L’idiozia ipocrita del garantismo e del giustizialismo

di Arnaldo Casali

Attenzione, oggi gli italiani hanno scoperto una cosa sconvolgente: i magistrati in Italia hanno un grande potere, hanno idee politiche e usano il loro potere per avere un’ingerenza nella politica.

C’era bisogno di un’intercettazione in cui due magistrati parlavano di Salvini e del caso Diciotti per scoprirlo (e per scoprirlo – guarda caso – alla vigilia dell’autorizzazione a procedere).

Ebbene sì: la magistratura in Italia è forse il potere più forte in assoluto, e fa politica. Davvero non se ne era mai accorto nessuno?

Eppure casi di persecuzioni giudiziarie non sono mancati, con figure completamente innocenti infangate come Tortora e Paglia e accanimenti come quello – ebbene sì – ai danni di Silvio Berlusconi. Che ne ha combinate di tutti i colori, sia chiaro, ma che è stato  sistematicamente sputtanato con documenti coperti dal segreto istruttorio e dati in pasto ai giornali e avvisi di garanzia che – per chi non lo sapesse – non rappresentano nulla sotto il profilo penale né sotto quello morale.

L’avviso di garanzia – infatti – significa solo che un magistrato sta indagando su una persona. E qualsiasi magistrato può indagare su chi gli pare per qualsiasi motivo. Molto spesso, l’indagine non porta nulla ed è lo stesso magistrato che l’ha indagato a scagionare l’oggetto delle sue indagini, senza nemmeno che si arrivi a processo.

Non serve essere delinquenti, dunque per essere indagati. Essere indagati, però, spesso basta per essere sputtanati.

I magistrati possono utilizzare le indagini per finalità politiche, ma anche per ritorsioni personali. E se sbagliano non pagano: è vero.

Ma è vero anche che i magistrati non sono un blocco monolitico: hanno idee, personalità, correnti diverse: e infatti tra gli sputtanati ci sono politici di destra, di sinistra e di centro. E ci sono anche magistrati. E molto spesso proprio i magistrati che svolgono le indagini più clamorose finiscono a loro volta per essere indagati. A dimostrare che la magistratura è un potere forte ma pluralista, esattamente come la politica.

Se ogni volta che si scopre che un magistrato opera in modo discutibile si cade dal pero, è perché la magistratura – per l’italiano medio – è un’entità abbastanza astratta. Penso che la maggior parte di noi arrivi al massimo a distinguere il giudice dall’avvocato. Già distinguere il pubblico ministero dal giudice diventa per molti complicato, per non parlare poi di GIP, GUP, Giudice monocratico, Corte d’Assise eccetera eccetera.

Se vi chiedo di farmi tre nomi di giudici, sono sicuro che la maggior parte di voi risponderà Falcone, Borsellino e Santi Licheri. Altri non ne conoscete. I magistrati – in Italia- o sono venerati come eroi dopo la morte, o diventano divi in vita. Per questo vengono idealizzati: dei politici abbiamo una pessima idea, probabilmente perché pensiamo subito a Salvini e Di Maio; dei giornalisti anche, considerando chi rappresenta la nostra categoria in televisione. Quindi siamo abituati all’idea che i politici e i giornalisti siano dei cialtroni. Certo se gli unici giornalisti famosi in Italia fossero Enzo Biagi e Giancarlo Siani e gli unici politici popolari Pio La Torre o Giorgio La Pira, probabilmente ci scandalizzeremmo molto di più di fronte ai politici e i giornalisti con cui ci troviamo a che fare tutti i giorni.

Invece diamo per scontato che il giornalista non dica la verità ma pensi solo a far passare la sua idea e che il politico faccia gli interessi del partito e non quelli dei cittadini. Il giudice, invece, no, dal giudice ci aspettiamo che amministri equamente giustizia, guidato solo da passione ideale e codice penale.

Il giudice, in Italia, è come il prete: Così come pensiamo che il prete sia asessuato, non dica parolacce, e preghi tutto il giorno, allo stesso modo pensiamo che il magistrato non abbia idee politiche, non segua logiche di potere e di carriera.

D’altra parte in un paese come il nostro che ha un disperato bisogno di legalità, è abbastanza normale che si guardi come a un punto di riferimento chi dovrebbe farla rispettare. E’ vero anche che in un paese dove la legalità non vuole rispettarla nessuno e dove ci si deve sempre dividere in tifoserie, siano nati concetti totalmente idioti come quello di garantista e giustizialista. Dove il giustizialista è quello che vuole sputtanare tutti gli indagati, anche se innocenti, e il garantista è quello che vuole garantire l’impunità anche ai delinquenti.

Ebbene, io sono garantista e giustizialista, perché voglio che venga garantita la giustizia.

Dunque, tornando alla pietra dello scandalo: in Italia i magistrati fanno politica. Che scoperta! E la cosa non va bene, ma vedi un po’!

La magistratura detiene uno dei tre poteri dello Stato, ma l’unico che non è direttamente dipendente dalla politica.

Per la politica, quindi, rappresenta un contro-potere: l’unico vero contro potere capace di fronteggiare il potere politico. Se questo potere viene gestito male, quale è la soluzione? Sottomettere la magistratura alla politica, in modo da avere tutti e tre i poteri sotto un’unica persona: e questa si chiama dittatura.

E’ vero: in Italia sicuramente la magistratura pende più a sinistra, non a caso è la sinistra a difenderla, mentre la destra vorrebbe sottometterla.

Il problema è che finché la magistratura è indipendente, si crea un bilanciamento di potere, come quello che abbiamo visto con Salvini: la sinistra, attraverso la magistratura, cerca di colpirlo, e la destra lo salva attraverso la politica.

Finché in Italia abbiamo due poteri che si contrappongono, non ci sarà mai una dittatura.

Il giorno in cui, invece, la magistratura sarà sottomessa alla politica, chiunque governerà – destra o sinistra – avrà il controllo totale del paese.

Sì ma non va bene, direte, che i magistrati facciano politica: La magistratura deve occuparsi della giustizia, non usare il suo potere per orientare la politica. Giustissimo. Ma anche la politica dovrebbe occuparsi del bene comune, e non di aumentare il potere dei partiti, dico bene?

I magistrati non devono usare il loro potere lottare contro un ministro. E un ministro non deve usare il suo potere per aumentare i consensi.

Io sono radicale, sotto questo profilo, e infatti sono stato grillino finché anche i grillini non hanno smesso di essere tali, e si sono buttati mani e piedi nelle logiche della politica più arraffona.

Io pretendo che i magistrati amministrino equamente giustizia, e che i politici si occupino del bene comune. E trovo quanto di più ipocrita accettare una casta politica arraffona e autoreferenziale e poi scandalizzarsi perché la casta della magistratura si occupa di politica.

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