La “lady di ferro” continua a dividere il Paese. Polemica sui funerali di stato il prossimo Mercoledì

 

di Michelle Crisantemi

 

Se ne è andata ieri, 8 aprile 2013, all’età di 87 anni. Margaret Thatcher, la “lady di ferro”, avrà lo stesso trattamento riservato a un monarca: i funerali si svolgeranno mercoledì prossimo presso la cattedrale di St. Paul con tutti gli onori militari di cui ha goduto la regina madre.
La sua figura, come la sua politica, ha diviso per anni gli inglesi, ed oggi, a un giorno dalla sua scomparsa, questa divisione si riscontra anche nel modo in cui i giornali britannici trattano la notizia. Infatti, se la prima pagina del Time intitola “Death of First Lady but legacy will live on” il “Daily mirror” è invece molto polemico e richiama addirittura i lettori a un sondaggio: “Lei ha diviso una nazione, quindi dovrebbe avere un funerale in stile Diana? Vota ora!”
Il suo funerale, si prevede, costerà circa 8milioni di sterline e questo trattamento non è stato riservato a un politico dalla morte di Churchill nel 1965. La regina in persona vi parteciperà, centinaia di reali stranieri saranno invitati alla cerimonia, dozzine di strade londinesi verranno chiuse. Tantissimi i twitter contro il funerale di stato, alcuni inglesi si dichiarano contrari perché quello della Thatcher fu “un vero e proprio regime”. Al di là del pensiero dei cittadini britannici, fonti vicine alla Thatcher dichiarano che essa stessa era contraria ad avere un funerale di stato. Aveva, per esempio, espressamente detto che non avrebbe voluto che il suo corpo potesse essere visto dai cittadini prima dei funerali. “Questo è quello che hanno fatto per Winston, io non sono Winston”: questo è quello che la “lady di ferro” avrebbe detto al suo portavoce, Lord Bell. “Lei non voleva un funerale di stato. Mi ha espresso le sue volontà personalmente e avrà quello che voleva”, promette il portavoce.
Davanti a tutte queste divisioni, è il caso di fare un passo indietro. Chi era Margaret Thatcher e perché viene accusata di essere una donna che ha diviso il Paese?
La Thatcher fu leader del Partito Conservatore dal 1975 al 1990. Nella sua carriera politica registra due primati: fu la prima donna a diventare Primo Ministro e fu il Primo Ministro con il mandato più lungo nel ventesimo secolo. Perché, allora, questa donna è stata, ed è tutt’ora, così odiata da molti inglesi?
Forse a contribuire a questo disappunto nei confronti della “first lady” è stato il suo rapporto stretto con la regina. Le due, infatti, si incontravano ogni settimana, per discutere di affari di governo, e si vociferava che oltre a questo le donne parlassero anche di faccende personali. Una relazione tra governo e corona che non si vedeva da tempo. Non fu l’unica novità. La Thatcher, come Primo Ministro, visse sempre in frugalità, insistendo, per esempio, per pagarsi da sola le spese della lavanderia. La sua politica economica venne influenzata dal monetarismo e fu incentrata nell’aumento delle tasse indirette e sull’abbassamento di quelle dirette. Introdusse un tetto alla spesa pubblica e la ridusse per alcuni servizi sociali come scuola e casa. Questi suoi tagli all’istruzione la portarono ad essere il Primo Ministro diplomato ad Oxford a non essere premiata dalla stessa università. Aprì inoltre un’agenzia volta a controllare i fondi destinati alle scuole, che aveva il potere di decidere quindi quali scuole erano efficienti e quali non, destinate quindi ad essere chiuse. Nel dicembre dell’anno successivo alla sua elezione, il consenso al suo operato era crollato al 23%. Mai, altro Primo ministro aveva ricevuto una così rapida disillusione dai cittadini britannici. Quando il suo stesso partito le chiese di rivedere la sua politica, Margaret rispose “potete cambiare voi, se volete. La lady non cambia!”.
Con la recessione in atto, nonostante il parere discorde di molti economisti, la first lady decise di alzare le tasse. La sua politica portò a buoni risultati: nel 1983 la crescita economica era stabile, l’inflazione era scesa dal 18% all’8.6%
Così, nel 1987, la lady di ferro venne nuovamente rieletta a Primo Ministro. In quegli anni introdusse però una nuova tassa che sarà responsabile della fine del suo mandato: la Poll Tax. Essa sostituiva la domestic rates, una tassa basata sul valore nominale di una casa, il cui ammontare veniva poi addebitato ad ogni adulto residente. Principalmente fu questo il motivo che la portò a perdere consenso da parte dell’elettorato e spinse il suo partito a rimpiazzarla con Mr Anthony Meyer nelle primarie del 1989.
Molto altro ci fu nella politica di questa donna, la prima donna a ricoprire un incarico di così grande potere: dal fallito attentato alla sua vita il 12 ottobre 1984, all’alleanza e al sostegno al presidente americano Regan durante la guerra fredda, alla forte politica di privatizzazione delle industrie di Stato, che fu un altro punto cardine della sua politica economica.
La “lady di ferro” così se ne è andata, incorreggibile, ferma nelle sue posizioni da non cambiarle nemmeno davanti all’espressa richiesta del suo partito. Una donna immutabile, così come immutabile è la sua immagine agli occhi dei cittadini britannici che ancora s’interrogano se questa donna abbia fatto del bene o del male al loro Paese, che questa donna, a un giorno dalla sua scomparsa non sanno ancora se amarla o odiarla. Una cosa è sicura, così come intitola il “The Time” oggi: lei forse se ne è andata, ma la sua politica vive e vivrà ancora in questo Paese.

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