Il re delle bufale svela i meccanismi del web: “Così funziona il corto circuito mediatico”

di Maria Luce Schillaci

Da “semplice” bufalaro a oggetto di tesi universitaria. Se a Ermes Maiolica glielo avessero detto alcuni anni fa, probabilmente, non ci avrebbe creduto neppure lui. Eppure questo giovane uomo, un po’ burlone e col volto da buono, oggi è diventato l’esempio lampante di come sia facile riuscire a fare disinformazione nell’era digitale, laddove diventa quasi impossibile distinguere il vero dal falso, il “santo” dal “mostro”, fino a creare veri e propri casi, veri e propri incidenti diplomatici. Oggi Ermes Maiolica è diventato lui stesso “virale”. “Ormai però – dice – la gente si è fatta più furba, più guardinga, per cui cade nelle bufale, nel “fake”, molto di meno rispetto a prima”. Ed ecco che il virus finisce per diventare “la cura”. Di informazione disinformata si è discusso sabato pomeriggio nell’ambito di un incontro promosso presso la chiesa di San Lorenzo sul tema “Capire il mondo tra fake, news e post” . Protagonista proprio lui, il “re” delle bufale Maiolica. Tra i presenti, don Riccardo Mensuali, il giornalista-scrittore Arnaldo Casali, studenti universitari e semplici curiosi. Metalmeccanico ternano poco più che trentenne, Ermes ha iniziato a fare fake quasi per gioco: “All’inizio facevo morire personaggi famosi – racconta – la gente ci credeva e succedeva di tutto”. Poi lo scherzetto si è “evoluto”. “Facevo battute sarcastiche sulle notizie inventate che trovavo nei vari gruppi – racconta – e la reazione erano centinaia di commenti indignati. Così cominciai anche io a bombardarli di notizie palesemente inventate, per rivelare poi che si trattava di una bufala. La cosa più assurda è che, il giorno dopo la zingarata – continua – le mie bufale erano riportate nei siti di controinformazione, come notizie vere. Ritrovai le mie bufale negli stessi siti dove mi informavo, così da lì cominciai a capire la debolezza e la strumentalizzazione dei media nei confronti dell’informazione”. Tra le più celebri bufale, l’arresto per spaccio di Teo Mammucari che gli è valsa anche un’ospitata alle “Iene”, ma anche la mega offerta di 800.000 automobili che – non potendo essere vendute per problemi alla certificazione dei consumi – la Wolkswagen avrebbe regalato a chi avesse messo per primo “mi piace” su un post di Facebook. “In realtà – afferma – basterebbe prendersi la briga, se non di verificare una notizia, quantomeno di leggerla per intero per fare un bel passo avanti verso la verità”. Invitato di recente a tenere una lezione perfino all’Università Bicocca di Milano, ora Ermes è stato contattato da studenti di varie parti d’Italia per una tesi di laurea sull’argomento. “La gente – afferma – spesso cerca in rete qualunque notizia che possa confermare i suoi pregiudizi. Vorrei far capire che in rete siamo noi stessi il sistema, tutto dipende da noi”.

(dal Corriere dell’Umbria)

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