“I GRILLISTI SONO I NUOVI FASCISTI”. E I CATTOLICI DOVE SONO?

di Mario Pancera

Quando i fascisti di Benito Mussolini arrivarono all’assassinio del leader socialista Giacomo Matteotti, 1923, le opposizioni tentarono qualche protesta. Il re Vittorio Emanuele III si voltò da un’altra parte. Il caos.

Il re era allora il capo dello stato. Le camicie nere ebbero la strada aperta, resa ancora più facile dalla censura sulla stampa. Il movimento insolente e volgare, sotto le finte spoglie del nuovo che avanzava, occupò l’Italia e divenne dittatura.

Cavalcando lo scontento popolare, il loro «duce» per molti italiani diventò un mito. Eliminò gli altri partiti, i sindacati, si mise contro l’ Europa. A sostegno di Mussolini si trovò il filosofo Giovanni Gentile (1875-1944), di formazione liberale, diventato senatore nel 1922, e ministro della pubblica istruzione nel governo Mussolini. Dopo l’8 settembre 1943, Gentile accettò dal governo della nefasta Repubblica sociale la presidenza dell’Accademia d’Italia. Non era certo uno scalmanato, ma questo ultimo atto gli costò la vita.

Perché ricordare gli inizi fascisti? Perché alle spalle dell’attore Beppe Grillo che, con mano ferrea e provocazioni di una volgarità mai sentita prima, tiene unito il suo movimento politico si trova Gianroberto Casaleggio che, da quanto si legge, ne è l’ideologo di fiducia. Cura il suo blog ed è cofondatore del Movimento 5 stelle. In precedenza simpatizzava per le camicie verdi della Lega. Mussolini aveva Gentile, Grillo ha Casaleggio. I tempi cambiano.

Casaleggio è un esperto di marketing attraverso internet, un imprenditore che ha fondato la «Casaleggio Associati. Strategie di rete», la quale ha o ha avuto come clienti notissime e potenti società multinazionali. Dalla filosofia agli affari. Tutte notizie dei media: è pure «appassionato di fantasy e fumetti e delle teorie del complotto». Prevede una guerra mondiale tra Occidente (buono) e Oriente (cattivo), che sarà vinta dal primo nel 2040; «dal 2054 ci sarà un nuovo ordine mondiale via internet».

È certo che i «quadrumviri» che accompagnarono Mussolini nella sua ascesa non sapevano nulla di strategia della comunicazione. Era un fascismo prima maniera, con i manganelli, le purghe e le invettive, invece che con le invettive e il web. Usavano i balconi, il megafono, la radio. Poi arrivò il berlusconismo che usò la tv. Adesso il grillismo. Grillo è il megafono di Casaleggio, che i giornali considerano «la mente» del Movimento. I suoi seguaci sono chiamati “grillini”, che mi sembra un dileggio. Da grillismo è più serio grillisti.

In piazza Duomo, a Milano, un capannello discute tra contrasti: uno dei presenti li definisce «nuovi fascisti». Sembra assurdo chiamarli così, siamo nel Duemila. Si è in parte modificata la scorza esterna, molte idee di fondo sono uguali. È vero, non ci sono omicidi, né pestaggi; non si prevedono deportazioni o forzate fughe all’estero per gli oppositori. Non c’è la camicia nera né l’orbace, non c’è nemmeno il fascismo in doppiopetto. Non c’è la brillantina, ci sono i capelli sciolti. Non c’è il fez, ci sono gli scamiciati. Non c’è il «me ne frego», c’è il «me ne fotto». Non si parla di autarchia, si parla di uscire dall’euro… È tutto cambiato, o quasi. È un fascismo alla vaselina. Mi posso sbagliare, naturalmente, ma questo dicono i fatti. Le minacce contro la libertà dei cittadini sono le stesse, sono espresse in maniera diversa.

Una voce dal cortile: «Ma di’ un po’: e i cattolici dove li mettiamo?».

Seconda voce dal cortile: «Prima bisogna trovarli. Non li trovano più neanche i preti».

Terza voce: «Già, bisogna trovarli».

    Questa voce è stata pubblicata in editoriali, Kakania non finisce mai. Contrassegna il permalink.

    I commenti sono chiusi.