IL DESTINO DEI PROFETI


ADESSO 41

di Arnaldo Casali

E’ notizia di questi giorni che la Diocesi di Castellaneta, in Puglia, ha deciso di chiamare “Adesso” il nuovo mensile diocesano.
Una scelta che è frutto di un sondaggio effettuato nei mesi scorsi dal sito web della Curia e che rende omaggio allo storico periodico di don Primo Mazzolari.
Non sappiamo da chi sia partita la coraggiosa proposta, ma è significativo che questa rifondazione pugliese arrivi proprio nel 60° anniversario della nascita di Adesso per iniziativa di uno dei più grandi profeti italiani del Novecento.

E’ infatti il 26 dicembre del 1948 quando, nella canonica di Bozzolo, don Primo insieme ad altri due amici decide di dar vita ad una rivista destinata a creare un terremoto e una rivoluzione nella Chiesa italiana, anticipando il Concilio e l’ecumenismo, dando voce ai laici, prendendo apertamente posizione a fianco dei poveri e contro ogni guerra, avviando inchieste sul mondo del lavoro e sui paesi del terzo mondo e polemizzando con il governo cattolico di De Gasperi ogni volta che si dimostra poco cristiano.

Ma è, Adesso, soprattutto una voce  profetica, sempre anticonformista, mai allineata. Emblematico, sotto questo profilo, il titolo di copertina scelto per le elezioni del 1949: “Non a destra, non a sinistra, non al centro, ma in alto”.

Adesso diventa in poco tempo il punto di riferimento delle ‘avanguardie cristiane’ come don Lorenzo Milani, Giuseppe Gozzini e Mario Rossi, mentre tra gli avversari della scomoda rivista ci sono Gianni Baget Bozzo e il Santo Uffizio, che prima proibisce a Mazzolari (e a qualsiasi sacerdote) di scriverci, poi – nel 1962 – ne ottiene definitivamente la chiusura per mano dell’arcivescovo di Milano Montini, futuro papa Paolo VI.

“Adesso – scrive Mario Pancera, parrocchiano di Bozzolo e redattore della rivista – voleva essere un aiuto a capire, non a dubitare, ma faceva paura a troppi”. Don Primo Mazzolari muore nel 1959, pochi mesi dopo essere stato riabilitato da Giovanni XXIII, che ricevendolo in udienza lo definisce “Tromba dello spirito santo in terra mantovana” ripagandolo di tante sofferenze. Il giornale sopravvive al suo fondatore, segno evidente che “Adesso” non è semplicemente la voce di un profeta, ma una voce profetica. Una voce scomoda, non omologabile, e per questo inevitabilmente destinata ad essere messa a tacere e allo stesso tempo, a continuare a parlare anche nel silenzio. E così è: in sessant’anni ad Adesso vengono dedicati convegni, libri, tesi di laurea, innumerevoli studi e nel 1979 le Dehoniane ne pubblicano addirittura la ristampa integrale.

“Ma adesso chi non ha una spada venda il mantello e ne compri una”.
Era stato questo passaggio del Vangelo di Luca a dare il nome alla rivista. Il programma di un cristianesimo rivoluzionario, combattivo ma disarmato (il Vangelo continua infatti con i discepoli che prendono due spade e Gesù che risponde “Basta!”).
Un cristianesimo che non mette a tacere le ingiustizie, i conflitti, le contraddizioni, ma che le smaschera e le affronta a viso aperto. Tutto l’opposto della visione buonista e dogmatica che ancora oggi domina la mentalità di buona parte dei cattolici e l’immagine dei cristiani troppo spesso percepita dai laici. Non è strano, allora, che prima ancora di nascere “Adesso” fosse stato ripudiato dal vescovo di Modena Cesare Boccoleri, che a padre Michelangelo del Centro di studi francescani (primo editore della testata) negò qualsiasi aiuto o benedizione.

Per un curioso caso del destino, prima di arrivare a Modena, Boccoleri, era stato vescovo di Terni. Ed è proprio per iniziativa di un suo successore – Franco Gualdrini – che, cinquant’anni dopo, compare a Terni un nuovo periodico chiamato “Adesso”.

Chissà se lo sanno, i nostri amici pugliesi, che dieci anni fa il nostro “Adesso” era nato con modalità del tutto analoghe alle loro. Inizialmente, infatti, si trattava di un periodico di informazione, per il quale erano stati ipotizzati molti nomi come L’eco del Nera, La notizia e Iride. Non sono mai riuscito a scoprire chi avesse tirato fuori l’impegnativo nome mazzolariano, ma so che all’uscita del primo numero nessuno di noi aveva mai sfogliato una copia della rivista originale. Quando però sono cominciate ad arrivare in redazione lettere di personaggi come Loris Capovilla ed Ettore Masina, che si diceva emozionato “nel veder resuscitata la pubblicazione di uno dei miei più grandi maestri” quello di conoscere da vicino quella testata di cui portavamo il nome, da curiosità diventò una necessità.

Ci aspettavamo una grigia e polverosa rivista di dotti teologi – quel giorno alla biblioteca di storia moderna di Roma – e invece ci siamo ritrovati esattamente il giornale che stavamo cercando di fare. Noi, che di Mazzolari non sapevamo niente e ci eravamo formati con san Francesco, Beppe Grillo e Jovanotti.

In questi dieci anni, poi, abbiamo fatto molte esperienze: ci siamo ritrovati a lottare a fianco della Rete Lilliput e del movimento new-global nella convinzione che un altro mondo è possibile, a lavorare con un’associazione missionaria. Oggi siamo parte integrante di un festival cinematografico ideato da uno dei vescovi più impegnati sul fronte dell’ecumenismo e del dialogo tra i popoli e le religioni. E quando ci voltiamo indietro ci rendiamo conto che a prescindere dalle idee politiche, dal contesto storico, dal modo di vivere la spiritualità e dalle etichette con cui si viene bollati,  c’è un filo comune che lega tutti coloro che prendono sul serio il Vangelo, che lavorino a fianco degli emarginati, si impegnino in politica, lottino contro la mafia, organizzino convegni o facciano film.
Ed è – come recitava il nostro primo editoriale – “quello spirito profetico di andare controcorrente, di non essere omogeneo agli schemi del mondo”.

(anteprima dell’editoriale del n.41 di Adesso, in uscita il 7 novembre 2008)

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