LA PAR CONDICIO LA VOGLIAMO SULLA CULTURA

LE PROPOSTE DI STRAVALENTINO AI CANDIDATI A SINDACO DI TERNI

Le politiche culturali a Terni

Terni non è nata con l’acciaieria. Anche se pochi lo sanno, e pochissimi se ne ricordano.

Fondata appena 49 anni dopo Roma, Terni ha una storia antichissima e ricca di arte e di cultura. Lo sviluppo industriale, l’incremento demografico e l’assetto politico che ne è derivato hanno però di fatto cancellato questo enorme patrimonio facendo della città operaia, di fatto, una comunità priva di un’identità culturale
 
Ciò nonostante, negli ultimi anni. Terni sta assistendo ad un importante fermento artistico e ad una vivacità intellettuale che – affiancati alla crescita di nuove professionalità – potrebbero arrivare a cambiare il volto stesso della città e contribuire a costruire un nuovo sviluppo sociale ed economico.
Purtroppo negli ultimi anni il governo cittadino non ha saputo – o voluto – sfruttare queste potenzialità perdendo importanti occasioni e aggravando il fenomeno della fuga dei cervelli.
 
Va sottolineato anche come, nell’ultimo anno in particolare, si è assistito ad un fiorire di manifestazioni e organizzazioni culturali nate dal basso e senza alcun sostegno da parte degli enti pubblici, che si sono poste l’obiettivo di colmare i vuoti lasciati proprio dall’amministrazione o stigmatizzare la carenza di pluarismo nelle manifestazioni sostenute dagli enti pubblici: si va dal festival di teatro contemporaneo “Esporsi” alla rassegna “StraValentino” fino al Comitato Pmp Lab, sorto negli ultimi mesi per colmare il vuoto lasciato da Umbria Film Commission.
 
Riteniamo che l’attuale decadenza possa subire un’inversione di rotta attraverso politiche culturali incentrate sulla progettualità, il pluralismo e la meritocrazia.
 
E’ innegabile che il grande fermento artistico e culturale cresciuto in città negli ultimi anni sia sfociato in una pluralità di piccole e grandi manifestazioni: festival, rassegne, eventi, mostre mercato eccetera. Quello che salta subito all’occhio, però, è l’evidente sproporzione nei finanziamenti con cui il Comune ha fino ad oggi investito in questi eventi.
E’ purtroppo palese che le scelte del Comune non siano state orientate né da rilevanza popolare dei singoli eventi, né dalla qualità degli stessi, né da un ritorno economico-turistico, né da una precisa strategia socio-culturale, quanto piuttosto dall’appartenenza politica degli organizzatori. E’ inoltre evidente che la scelta di puntare tutte le energie sulla “contemporaneità” abbia portato l’amministrazione ad investire la maggior parte delle risorse su manifestazioni di indubbia qualità, ma assolutamente élitarie, che coinvolgono una minoranza dei cittadini (di fatto solo gli appassionati di jazz contemporaneo o teatro sperimentale) con una ricaduta turistica trascurabile.
 
LE MANIFESTAZIONI CULTURALI
 
Riteniamo dunque che la nuova amministrazione debba selezionare gli eventi culturali da finanziare con criteri ben precisi.
 
1.       Pluralismo
 
Tutti i cittadini devono avere la possibilità di accedere all’organizzazione degli eventi culturali, senza dover appartenere ad aggregazioni politiche o economiche. Questo non significa certo che il Comune debba distribuire finanziamenti a pioggia. E’ al contrario importante che venga nominata una commissione che selezioni gli eventi da finanziare (e l’entità del finanziamento) con criteri trasparenti; allo stesso tempo un’importante occasione di pluralismo e trasparenza è rappresentata dalla promozione di bandi per le politiche giovanili, che nella prima giunta Raffaelli sono stati molto presenti, mentre nella seconda sono andati sempre più rarefacendosi e hanno premiato in gran parte progetti promossi da associazioni affiliate politicamente (l’ultimo bando per le politiche giovanili ha finanziato 20 progetti di cui 10 di gruppi affiliati all’Arci e tra questi un progetto di 10mila euro per la realizzazione di murales), mentre altri progetti (come una giornata dedicata a Linux, il sistema operativo open-source, o iniziative di carattere informativo e teatrale) sono stati bocciati.
 
2.       Meritocrazia
 
Il Comune non deve finanziare idee, quanto piuttosto sostenere e incentivare chi ha dimostrato di saper organizzare qualcosa di concreto. Andrebbero quindi finanziate attività e manifestazioni culturali già avviate e che hanno dimostrato la propria utilità per il territorio. In questo modo si andrebbe anche ad evitare la nascita di manifestazioni, organizzazioni e strutture che hanno come unico obiettivo quelli di intercettare fondi pubblici.
 
3.       Crescita culturale
 
La priorità va data a manifestazioni e organizzazioni che hanno dimostrato di saper far crescere il territorio. Non è accettabile che un festival destinato ad una élite riceva 150.000 euro, mentre un altro – di genere analogo (ad esempio rassegna di musica o festival artistico), ma aperto a tutti i cittadini – ne abbia a disposizione un decimo, senza che questa scelta venga motivata. Non bisogna, d’altra parte, nemmeno cadere nel tranello di andare a finanziare eventi nazional-popolari (che non hanno alcun bisogno di essere promossi).

Iniziative culturali, a Terni, non mancano, basti pensare a Terni in jazz, EsTerni, Maree, Circuito dei Club, Il filmfestival popoli e religioni, Visioninmusica, Fumetterni, StraValentino, “Quando mi chiamerai donna”, il Cantamaggio, Cinema è/e lavoro, CavourArt.
 
Se andiamo a vedere, però, l’entità con cui il Comune finanzia questi eventi (si va dai zero ai 300mila euro) si notano grosse sproporzioni.
 
E’ importante notare che la differenza di investimento non è giustificata né dall’ampiezza dell’evento (manifestazioni di breve durata prendono molto più di altre di lunga durata), né dalla gratuità dell’ingresso, né dalla portata culturale, né dall’affluenza del pubblico, né dall’esperienza e il successo della manifestazione. Da cosa, dunque?
 
Analogo discorso si può fare per le strutture e le organizzazioni finanziate dal Comune e per l’acquisto di opere d’arte o prestazioni artistiche.
 
Andrebbe invece data la priorità: 1) alla valorizzazione di artisti locali 2) alla conoscenza di artisti emergenti del panorama nazionale; 3) alla contaminazione tra generi favorendo eventi e manifestazioni capaci di unire varie forme artistiche, incentivando così la conoscenza reciproca delle varie arti. Manifestazioni, quindi, capaci di unire non solo cultura colta e cultura popolare, ma fare incontrare musica, teatro, arte, letteratura. 4) incentivare sinergie e collaborazioni tra realtà e associazioni che operano sullo stesso campo culturale (lirica, teatro, cinema) e che potrebbero unire le proprie risorse per creare grande eventi cittadini anziché farsi concorrenza.
 
E’ inoltre particolarmente importante valorizzare il mezzo cinematografico, sia perché potenziale vettore di sviluppo economico della città, sia perché rappresenta esso stesso una sintesi e un incontro delle varie arti (letteratura, architettura, tecnologia, teatro, musica, fotografia) e una forte attrattiva per il pubblico.
 
Inoltre, una città che ha perso la sua memoria non può puntare solo sulla contemporaneità, deve invece recuperare il suo patrimonio culturale. E’ importante quindi incentivare iniziative e manifestazioni che tendano a recuperare il patrimonio storico, artistico della città, a cominciare dal Cantamaggio,  che ha tutte le carte in regola per trasformarsi da festa “strapaesana” abbandonata a sé stessa e alla sua tradizione in autentico evento storico-folkloristico, oltre che – come già è – momento fondamentale di aggregazione della popolazione e di integrazione delle minoranze etniche.
Esperimenti fatti in passato (le manifestazioni organizzate dall’Arci, la partecipazione di Lucilla Galeazzi, il “Furio Miselli Show” dell’Istesss) hanno ampiamente dimostrato le potenzialità della manifestazione sul fronte storico, culturale e folkloristico.
 
Un’idea per valorizzare al meglio gli spazi culturali, far crescere la cultura teatrale e sostenere giovani compagnie che non gravitano nel circuito dei teatri stabili (che monopolizzano la stagione di prosa) potrebbe essere quella di creare una Rassegna Estiva di Prosa presso l’Anfiteatro Fausto, luogo d’immensa bellezza e assolutamente poco sfruttato. Si potrebbe partire con una prima stagione shakespeariana e ogni anno si potrebbe scegliere un autore classico da rappresentare, ospitando compagnie scelte attraverso un regolare bando di concorso. 
 
 
4.       Criteri trasparenti di valutazione e selezione: la commissione
 
Tutti gli eventi culturali che vengono finanziati dal Comune di Terni devono essere selezionati e valutati con criteri oggettivi e trasparenti. Per far questo proponiamo la nascita di una piccola commissione – composta da tecnici e non da politici o da burocrati – che sovrintenda a tutte le manifestazioni culturali cittadine, avvalendosi della consulenza dei rappresentanti dei vari settori artistici e culturali (attori, registi, danzatori, musicisti, operatori culturali, giornalisti, docenti universitari), assumendosi la responsabilità delle scelte fatte in questo senso dal Comune e mantenendo un dialogo aperto con i cittadini. La commissione deve rappresentare al tempo stesso, una direzione artistica delle politiche culturali in città, una garanzia di trasparenza e pluralismo, e un contatto diretto con i cittadini.
 
 
LA CULTURA COME FATTORE DI SVILUPPO
 
1)    Le occasioni perdute
 
A partire dall’inizio degli anni ’90 le amministrazioni che si sono succedute al governo della città hanno puntato sul settore audiovisivo come principale perno di un nuovo modello di sviluppo della città, in parte alternativo a quello industriale.
 
Sotto questo profilo sono stati fatti ingenti investimenti economici e si sono alimentate molte aspettative nella popolazione.
 
Ad oggi si può affermare che quasi tutte quelle aspettative sono state disattese, le occasioni sprecate e i progetti falliti: dal Centro MultiMediale agli stabilimenti cinematografici di Papigno (abbandonati da ormai due anni), dall’Accademia degli effetti speciali di Carlo Rambaldi (chiusa dopo il primo corso) fino a Umbria Film Commission, attualmente in liquidazione.
 
In questi anni a Terni sono cresciute e maturate molte professionalità e imprese costrette a lasciare la città per poter lavorare. Per contro, esiste un’intera generazione di artisti e organizzatori culturali che vivono mantenuti dagli enti pubblici attraverso eventi, manifestazioni e strutture ampiamente foraggiate da Comune, Provincia e Regione.
 
Anche su questo versante crediamo che un’autentica progettualità, scelte coraggiose e criteri meritocratici possano far crescere la città sul piano culturale, ma anche su quello economico e turistico.
 
2)    Il Centro MultiMediale
 
Fulcro del nuovo modello di sviluppo di Terni al momento della sua costituzione, ha rappresentato il più grosso fallimento delle amministrazioni accumulando milioni di debiti a causa dell’assurda gestione. In compenso è l’unica struttura su cui l’amministrazione è riuscita ad attuare un’inversione di rotta.
L’attuale gestione – interamente pubblica – del Cmm è riuscita a sanare i debiti e a chiudere in attivo il bilancio del 2008. Crediamo che questa sia la strada giusta e che il nuovo corso a cui il Videocentro è stato avviato vada perseguito con continuità: sì, dunque, al pagamento del canone di affitto alle aziende ospitate nella struttura e ad un contratto di agenzia con una società che gestisca i teatri di posa. E’ però necessario accompagnare a questo percorso anche una politica mirata a fare del Videocentro un luogo di aggregazione artistica e culturale coinvolgendo il più gran numero di soggetti presenti sul territorio nel settore cinematografico, teatrale e audiovisivo.
 
3)    Complesso cinematografico di Papigno
 
Affidare gli studios a Cinecittà è stato il più sciagurato errore dell’attuale amministrazione. Una scelta che ha chiuso inesorabilmente tutte le speranze di una “Hollywood sul Nera” e che ha massacrato l’enorme lavoro fatto da Mario Cotone tra il 1996 e il 2001. A questa scelta sciagurata si è accompagnato un totale disinteresse nei confronti del futuro degli studios. Basti pensare al ridicolo affitto di 3000 euro al mese che Cinecittà corrisponde al Comune di Terni, e al piano industriale “fantasma” più volte richiesto sia dai giornalisti sia da consiglieri comunali e che nessuno è ancora oggi riuscito a vedere (tanto da far ipotizzare che non esista affatto).
 
Va ricordato che grazie agli ingentissimi investimenti, sia da parte del Comune di Terni che da parte della Exon film di Mario Cotone, gli ex stabilimenti chimici di Papigno rappresentano ancora oggi un complesso cinematografico di primo ordine, dotato di 3 teatri di posa (uno per gli interni, uno per gli esterni che rappresenta ancora oggi il più grande d’Europa, e uno attrezzato per gli effetti speciali con piscina, blue screen e green screen), falegnameria, sartoria, uffici amministrativi e ben tre mense, oltre che di magazzini dove sono tuttora custodite le bellissime scenografie realizzate dal premio Oscar Danilo Donati per “Pinocchio”.
 
Riteniamo che la prima cosa da fare sia rivedere il contratto con Cinecittà, in secondo luogo attivarsi perché Papigno torni a vivere, sia incentivando direttamente l’arrivo di produzioni cinematografiche (anche attraverso il lavoro della commissione stessa) sia organizzando eventi e strutture culturali che facciano degli Studios di Papigno uno dei perni della nuova città del cinema, a cominciare dal fantomatico Museo del cinema.
Anche su questo fronte va sottolineato il fatto che, fino ad oggi, è stato fatto pochissimo: il fallimentare “Paese dei balocchi” (iniziativa lodevole, ma per la quale veniva chiesto un biglietto di ingresso eccessivo), le inaugurazioni del filmfestival popoli e religioni e quella del convegno internazionale sull’archeologia industriale, che hanno comunque riscosso un certo interesse, e la festa del centro sociale anziani di Papigno. Esperienza, peraltro, non ripetuta.
 
4)    Le Accademie
 
Carlo Rambaldi, tre volte premio Oscar, chiuse la sua Accademia nel 1999, al termine del primo corso, nella totale indifferenza delle istituzioni. Eppure quell’unico corso, oltre ad attrarre giovani da tutta Italia, aveva lasciato sul territorio una società di produzione di effetti speciali: la Logical Art, che ha lavorato per anni a livello nazionale, ed è stata, infine, costretta a chiudere essa stessa.
 
Ad una sorte analoga sembra essere destinata l’accademia Mumos, fondata da due giganti del cinema e del teatro italiano come Gastone Moschin e Marzia Ubaldi, dalla quale sono usciti praticamente tutti gli attori professionisti ternani. Dal Comune, ad oggi, la Mumos ha ricevuto solo i locali: uno stabile vecchio e inadeguato, che non comprende nemmeno un teatro o una sala prove.
 
Vale la pena, a questo proposito, ricordare che anche la più antica compagnia teatrale ternana – la Nuova Compagnia teatro città di Terni, le cui origini risalgono agli anni ’40, e che porta avanti quel preziosissimo patrimonio folkloristico costituito dal teatro dialettale – non ha un teatro dove effettuare le proprie prove e non riceve alcun sostegno da parte degli enti pubblici.
 
Importante sottolineare anche l’assoluta mancanza di dialogo tra il Teatro Stabile dell’Umbria (di cui il Comune di Terni è socio) e i gruppi teatrali e le scuole di recitazione del territorio. Non è mai stato attivato alcun seminario né workshop da parte del Teatro Stabile, e nessuna compagnia teatrale della città è stata mai ospitata nella Stagione di Prosa di Terni, gestita da Comune e TSU. E questo a differenza di altre stagioni di prosa (come quella di Amelia) gestite da privati, che accolgono ogni anno diverse compagnie teatrali umbre.
 
Per questo riteniamo sia urgente e indispensabile una riflessione sulla funzione del Teatro Stabile dell’Umbria e sull’adesione del Comune allo stesso.
 
5)    La scuola
 
Le lezioni-concerto di “Visioninmusica”, l’esperienza ventennale del progetto Mandela e dei laboratori teatrali scolastici, i seminari filosofici dell’Istess e altre esperienze di questo genere hanno dimostrato quali importanti risultati possa portare il rapporto tra il mondo della scuola e le realtà culturali del territorio, tanto sotto il profilo artistico quanto sotto quello culturale.
Crediamo che questo tipo di collaborazioni non debbano essere episodiche e affidate alla buona volontà di organizzatori culturali, insegnati e presidi, ma debbano rientrare in una precisa strategia dell’istituzione.
 
6) L’università
 
E’ uno dei tasti più dolenti. Il corso di Scienze e tecniche della produzione artistica, attivato per creare professionalità che lavorassero nei vari settori sopra trattati, di fatto è un corso che sforna disoccupati che, nel migliore dei casi, trovano impiego fuori città, ma che – nella maggior parte dei casi – sono costretti a rinunciare a lavorare nel settore in cui si sono formati.
Questo non dipende solo dalla mancanza di sbocchi professionali, ma anche dal sempre più grande divario che si è creato tra Università e le varie realtà culturali presenti in città. Crediamo che uno dei compiti della nuova amministrazione sia quello di eliminare questo divario creando nuovi contatti tra Università, aggregazioni culturali e mondo dell’impresa.
 
7)    Umbria Film Commission
 
Il territorio ternano ha tutte le carte in regola per diventare un centro di primo piano nella produzione cinematografica e televisiva: 1) scenari naturali straordinari 2) Un’architettura cittadina moderna e non particolarmente riconoscibile (che ha attirato fino ad oggi molti registi in cerca di città immaginarie) 3) la vicinanza e il collegamento con Roma, dove ormai girare ha costi esorbitanti. 4) Teatri di posa e studios attrezzati, anche per la postproduzione 5) Professionalità maturate nei vari settori della produzione: dai tecnici agli attori fino alla gestione delle comparse.
 
Il più clamoroso segnale del disinteresse delle istituzioni su questo versante è la liquidazione di Umbria Film Commission, ovvero l’agenzia che aveva proprio il compito di incentivare, coordinare e assistere le produzioni cinematografiche e televisive. E’ importante sottolineare che l’UFC aveva sede proprio a Terni ed era capofila delle Film commission italiane.
 
Esempi come le film commision di Piemonte, Puglia e Sicilia dimostrano come ormai questo tipo di agenzie siano un elemento fondamentale per lo sviluppo delle cinematografia decentrata da Roma e rivestano un ruolo importante anche per la promozione e il sostegno di festival cinematografici.
 
Riteniamo quindi assolutamente urgente e prioritaria la costituzione della nuova Umbria Film Commission e l’istituzione di un Film Fund che incentivi le produzioni cinematografiche in Umbria.
 
Oltre a farsi mediatore con la Regione riteniamo comunque che il Comune possa impegnarsi in prima persona, attraverso la Commissione sopradetta, per incentivare le produzioni cinematografiche attraverso un’attività di promozione del territorio e delle strutture, ed eventualmente, l’attivazione di fondi stessi.
 
8) San Valentino
 
Altro caso estremo di occasione sprecata è quello di San Valentino: negli ultimi anni il Comune sembra aver totalmente abdicato anche solo al tentativo di trasformare il patrono in un vettore di attrazione turistica e di crescita culturale della città, nonostante i tentativi fatti, in questo senso, dalla Diocesi e da privati cittadini. L’ultima edizione delle manifestazioni valentiniane ha rappresentato la drammatica dimostrazione di come il pur ingente budget – 250mila euro, ovvero la più alta cifra spesa dal Comune per un evento culturale – serva ormai solo a foraggiare serbatoi di voti senza nemmeno la parvenza di una progettualità.
 
Riteniamo quindi necessaria la costituzione di un’associazione che riunisca soggetti culturali, artistici ed economici della città che selezioni, gestisca e finanzi progetti mirati a fare di san Valentino una risorsa artistica, economica, turistica e sociale per la città di Terni. Resta inteso che, in vista della costituzione dell’associazione, già la già citata Commissione per la cultura potrebbe quantomeno gestire in modo ragionato, trasparente, responsabile e pluralista i fondi messi a disposizione dal Comune per gli eventi valentiniani.
 
8)    Gli spazi per la cultura
 
Tutte le strutture di formazione e aggregazione artistica (sia teatrale che musicale) presenti in città, anche quando pubbliche, risultano di fatto inaccessibili o non funzionanti. Per contro, vanno proliferando strutture private finanziate dal Comune ma che finiscono puntualmente per tradire la funzione per la quale erano nate.
Di fatto oggi come non esiste una scuola di recitazione o un centro di aggregazione teatrale accessibile gratuitamente per i ternani, allo stesso modo non esiste una struttura con funzioni analoghe nel settore musicale (studio di registrazione, sala prove, auditorium). Il Comune deve quindi aprire nuovi spazi culturali pubblici a disposizione dei giovani, e – soprattutto – far funzionare quelli già esistenti e che rischiano di trasformarsi (se non lo sono già diventati) in veri e propri ghetti socio-culturali frequentati da poche persone e gestiti in modo personalistico, spesso sconosciuti alla gran parte dei cittadini.
 
L’ex Siri rappresenta una grossa sfida da questo punto di vista: la nuova amministrazione ha il dovere di far sì che il nuovo polo teatrale-museale (su cui sono stati investiti 3 milioni di euro) non diventi l’ennesima cattedrale nel deserto, l’ennesimo ghetto di pochi, ma – al contrario – un grande centro di incontro e produzione artistica e culturale, gestito da personale qualificato e adeguatamente promosso, vigilando sulla gestione e sul rispetto del contratto che la regolamenta.
 
Vale anche la pena di ricordare che attualmente non esiste un cinema pubblico a Terni e con la chiusura del Fiamma e del Fedora sono venuti a mancare gli ultimi due cinema d’essai a disposizione dei cittadini, lasciando un duopolio costituito dalle due multisale Planet e Citiyplex.
 
Il Comune potrebbe quindi incentivare l’apertura di un cinema pubblico, sostenendo i costi di attivazione e affidandone poi la gestione ad un’associazione nonprofit che garantisse una programmazione di qualità, non vincolata ai circuiti commerciali.Vale la pena di ricordare che il tentativo di realizzare una struttura simile era stato progettato, in passato, dall’Istess all’Antoniano. Progetto sfumato proprio a causa della mancanza di fondi.
 

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