IL VOTO A TERNI: TRENTA & LODE

di Arnaldo Casali

“Adesso tutti dicono noi “siamo i nuovi, vogliamo il cambiamento”. Ma ognuno di loro ha fatto come minimo il consigliere regionale. Questi neo verginelli della politica dicono di voler cambiare il sistema ma in realtà ci hanno vissuto dentro fino ad oggi. Bisogna allora che i ternani imparino a diffidare dalle imitazioni!”.

Trenta di nome, trenta di età, trenta i candidati con lei in lista.

Classe 1983, Angelica Trenta è nata a Terni sotto il segno del Cancro e ha un passato da rockstar e un presente da insegnante. Dopo aver cantato e suonato la chitarra nel trio tutto al femminile Dunia  (il cui più grande successo è stato un brano dal titolo profetico: Have you ever seen the stars? – “Avete mai visto le stelle?”) si è laureata in Filosofia politica all’Università di Perugia e si è specializzata all’Università Tor Vergata di Roma in Scienze filosofiche e sociali con un dottorato sui rapporti tra religione e politica nello Stato liberal-democratico moderno. Ha collaborato con le riviste Dialeghestai, Lo sguardo e Politica e società e pubblicato con la casa editrice Nuova Cultura il volume Religione e Politica: Jürgen Habermas e i suoi critici.

Nell’estate 2013 è stata candidata alle Municiparie del Movimento Cinque Stelle e a dicembre le ha vinte a sorpresa diventando il primo candidato a sindaco nella storia di Terni selezionato attraverso le primarie. Se vincerà le elezioni diventerà anche il primo sindaco donna di Terni.

Con una campagna elettorale totalmente autofinanziata dagli attivisti e dai sostenitori del Movimento Cinque Stelle di Terni è riuscita sfidare la macchina da guerra del sindaco del Partito Democratico Leopoldo Di Girolamo e del candidato del centro destra, l’ex consigliere regionale Paolo Crescimbeni, diventando in appena cinque mesi la vera protagonista della campagna elettorale. Basti pensare al già storico comizio  del 2 maggio, quando insieme ai parlamentari Cinque Stelle ha rimpito piazza Solferino di sera e sotto la pioggia battente, umiliando Nichi Vendola e il sindaco Di Girolamo che il giorno dopo – in un assolato pomeriggio di sabato – si sono ritrovati la piazza mezza vuota. D’altra parte, anche Facebook umilia il sindaco: la pagina di Di Girolamo conta 1430 iscritti, quella di Angelica 3621.

“Fin dal liceo mi sono interessata alla politica. A scuola sono stata rappresentate di classe, organizzavo manifestazioni e durante le autogestioni lavoravo sulle politiche scolastiche. Non sopportavo chi aderiva alle manifestazioni solo per non andare a scuola. Poi, all’università, ho militato in diversi comitati cittadini e studenteschi”.

C’è una battaglia di cui sei particolarmente fiera?

“Ricordo a Perugia una manifestazione contro il caro affitti e contro gli affitti a nero: erano la norma e avevamo capito che le amministrazioni lo sapevano ma non facevano nulla. Sempre a Perugia ho fatto parte di un’associazione a tutela dei diritti delle donne”.

Hai fatto della politica anche un oggetto di studio.

“Ho studiato filosofia politica, poi ho vinto un dottorato di ricerca e sono andata a Roma. Mi sono occupata in particolare dei rapporti tra i vari modelli di democrazia e di Habermas, un filosofo tedesco contemporaneo, convinto europeista, che si è occupato proprio della democrazia dal basso o “trasversale”. D’altra parte proprio lui sta scrivendo oggi che l’Europa che abbiamo non è quella che immaginavamo: non è quella la confederazione di Stati a cui già pensava Kant nella Pace perpetua. Quindi quando ci dicono che siamo anti-europeisti possiamo dire di condividere in qualche modo, l’idea di uno dei principali filosofi della scuola di Francoforte”

Insieme alla filosofia la tua grande passione è sempre stata la musica.

“A cinque-sei anni ho iniziato a studiare pianoforte, poi in adolescenza mi sono avvicinata anche alla chitarra. Per me la musica ha rappresentato un importante strumento di comunicazione, anche se l’ho un po’ messa da parte quando ho iniziato l’università”.

Hai fatto parte di un gruppo rock tutto al femminile: le Dunia

“Eravamo una formazione indie-rock composta da tre donne. Abbiamo partecipato a molti concorsi e festival, da Roma a Bolzano e abbiamo anche aperto i concerti di gruppi importanti. Ma il culmine è stato senza dubbio quando abbiamo vinto l’edizione 2002 di Arezzo Wave”.

Non ha mai pensato di fare della musica il tuo lavoro?

“No, ho sempre voluto fare l’insegnante, sin dalla prima lezione al liceo di storia e filosofia, quando la professoressa ci fece leggere i dialoghi di Platone”.

La filosofia non è una disciplina un po’ astratta rispetto all’impegno civile?

“Non è un caso se ho scelto filosofia politica, che è quella più pragmatica, perché non si ferma all’apparato teoretico e alle domande sull’essere, ma pone degli interrogativi che hanno una risposta nella vita sociale. Ritengo questi studi molto importanti, anche se non basta certo la preparazione culturale per essere dei buoni politici”.

Quali sono, invece, le basi per un buon politico?

“Innanzitutto l’onestà. La politica è diventata un modo per svoltare la propria vita e per sistemare quelli che hai intorno. Ci vuole un ritorno all’etica, e l’etica prescinde dagli studi che hai fatto”.

Quale è stata la tua formazione politica? Vieni da sinistra, da destra o dal centro?

“Mio padre è di destra e mia madre di sinistra. Io personalmente mi sono sempre identificata in ideali che la sinistra ha usato come bandiere ma che poi ha tradito: solidarietà, ambiente, equità, partecipazione”.

Esistono ancora la destra e la sinistra?

“Non direi: oggi Forza Italia non ha niente degli ideali della destra di Almirante, così come il Partito democratico non ha più nulla del Pci. Le ideologie sono crollate nel momento in cui partiti collocati su fronti opposti hanno iniziato a votare le stesse leggi: pensa allo scudo fiscale, gli F35, il decreto sul femminicidio che è stato accorpato alla militarizzazione della Val Susa. Anche su un’opera inutile come la Tav destra e sinistra la pensano allo stesso modo. E questo per un motivo molto semplice: non pensano più al bene dei cittadini: sono diventati ormai solo dei comitati di affari, ognuno con le sue clientele, e quindi le ideologie vengono sfruttate solo per assicurarsi i voti di chi ancora ci crede”.

Per questo il Movimento Cinque Stelle raccoglie i voti non solo tra chi non si è mai identificato nella destra o nella sinistra, ma tra i militanti delusi dai partiti in cui si riconoscevano?

“Certo, perché il Movimento Cinque Stelle non è ideologico ma ha molte idee. Perché oggi non è più questione di essere di sinistra o di destra, ma di voler fare davvero qualcosa di buono per la propria comunità o continuare ad affiliarsi a sistemi autoreferenziali”.

Quale è il tuo rapporto con Beppe Grillo?

“Ho iniziato a interessarmi alle sue posizioni ai tempi dell’università. Seguivo i suoi spettacoli, ma non l’ho mai visto come un comico, perché ha sempre trattato tematiche serie, di cui i politici non parlano perché hanno mani legate; e hanno le mani legate perché mangiano alla stessa tavola con quei poteri che Grillo combatte da trent’anni”.

Quando ti sei avvicinata al Movimento Cinque Stelle?

“Dopo il dottorato volevo impegnarmi attivamente per la mia città: inizialmente mi sentivo attratta da Sinistra e Libertà, ma poi mi sono accorta che era legatissima al Pd e mi sono allontanata. Poi, due anni fa, sono venuta per curiosità ad una delle riunioni del MeetUp di Terni degli Amici di Beppe Grillo e ho conosciuto questi ragazzi straordinari che studiano, si informano, lavorano su progetti concreti e pur avendo caratteri, storie, estrazioni politiche, sociali, culturali e confessionali molto lontane tra loro, lottano per gli stessi ideali”.

Cosa rappresenta Grillo per il Movimento?

“Senza di lui tutto questo non sarebbe stato possibile. Grillo non è il “guru” ma il megafono: il portavoce di migliaia di cittadini che hanno idee e voglia di fare ma che fino ad oggi non avevano modo di farsi ascoltare”.

Ti ha mai chiamato da quando sei candidata?

“Mai sentito”.

Non ti dà indicazioni su quello che devi fare o dire?

“Io non lo consoco personalmente. Grillo non sa come mi chiamo! Ho avuto la possibilità di incontrarlo solo quando è venuto a Terni, per il tour delle politiche, e allora io ero una semplice attivista. Ma non ho mai avuto indicazioni nemmeno dallo staff nazionale: la nostra è una lista civica indipendente che rispetta i principi del Movimento Cinque Stelle. Lo staff nazionale si è limitato a certificarla vigilando che le regole del Movimento siano state rispettate, come ad esempio quella di non candidare degli indagati, ma non c’è alcun tipo di direttiva politica”.

Questo significa non essere un partito?

“Certo. Beppe Grillo è il garante delle Cinque Stelle, che nascono come una sorta di “bollino di qualità”. Non esiste una segreteria né nazionale, né regionale, né comunale”.

Quindi nessuna sudditanza politica a Perugia.

“C’è una collaborazione alla pari tra le liste civiche, e se un giorno dovesse nascere un coordinamento regionale servirà solo a scambiarci con più facilità le informazioni. Ma solo a questo: sarebbe assurdo pensare, ad esempio, a candidature calate dall’alto come avviene nei partiti. Noi siamo un movimento che nasce dalla base e che viene governato dalla base. Non a caso non solo le selezioni per il sindaco, ma anche quelle per i candidati alle europee, per le politiche e per il presidente della Repubblica hanno coinvolto tutti gli iscritti, senza che nessuno potesse imporre dei nomi”.

A questo proposito, tu sei la prima candidata a sindaco di Terni uscita da un’elezione democratica.

“Dicono che noi non siamo democratici, eppure siamo gli unici ad usare strumenti democratici, mentre il PD di democratico ha solo il nome. Noi, peraltro, non abbiamo nemmeno bisogno delle quote rosa: io e Tiziana Ciprini, prima eletta in Parlamento, non abbiamo avuto alcuna necessità di una tutela di genere per affermarci. Non c’è bisogno di quote rosa quando c’è vera democrazia e non è un caso – credo – se io sono l’unica donna tra i 12 candidati a sindaco di Terni. I partiti sono interessati a non toccare lo status quo, per questo hanno paura di prove di democrazia come le primarie. Di qui il ridicolo balletto “primarie sì, primarie no” a cui ci sottopone il PD ad ogni tornata elettorale. E l’esito, ovviamente, è sempre “primarie no”.

Quale sarà la prima cosa che farai da sindaco di Terni?

“Apriremo i cassetti. Quei cassetti che le amministrazioni che si sono succedute nel corso degli anni sono state costrette a tenere chiusi per non incrinare il sistema in cui erano compromesse. Controlleremo il bilancio e tutte le azioni messe in atto senza l’assenso dei cittadini. Ma pagheremo anche i debiti: abbiamo la fortuna di avere un esempio virtuoso a Parma, dove i Cinque Stelle hanno dimostrato di essere molto più capaci di chi li aveva preceduti: hanno trovato un debito di 900 milioni e in due anni lo hanno già abbassato di 200mila euro”.

Come riuscirete a coinvolgere i cittadini nelle decisioni da prendere?

“Attraverso assemblee pubbliche e anche con la rete, che non è l’unico strumento democratico ma che sicuramente concorre ad allargare la democrazia”.

Quali saranno le priorità della Giunta Trenta?

“Abbassare le tasse diminuendo gli sprechi. Sul ciclo dei rifiuti, ad esempio, possiamo fare molto e anche sul fronte culturale, a cominciare dai bandi, che saranno molto più trasparenti”.

Un’emergenza?

“I nuovi poveri: ci sono categorie di persone come pensionati e imprenditori che non hanno mai fatto parte della categoria dei poveri e che quindi non sanno nemmeno come possono essere aiutate e a chi possono chiedere aiuto. Sotto questo profilo sarà molto importante anche la comunicazione”.

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