramente mi ha fatto ridere molto poco. Pur essendo una commedia abbastanza elementare, con una sceneggiatura tagliata con l’accetta, personaggi stereotipati e situazioni grottesche, è così seria e così vera – questa commedia – che io ho finito per trovarla profondamente dolorosa.

Di certo è interessante il filone in cui il film di Ficarra & Picone si inserisce, che è lo stesso di cui fa parte Checco Zalone: io lo chiamerei “commedia grillina” e credo che rappresenti bene la nostra epoca.

Se la commedia all’italiana di Monicelli & Sordi, tra gli anni ’60 e ’70, denunciava i mali dell’Italia democristiana e al tempo stesso li assolveva e i “nuovi comici” degli anni ’80 e ’90 (Troisi, Moretti, Verdone, Nuti – non Benigni che è un caso a parte) si erano rifugiati in una dimensione intima e personale che in nessun modo faceva politica, oggi comici come Ficarra & Picone e Checco Zalone sembrano aver colto quest’ansia di rinnovamento che Beppe Grillo ha cercato di catalizzare in un movimento politico ma che rischia ancora di restare solo ansia.

Se – come i due comici siciliani, meno ottimisti di quello pugliese – ci ricordano, non siamo pronti a pagare seriamente il prezzo della legalità e di quel rinnovamento, legalità e rinnovamento rischiano di essere un slogan che vuole cambiare tutto perché niente cambi davvero.

 

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