I GIUSTIZIERI DELLA BRIGATA GRAMSCI

brigata%20garibaldiRevisionismo storico. Curioso, la storia è l’unico ambito in cui il concetto di “revisione” viene utilizzato con accezione negativa. Tutto si può rivedere e correggere, tranne la storia. Soprattutto quella scritta dai vincitori.

Marcello Marcellini non è un fascista, non è un nostalgico, non è un uomo di destra. Non è nemmeno un anticomunista: è semplicemente un uomo con una grande passione per la storia e la ricerca della verità.

Ternano, classe 1938, avvocato, Marcellini è socio del Centro studi storici di Terni fondato da Vincenzo Pirro, e collaboratore della rivista Memoria storica. Il 26 aprile ha pubblicato, sul Giornale dell’Umbriaun articolo in cui dimostra, documenti alla mano, che Terni è stata liberata dagli inglesi e non dai partigiani della brigata “Gramsci”, che arrivarono in città solo il 15 giugno. Un articolo che ha fatto discutere, così come farà discutere il volume che ha appena pubblicato per Mursia: I giustizieri. 1944, la brigata “Gramsci” tra Umbria e Lazio  dedicato a quattro processi che gettano una luce inquietante sulla formazione partigiana ternana.

“Il revisionismo storico – esordisce Marcellini – mi sembra del tutto legittimo. I fatti restano gli stessi ma le interpretazioni, nel tempo, possono cambiare. Ad ogni modo nel mio caso non credo si possa parlare di revisionismo, dal momento che nessuno aveva mai preso in considerazione i fatti di cui io mi sono occupato”.

Di cosa si tratta esattamente?

“Ho studiato gli atti di quattro processi relativi ad una serie di omicidi compiuti da parte dei partigiani della “Gramsci” tra l’aprile e il maggio del 1944. Delitti efferati e compiuti a sangue freddo: le persone venivano sequestrate di notte, in casa davanti mogli e figli, trascinate fuori e uccise a bastonate e pugnalate. Spesso venivano evirati, ai cadaveri venivano strappati gli occhi, e non abbiamo prove che queste mutilazioni siano state effettuate dopo la morte”.
Perché compiere delitti tanto efferati contro nemici inermi?

“Bisogna innanzitutto capire il contesto storico, ovvero la rappresaglia tedesca avvenuta tra il 31 marzo e il 10 aprile 1944: i partigiani si erano impossessati di un territorio che andava da Norcia a Visso; territorio che fu  circondato dai tedeschi, che tagliarono tutte le vie di fuga ai partigiani sbaragliandoli. I superstiti, anche per recuperare il possesso del territorio, iniziarono a eliminare singolarmente i fascisti accusandoli di spionaggio, anche se in realtà, dagli atti dei processi, non è mai risultato chiaramente che si trattasse di spie. Va tra l’altro considerato che difficilmente la verità storica aderisce a quella giudiziaria”.Chi erano le vittime?

“Uomini accusati di collaborazionismo. Un’accusa che, ripeto, durante il processo non è mai risultata chiaramente dalle prove raccolte”.Perché uccidere con tanta efferatezza degli innocenti?

“In qualche caso si trattò di vendette personali mascherate da azioni di guerra. Inoltre queste morti efferate servivano come esempio per la popolazione che, terrorizzata dai tedeschi, poteva rifiutarsi di aiutare i partigiani”.

Possiamo dunque parlare di terrorismo?

“Indubbiamente si è trattato, in questi casi, di azioni terroristiche intimidatorie. Fatti che richiamano molti episodi di terrorismo, commessi in varie epoche storiche”.Quando sono stati processati i partigiani della “Gramsci”?

“Tra il 1947 e il 1952, e tutti i processi si sono conclusi con l’assoluzione degli imputati. Il governo Bonomi, a cui partecipava anche Togliatti, fece approvare un’amnistia per i casi in cui un omicidio fosse stato commesso per combattere contro il fascismo e i tedeschi. Ma quando si sequestra e si uccide a freddo una persona non possiamo parlare di atto di guerra”.

Quali sono questi quattro episodi?

“Il primo riguarda l’uccisione di Guadagnoli e Martinelli, due fascisti catturati dopo la battaglia di Poggio Bustone del 10 marzo. Uno era un milite della Guardia nazionale repubblicana, l’altro un ausiliario della Questura”.
Quindi non un fascista in senso stretto.

“Martinelli era stato arruolato perché mancavano agenti della Questura e si occupava anche di delitti comuni, non solo di lotta ai partigiani. Entrambi, dopo essersi arresi, furono portati in montagna e ammazzati da Mario Filipponi, che li fece spogliare, li portò su un dirupo, e qui, dopo una sventagliata di mitra lasciò cadere i loro corpi con un salto di 200 metri. I cadaveri non sono mai stati ritrovati e Filipponi è stato assolto perché la sentenza ha considerato quell’uccisione a freddo un’azione di guerra”.

La convenzione dell’Aia, però, considera un crimine l’uccisione dei prigionieri.

“Il 18 aprile fu invece uccisa una guardia di finanza a Ferentillo: Giuseppe Contieri. Prelevato, portato in montagna e ammazzato a pugnalate e a bastonate. Lo hanno accusato di essere una spia, ma dagli atti del processo risulta che fosse una brava persona che si limitava a fare le multe. Un brigadiere disse che i partigiani lo avevano ammazzato perché faceva troppe contravvenzioni. Anche in questo caso gli assassini sono stati assolti in base all’amnistia del 1945. Un altro delitto è stato commesso la notte del 4 maggio a Montefranco, dove un gruppo della “Gramsci” circondò la casa di Augusto Centofanti, entrò dentro, lo prelevò mentre il figlio e la moglie venivano tenuti a bada dai fucili. Lo portarono, nella notte, in un sentiero nascosto e lo ammazzarono a pugnalate e bastonate, tagliandogli i testicoli e cavandogli gli occhi. La stessa notte uccisero anche Maceo Carloni”.

Chi era Centofanti?

“Un impiegato agli ammassi, che nel ‘22 era stato squadrista. Qui c’è un particolare che è molto interessante: la cagnetta di Centofanti, Tania, seguì il padrone quando fu portato via da casa. I partigiani uccisero a pugnalate anche lei, lasciandola sul corpo del padrone”.L’ultimo episodio.

“Il 18 maggio, lo stesso giorno in cui gli alleati sfondano a Cassino, una squadra della “Gramsci” piomba su Morro Reatino e saccheggia 9 abitazioni: quattro presunte spie vengono portate in montagna e qui ammazzate a pugnalate e bastonate. Una cosa che va evidenziata è che anche le abitazioni di Contieri e Centofanti erano state saccheggiate”.Perché ha scritto questo libro?

“Perché i lati oscuri della Resistenza  non sono mai stati raccontati bene. Per poter giudicare serenamente la guerra di liberazione bisogna sapere come sono andate davvero le cose”.Cosa è stata davvero la Brigata Gramsci?

“Io mi astengo da giudizi politici perché preferisco raccontare i fatti. E se c’è qualcuno che vuole contraddire quello che ho scritto si presenti con i documenti. Quel che è certo è che sono state enfatizzate molte azioni, come quella di prendere 100 prigionieri a Terni durante la liberazione, che non esiste sui documenti. I prigionieri erano 12 e sono stati presi dagli inglesi. Questo non significa negare la guerra partigiana, significa che la complessità della sua azione va vista in tutti i suoi aspetti, positivi e negativi”.Lei, insomma, non vuole riscrivere la storia di Terni, ma capirla meglio.

“L’epopea partigiana è stata costruita dagli storici e dai politici in funzione della legittimazione di un potere che i comunisti si preparavano ad assumere in città”.Non teme di essere accusato di voler infangare la memoria della “Gramsci”?

“L’azione della “Gramsci” non si riduce a questi quattro episodi e il mio non vuole essere un processo alla Resistenza. D’altra parte il comandante della “Gramsci” ha pubblicato un elenco di imprese della brigata, che sono molto note. Io mi sono limitato ad esaminare quattro episodi ignorati dalla storiografia resistenziale. Peraltro, io racconto solo gli episodi su cui sono stati celebrati processi, ma ne esistono molti altri”.Il comunismo è tramontato da vent’anni, eppure ancora oggi l’amministrazione comunale esalta quell’epopea.

“Sono sorpreso da questa glorificazione che continua. Esaltare anche queste azioni delittuose significherebbe non aver voltato pagina con certi aspetti violenti e sanguinosi della storia italiana. Se si vuole riconoscere i meriti della Brigata Gramsci si dovrebbe anche riconoscere che certi omicidi non erano giustificabili; invece si continua ad assolvere tutto e tutti”.Adesso la accuseranno di essere di destra.

“Non mi devo giustificare perché ho interesse per la storia. Di questi processi, peraltro, se ne era interessato il professor Pirro, ma visto che io sono avvocato, ha suggerito che fossi anche io ad occuparmene”.Perché occuparsi solo dei delitti dei comunisti, e non di quelli dei fascisti?

“Perché all’Archivio di Stato di Terni non risultano processi per omicidio a carico di fascisti. D’altra parte a Terni il federale fascista cercava addirittura di prendere accordi con i partigiani per far fronte comune contro gli Alleati, quindi c’è stato un atteggiamento molto diverso rispetto a quello, ad esempio, dei fascisti perugini, che fucilavano non solo i partigiani, ma anche i renitenti alla leva”.(dal Giornale dell’Umbriadel 13 giugno 2009)

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    9 risposte a I GIUSTIZIERI DELLA BRIGATA GRAMSCI

    1. ARNALDOCASALI scrive:

      I GIUSTIZIERI DELLA BRIGATA GRAMSCI

      [..] Splinder (19/06/2009) Revisionismo storico. Curioso, la storia è l’unico ambito in cui il concetto di “revisione” viene utilizzato con accezione negativa. Tutto si può rivedere e correggere, tranne la storia. Soprattutto [..]

    2. ARNALDOCASALI scrive:

      I GIUSTIZIERI DELLA BRIGATA GRAMSCI

      [..] Splinder (19/06/2009) Revisionismo storico. Curioso, la storia è l’unico ambito in cui il concetto di “revisione” viene utilizzato con accezione negativa. Tutto si può rivedere e correggere, tranne la storia. Soprattu [..]

    3. mascaruccip scrive:

      Questo storico mi sembra un po’ suonato come storico, come il suo intervistatore. Il top lo si raggiunge quando ravvisa un comportamento virtuoso e logico nel fatto che “il federale fascista cercava addirittura di prendere accordi con i partigiani per far fronte comune contro gli Alleati”… La storia non la si studia scegliendo il brandello che interessa. Di “omicidi” (senza sevizie) come quelli indicati il movimento partigiano in inevitabile clandestinità all’inizio ne ha effettuati migliaia per liberare l’Italia dai fascisti che autodichiarandosi “Stato” legittimavano rappresaglie e l’assassinio di oppositori, prigionieri e presunti renitenti allo loro leva. (Maurizio)

    4. anonimo scrive:

      Chi studia la storia prendendo cio’ che gli interessa non è di certo Marcellini, leggi il libro prima di parlare! Chi scrive questi libri ha coraggio da vendere, e nulla da guadagnare.

    5. anonimo scrive:

      Forse dovresti leggere il libro prima di parlare. Ma molti altri che non hanno mai letto un libro si improvvisano giudici di libri di storia del quale non conoscono nemmeno i contorni.

    6. anonimo scrive:

      Un paio di cose.
      Già quando si dice "i partigiani si erano impossessati di un territorio che andava da Norcia a Visso" è un errore grossolano, che Visso ricadeva fuori dalla zona sotto il controllo della Gramsci, che si estendeva tra Norcia, Cascia, Leonessa e la Valnerina. Se questa è la preparazione dello "storico" Marcellini, stiamo freschi.
      "Il comandante della “Gramsci” ha pubblicato un elenco di imprese della brigata, che sono molto note". Mah. Tutta sta notorietà della Brigata Gramsci non l’ho mai riscontrata, e il ternano medio difficilmente ne ha mai sentito parlare. Di fatto, è una storia pressoché sconosciuta, a parte il molto pubblicizzato libro in questione.
      "Il comunismo è tramontato da vent’anni, eppure ancora oggi l’amministrazione comunale esalta quell’epopea." Cosa c’entra il comunismo con tutto ciò? La storia della Gramsci è una storia comunista? Quando invece dalle memorie dei dirigenti -comunisti, e che avrebbero avuto tutto l’interesse a presentarla come una "epopea comunista"- emerge la volontà continua di evitare settarismi nella lotta.

      Nicola Zingarelli

    7. anonimo scrive:

      No Zingarelli,mi permetta ma è lei ad essere caduto in fallo. In un rapporto del comandante partigiano del battaglione di Monteleone di  Spoleto,Vannozzi, e da altri documenti , si evince che il territorio controllato dalla ‘Gramsci’ (alla quale si unirono altri reparti resistenziali) compredneva anche Visso. Visso era controllata dalla Melis,in collegamento con la Brigata "Gramsci" e che svolse con essa azioni comuni.
      Il libro in cui è contenuto il verbale,insieme agli altri documenti, non è certo di ‘parte’: si tratta de "L’ UMBRIA NELLA RESISTENZA " tomo I ,editori Riuniti,febbraio 1972, a cura di Sergio Bovini.
      Cordialmente,

      Marco Petrelli

    8. anonimo scrive:

      Ho letto entrambi i libri di Marcellini con grande attenzione ai luoghi e alle persone descritte, devo dire che come al solito quando si scrive la verità documentata e non inventata con tanto di dichiarazioni scritte e narrati ancora oggi da persone comuni, che va contro la chiara politica ternana si cerca sempre di giustificare o controbattere senza documentarsi o addirittura senza leggere i libri, Io non contento ho parlato di questi fatti con mio zio di ferentillo che all'epoca aveva 13 anni e ricorda benissimo questi fatti vista la vicinanza della frazione di Macenano e della Valle, sono rimasto colpito molto dal racconto sulla povera ragazza Jolanda a Lugnola nel libro UN ODIO INESTINGUIBILE, capisco la realtà di allora e gli stenti di tutti ma certi fatti non possono non far pensare che di sicuro nell'enfasi degli eventi  qualcuno abbia approfittato  per vendicare rancori personali e magari per fare razzie in giro senza alcun ruspetto di chi veramente a sofferto la fame come la popolazione civile.La dura verità fa male specialmente a coloro che ancora oggi dopo anni e anni di controllo del territorio cerca di dare colpe a altri del malgoverno dei luoghi e delle cose che non ha, vedi la situazione socio economica della nostra città Terni aggrappata ad una unica realtà quella delle acciaierie senza cercare altri sbocchi………. 

    9. anonimo scrive:

      ddddd