Jovanotti compie 50 anni, la diretta web di Red Ronnie

La prima volta che ho visto Jovanotti è stato nella primavera del 1988. Ero un assiduo telespettatore di Deejay Television e quando fecero lo speciale sul primo concerto di Michael Jackson in Italia – il 23 maggio – lo registrai tutto. E presentava lui. Poi, qualche mese dopo, fece Gimme Five e divenne famoso. La metà degli italiani lo considerava un con coglione, l’altra metà lo adorava. Daniele Casali comprò il suo disco perché era il primo disco di rap fatto in Italia, quindi anche nel suo atteggiamento demenziale, era un pioniere di una musica che allora si faceva solo in America e che presto avrebbe egemonizzato il panorama musicale del nostro paese. Io il rap lo odiavo, ma lui era simpatico e genuino. Uno che ringrazia il pubblico perché “con i vostri soldi mi sono comprato la moto” secondo me è un grande. L’ho sempre seguito a distanza, senza comprare i dischi ma registrando le apparizioni televisive, canticchiando “Ragazzo fortunato” e “Ciao mamma” alle gite con gli amici. Molto lo devo proprio a Red Ronnie, il cui modo di fare televisione “autoprodotta” ha rappresentato sempre un modello.
Nel 1994, poi, Emanuela Domenichetti mi ha registrato su una cassetta “Una tribù che balla”, “Lorenzo 1992” e “Lorenzo 1994”. Lei era già una fan: andava ai concerti e aveva la maglietta. Io ne ero innamorato perso e fu quindi relativamente facile contagiarmi.

Da allora sono diventato un fan: ho comprato tutti i dischi, sono stato a tanti concerti, ho trovato nelle sue parole una grandissima fonte di ispirazione artistica ed esistenziale. Di fatto l’ho sempre percepito come un compagno di viaggio, con cui ho condiviso anche una certa crescita politica e spirituale, anche se oggi devo dire di sentirmi un po’ più lontano dalla sua musica e anche da certe prese di posizione renzian-saviane, anche se continuo a comprare i suoi dischi e ad apprezzare gran parte del suo lavoro.

Paradossalmente, un personaggio che ho sempre sentito così vicino, è l’unico dei miei miti giovanili che non ho mai conosciuto personalmente. Confesso che c’è della scaramanzia: in fondo ho iniziato a fare il giornalista per poter conoscere i miei miti e gli altri li ho conosciuti tutti. Quindi ho sempre pensato che il giorno in cui intervisterò Jovanotti, sarà la mia ultima intervista.

Arnaldo Casali

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