LETTERA ALLA PRESIDENTE DELLA CAMERA

di Angelica Trenta

Alla onorevole Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini,

sono una docente precaria, 30enne, abilitata con il massimo dei voti all’insegnamento della Storia e della Filosofia. La mia discussione finale di abilitazione verteva su questo tema: “Fascismo, Antifascismo e Resistenza”, tema oggi tornato abbastanza in auge, mi pare, grazie anche a Lei.

Quest’anno insegno qualche ora di Diritti Umani presso un Liceo statale. Può immaginarsi dunque quali siano le posizioni di una persona che trasmette queste discipline con passione e che ogni giorno – malgrado la precarietà e le mille difficoltà di chi vive sulla propria pelle questa crisi economica e sociale – tenta di istruire le giovani generazioni su quanto la nostra Costituzione possa essere un antidoto, se fosse applicata con scrupolo, e una speranza: questo Libro Sacro che va tutelato con le unghie e con i denti, se necessario; questo Libro che c’insegna quanto la democrazia possa essere la sola risposta a qualsiasi forma di autoritarismo – un autoritarismo che spegne le libertà, spazza via i diritti, distrugge l’umanità che c’è in ognuno di noi.

Ma, le sembrerà strano: sono anche un’attivista del Movimento 5 stelle di Terni.

Sono una donna ma, sinceramente, nel mio gruppo, queste distinzioni di genere, lasciano il tempo che trovano: dalle nostre parti, non abbiamo avuto bisogno delle “quote rosa” per essere equamente rappresentate. Il nostro capolista per l’Umbria alla Camera, infatti, era una donna,Tiziana Ciprini, oggi deputata. Votata attraverso web, ha preso più preferenze degli uomini.

Ah: già, le preferenze, questo strumento democratico di espressione della volontà popolare…le preferenze che nella nuova legge elettorale frutto dell’asse Renzi-Berlusconi non vengono contemplate se non parzialmente, a favore invece dei soliti listini – stavolta “brevi”- bloccati, listini fatti per mettere dentro i nomi decisi dalle segreterie di partito e non dai cittadini. Ma Lei, Presidente, così democratica, immagino sarà a favore delle preferenze, o sbaglio? Sebbene Lei stessa, Presidente, sia stata nominata in lista, ed è in tal modo giunta in Parlamento.

A parole son tutti bravi,diceva mio nonno, che aveva vissuto la guerra.

Ma andiamo al sodo e al motivo di questa missiva. Lei, in questi giorni, ha posto questa retorica domanda “Mi chiedo come le deputate e le sostenitrici del M5S possono accettare quello che accade”.

Ebbene mi accingo a risponderle, con l’ausilio di una storia, la storia della della rana.

“C’era una volta unarana che saltellava tranquillamente qua e là; un giorno la acchiapparono e decisero di bollirla in un pentolone, ma, appena la immersero nell’acqua bollente, la rana per istinto saltò fuori e riuscì a scappare, salvandosi con qualche scottatura. Dopo alcuni anni delle persone gentili la trovarono nuovamente tranquilla a gracidare, ormai guarita dalle scottature, tanto da aver dimenticato quel brutto giorno, e le proposero di farsi un bel bagno rilassante in un pentolone. La rana accettò: l’acqua era tiepida, era gradevole; lentamente iniziava a scaldarsi e alla rana piaceva quel bagno caldo rilassante; la temperatura saliva ancora e la rana stava beatamente lì dentro, senza più percepire che si riscaldava ancora, si abituava al calore piano piano, si rilassava e si addormentò. Alla fine la temperatura salì così tanto che la rana morì bollita senza nemmeno accorgersene”.

Questa storia di origine orientale è una metafora di ciò che si definisce “incapacità appresa” e che ci vuole ricordare che molte delle nostre azioni diventano buone o cattive abitudini perché diamo spazio ad azioni,magari semplici ed apparentemente insignificanti, che entrano a far parte della nostra quotidianità.

Fuor di metafora: ci siamo abituati a tutto, Presidente Boldrini.

Ci siamo abituati al fatto che una legge elettorale la facciano due persone (tralascio le informazioni riguardo il casellario giudiziario dei soggetti) all’esterno del Parlamento, anziché all’interno di esso.

Ci siamo abituati a credere che le lobby siano troppo forti e che dunque, in una “democrazia” non si possano combattere: è meglio allearsi con loro, condonando magari 98 miliardi di euro.

Ci siamo abituati a credere che sia normale inserire all’interno di un decreto che riguarda il “femminicidio” una questione come la militarizzazione della Val Susa, e lei, Presidente, è stata ahimé silente garante di questo scempio.

Ci siamo abituati a credere che sia normale che nella “terra dei fuochi” si muoia a causa dell’avvelenamento del suolo, grazie al silenzio dell’allora ministro degli interni Napolitano, consapevole delle dichiarazioni del pentito Schiavone che, già nel lontano 1997, aveva informato le alte cariche dello Stato Italiano a riguardo.

Ci siamo abituati ormai a non indignarci nel veder votare contro ad un emendamento dei 5 stelle che chiedevano lo stop alla costruzione di nuovi inceneritori proprio in quella zona ormai così compromessa.

Ci siamo abituati a pensare che, condannati, indagati e mafiosi, possano sedere in Parlamento e fare o votare leggi che ricadranno su tutti gli italiani onesti.

Ci siamo abituati a vedere che i parlamentari, i nostri democratici “rappresentanti”, intendono aiutare le persone in difficoltà a parole – negli spot elettorali – salvo poi votare, nei fatti, contro il taglio alle pensioni d’oro.

Ci siamo abituati a vedere come i nostri soldi pubblici vengano spesi per i caccia-bombardieri F35, quando gli italiani – la volontà popolare – ne avrebbero fatto volentieri a meno, preferendo trovare la carta igienica nelle scuole pubbliche dei propri figli.

Ci siamo abituati ormai alla precarietà economica, esistenziale, che ci ha reso schiavi, dei 4 euro l’ora in un call center, con contratti ai limiti della legalità, quando un contratto c’è.

E ci siamo abituati anche a non pensare a tutto questo, a toglierlo con un colpo di spugna dalla scena mediatica al primo segno di insofferenza mostrato dagli stessi politici “rappresentanti del popolo” che mal sopportano una cittadinanza istruita in materia, informata, attiva, capace di rendersi conto di questo teatro dell’assurdo, di questo incubo che si fa realtà ad ogni voto, ad ogni atto compiuto o non compiuto in Parlamento.

Io lo so Presidente Boldrini, che Lei è consapevole di tutto questo. Lo lo so perché è evidente come sia anche Lei stata, all’inizio, in difficoltà in quella situazione in cui ad avere la meglio sono i poteri forti; glielo si leggeva negli occhi.

Era partita così bene con quel discorso al suo insediamento, discorso rimasto lettera morta, morta come la speranza degli italiani ad ogni voto in quel Parlamento, morta come i commercianti e gli imprenditori che continuano a chiudere i loro negozi, ad abbassare le saracinesche, quando questi non gli vengano bruciati da gruppi di mafiosi e camorristi, magari perché si erano opposti al pagamento del pizzo, o perché, nel loro ruolo di consiglieri comunali, avevano rotto le scatole a qualcuno cui non si doveva; ma questi sono abbandonati dallo stesso Stato che avrebbe dovuto proteggerli.

Questa è l’Italia, che non volete vedere. L’Italia che viviamo noi ogni giorno. Questa è l’Italia che togliete dai media. Un’Italia morta come le speranze dei giovani costretti a migrare.

Ma forse, sono stati bravi, Presidente, ad istruirla in così pochi mesi; si nota infatti il talento di quei “maestri”, i professionisti dello “status quo”, del deve continuare così e se il popolo ha fame e manca il pane dategli le brioches.

In questi mesi di governo, Presidente Boldrini, Lei è stata meschinamente utilizzata come garante di questo sistema, l’hanno resa il vigile dell’ “abitudine appresa” della storia della rana, le hanno fatto credere che tutto questo sia riconducibile alla “Ragion di Stato”.

E’ un compito arduo, Presidente, ed io, personalmente, non ci sarei risuscita. Soprattutto se si riporta alla mente, come Presidente della Camera, una certa Nilde Iotti, che non avrebbe mai potuto attuare, neppure sotto tortura, quello che è riuscita a compiere lei.

Come si può essere democratici e poi attuare lo strumento fascista della“ghigliottina parlamentare”? Per fare cosa poi, per regalare 7,5 miliardi di soldi pubblici alle banche private? Come si può dare dei non-democratici agli altri per poi lasciare che due persone, fuori del Parlamento, alla faccia della “democrazia rappresentativa” – che vede nel Parlamento il luogo della discussione, del dibattito, della funzione legislativa – disegnino con accordi personali i termini di una riforma elettorale per garantire che, questo status quo, non debba mai aver fine? Che impone il bipolarismo quando l’Italia non lo vuole?

No, io me ne sarei andata Presidente se fossi stata in Lei, avrei abbandonato quella Camera. Avrei disertato per non essere complice di questo sistema autoritario indorato da un manto di formale democrazia: questo sistema che sta optando per la “governance” piuttosto che per la democrazia, questo sistema che ha scelto, senza consultare il popolo, la privatizzazione dei loro beni comuni. Quella Camera nella quale, Presidente, si dovrebbe ridisegnare un futuro per i cittadini che vada a loro favore, non a loro discapito. Avrei disertato, Presidente. O avrei combattuto contro tutto questo.

Presidente Boldrini. Io sono una donna indignata oggi, come lo ero ieri.

Sono una donna che come tante altre milioni di donne non può farsi una famiglia perché non ha uno stipendio stabile che glielo permette. Una donna che crede ancora nella democrazia sebbene la stiano stuprando ogni giorno, proprio in quel Parlamento in cui lei occupa una sedia fondamentale.

Io sono una donna che si indigna per cose serie e che sa discernere la gravità di un’offesa verbale (deprecabile), dalla gravità di una violenza fisica (intollerabile), da un’offesa alla democrazia: TERRIBILE; quella democrazia martoriata da decreti legge che a colpi di maggioranza rubano ai contribuenti, i cittadini, per regalare alle banche private. Quella democrazia che prende provvedimenti severi contro chi tenta di fare un ostruzionismo previsto dalla Carta Costituzionale, mentre non ostacola chi vuol rendere i parlamentari meri esecutori delle decisioni del Governo o di quelle del Presidente della Repubblica che ha ormai superato da tempo i limiti imposti alla sua stessa funzione, dalla Costituzione.

E sentir cantare “bella ciao” da chi tutto questo lo sta mettendo in atto, Presidente, non mi fa solo indignare, mi fa piangere amaramente: lacrime nere, dure, lacrime scese con i pungi chiusi dalla rabbia e lo stomaco contratto. Lacrime che non si fermano neppure mentre cerco di compiere il mio lavoro quotidiano, sia da insegnante, che da attivista, sul territorio, per combattere il buisness che si cela dietro l’incenerimento dei rifiuti; per tentare di distruggere un sistema clientelare basato sul voto di scambio; per denunciare una politica che nomina le persone in posti di lavoro non su criteri di merito e competenza ma grazie a tessere di partito e scambi di favore, raccomandazioni e omertà.

E, in tutto questo, Lei, Presidente, domanda a noi del 5 stelle: “perché non ci indigniamo” per delle offese verbali? I nostri Parlamentari, se sbagliano chiedono scusa. Cosa che nessun altro partito e neppure Lei, Presidente, ha finora fatto.

I nostri parlamentari rispettano il loro mandato elettorale; i nostri rappresentanti in Parlamento stanno facendo il loro compito di difendere – con le unghie e con i denti– i principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale.

Cara Presidente, e qui mi accingo a chiudere. Il deputato accusato dell’offesa verbale, volgare, si è scusato, e con lui tutto il M5S. E la giustizia farà il suo corso, in quanto è stato denunciato. Ma da Lei ancora non ho uditp neppure una parola di scusa o di rammarico per la violenza fisica subita dalla nostra deputata, colpita al volto dalla mano di un parlamentare alleato di Governo.

Lei che trasforma in modo strumentale e meschino ogni critica alla sua persona in un’accusa “di genere” o sessita, perché non tollera di dover sopportare da sola il peso del suo ruolo, della sua funzione, soprattutto quando non è palesemente in grado di esserne all’altezza.

Non si è scusata per quell’ ignobile gesto di violenza in Aula ma si è prestata invece in modo versatile alla strumentalizzazione, subdola e pericolosissima, che vorrebbe far passare i “grillini” per fascisti con l’unica fragile “accusa” – ma ingigantita a dovere – che avete fra le mani: quella legata ai commenti su un blog scritti da persone “diversamente intelligenti” che non sono certo gli eletti né i rappresentanti del pensiero del Movimento 5 stelle.

Io Presidente sono indignata, sono indignata perché da docente di Storia, subisco il suo lavoro di strumentalizzazione, in collaborazione con i partiti di Governo e dai media di partito, la strumentalizzazione di una questione che, anche solo per rispetto e sensibilità nei confronti delle anime dei morti sotto il fascismo e sotto qualsiasi altra dittatura, farebbe meglio a non evocare con tale scaltrezza e banalità.

Nella vostra narrazione, scritta a tavolino, i fascisti sarebbero diventati coloro che, come ha affermato Ferdinando Imposimato (non certo un apologeta fascista) non stanno facendo altro che reagire di fronte alla “continua violazione delle regole della Costituzione da parte del Governo, della maggioranza e del Presidente Boldrini. Le regole sono stabilite dagli artt 77, 71 e 72. La democrazia è governo della maggioranza nel rispetto dei diritti della opposizione, mentre la maggioranza vuole governare nel disprezzo delle regole, anziché governare osservando la Costituzione con disciplina e onore, secondo l’art 54, vincolante soprattutto peri cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche, tra cui il Presidente della Repubblica, il Governo e il Presidente dellaCamera”.

Certe riflessioni è giusto non diffonderle, Presidente Boldrini, per “Ragion di Stato” e pubblica sicurezza? O perché l’IPOCRISIA – cancro dell’Italia – regna ancora sovrana oggi, a distanza di anni dall’analisi pasoliniana?

Presidente, mi permetta un’ultima questione: le sembrerà strano ma i veri elettori e attivisti del Movimento 5 stelle i libri non li bruciano, ma addirittura, li scrivono.

Io Presidente Boldrini,ne ho scritto uno, che provvederò a recapitargli come dono, se lo accetterà. Le consiglio umilmente di leggerlo: è il frutto del lavoro svolto durante i miei studi di Dottorato di ricerca in Filosofia Politica ed è incentrato su un autore di spessore internazionale, un certo J. Habermas che della difesa della democrazia ha fatto la sua bandiera ma che – da successore della “Scuola di Francoforte” – ci ricorda anche come esistano tanti meccanismi autoritari mascherati da legalità, meccanismi spesso messi in atto anche all’interno dei sistemi detti “democratici”. Uno di questi, per esempio, è la sistematica “distorsione della comunicazione” quella che è ben visibile anche oggi – purtroppo – nel nostro Paese, a danno del Movimento 5 stelle.

Spero possa riflettere, un giorno, su queste parole.

Alla luce di tutto ciò, Presidente, finalmente concludo.

Da docente di Storia sono indignata, profondamente indignata rispetto a questa evocazione di concetti e ideologie che nulla hanno a che fare con i principi e il modus operandi del Movimento 5 stelle.

Da attivista interessata alla politica sono indignata, profondamente indignata perché quest’onda mediatica di menzogna contro il Movimento mette a repentaglio il lavoro che da anni i nostri volontari svolgono quotidianamente sul territorio: contro la corruzione, contro i poteri dei forti, contro l’incenerimento dei rifiuti, a difesa dell’ambiente, del merito, della trasparenza, della vera partecipazione dei cittadini alla Cosa Pubblica.

Da donna, infine, sono indignata, profondamente indignata, ma non con le mie rappresentanti in Parlamento, con i deputati e le deputate del M5S. Sono dispiaciuta, arrabbiata, indignata soprattutto con Lei: Lei che non ha avuto la forza di opporsi allo scempio della democrazia che ogni giorno avviene in Parlamento; Lei che non ha l’umiltà di comprendere ed ammettere che forse, sta sbagliando; Lei in cui avevo riposto inizialmente speranze e che, invece, le ha disattese giorno dopo giorno, essendo inequivocabilmente divenuta uno strumento in mano dei poteri forti e si è posta volutamente come nemica nei riguardi dei miei fratelli di battaglia democratici.

A riveder le stelle, Presidente Boldrini,

da parte di una persona che per la Democrazia e la sua tutela non smetterà mai di combattere.

Angelica Trenta – Candidato a sindaco Meet Up Grilli Ternani

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