Hanno clonato il mio Bancoposta. E non è la cosa più assurda

di Arnaldo Casali

Qualcuno ha rubato dal mio conto BancoPosta 3500 euro. E non è la cosa più assurda della storia che sto per raccontare.

Qualche giorno fa ero andato a fare spese per la casa, e al momento di pagare ho fatto una figura barbina: la carta non funziona. Riprovo, niente. “Ha superato la soglia mensile di spesa” mi dicono.

Oops. Non sapevo nemmeno che ci fosse una soglia mensile, ma considerando che ho appena rifatto il bagno e avuto un sacco di spese per la casa nuova, se la soglia è 1500 euro sicuramente l’ho superata.

Rosso in faccia dalla vergogna, restituisco la maggior parte della spesa – circa 80 euro – e prendo solo quello che posso pagare in contanti, e cioè 30 euro.

Per qualche giorno, diciamo così, risparmio. Poi ieri – domenica 16 febbraio – provo a pagare con la carta un biglietto del treno e la cena in pizzeria; e ci riesco. Strano, mi dico, forse fino a 25 euro posso pagare anche se ho  superato la soglia mensile.

Stamattina vado alle poste a pagare una bolletta da 90 euro. Provo di nuovo a usare la carta e – a sorpresa – accetta il pagamento. Allora chiedo all’impiegato cosa diavolo è successo: “Sicuramente non funzionava il pos del negozio”.
Ma mi diceva proprio che ho superato la soglia!
“eh, lo fa, lo fa”.
Ma guardi – aggiungo – che negli stessi giorni non è andata a buon fine nemmeno una ricarica che avevo fatto sulla postepay. Non è che avete avuto un problema voi?.
“Sì – risponde quello – un problema c’è stato, ma non è stato nostro, è stato in generale…”

In generale? Ad ogni modo, quant’è questa soglia mensile che non si può superare?
“2500 euro”.

2500 euro? Ma io 2500 euro non li ho spesi di sicuro. Proprio in quel momento mi cade l’occhio sulla ricevuta della bolletta, dove è stato stampato il saldo. Non sono bravo in matematica, ma mi accorgo immediatamente che mancano 3500 euro.

Faccio stampare la lista movimenti per capire cosa è successo, e – sì – mancano 3500 euro, ma non c’è scritto quando e come sono stati spesi.

“Non me lo dice ancora perché è un pagamento recente. Faccia mente locale!”.

Mente locale? Cosa crede, che spendo 3500 euro senza accorgermene? Verifichi immediatamente, perché questi soldi me li hanno rubati!

Il tizio sparisce, ricompare, ri-sparisce, ricompare.

“Sì, risulta che il 12 febbraio alle 1.50 è stato fatto un trasferimento di 3500 euro a una postepay. Sicuro che non l’ha fatto lei?”

La ricarica che non era andata a buon fine era di 150 euro. Possibile che sono così rincoglionito che anziché scrivere 150 ho scritto 3500? Mi sembra strano, ma ecco la mia postepay, controlli!

“Ah… qui nemmeno c’entrano, 3500 euro”.

Appurato che la mia postepay è vuota, il tizio mi dice che devo chiamare un numero verde sia per bloccare la carta sia per chiedere dove sono finiti i miei soldi.

Ho pessimi ricordi del numero verde di Poste Italiane: l’ultima volta sono stato tutto il pomeriggio – e non esagero – per riuscire a parlare con l’operatore. Senza muovermi dall’ufficio, provo a chiamare, poi al terzo tentativo andato a vuoto do inizio alla scenata.

Torno dall’impiegato e dico che voglio immediatamente parlare con il Direttore, poi ripeto a voce tonante che sono stato derubato di 3500 euro dal mio conto BancoPosta e non ho intenzione di passare il pomeriggio con un call center.

Dopo qualche minuto arriva il direttore che – tra varie telefonate – mi spiega la situazione grottesca. Dunque:

La mia carta è stata clonata. Non rubata, perché non ho mai perso di vista il mio portafoglio in tutti questi giorni, né hanno potuto rubare i miei dati online perché io – proprio per non rischiare – non ho il conto online, e non uso il mio Bancoposta per pagamenti su internet; sempre per non rischiare, non ho nemmeno la domiciliazione sul conto delle bollette. Gli unici che possono virtualmente rubarmi dei soldi sono quelli della Vodafone, visto che ho l’abbonamento, per il resto il mio conto viene usato solo ed esclusivamente per pagamenti dal vivo. Come è stato possibile, dunque, accedere alla mia carta?

Me l’hanno clonata – è la risposta – con un banalissimo pagamento in un qualsiasi POS.

Avete capito?

Tu paghi con la carta al negozio, il negoziante ha il Pos truccato, si copia tutti i tuoi dati, poi clona la tua carta e ci va in giro.

Proprio ieri sera – ieri sera! – ho discusso a lungo con una mia amica alla quale avevano clonato la carta, dicendo che erano tutte sciocchezze, leggende metropolitane, figuriamoci se possono davvero clonarti la carta con un banalissimo pos! Se così fosse sarebbero già corsi ai ripari, sviluppando tecnologie più raffinate o maggiori sistemi di sicurezza. Ti pare possibile che si possano clonare così facilmente le carte e nessuno fa niente? Anzi, addirittura il Governo – con la scusa di combattere l’evasione fiscale – cerca di costringere tutti i cittadini a pagare con la carta?

Sarebbe folle, no? Sarebbe come costringere i cittadini a tenere il portafoglio nella tasca posteriore dei pantaloni quando va in metropolitana, come costringere i ciclisti a parcheggiare senza mettere la catena, come fare una legge che obbliga a tenere le porte di casa aperte e segnalare l’assenza del proprietario.

Sarebbe folle. Non ci posso credere, che il Governo incoraggi i pagamenti con carta quando è così facile clonarle.

E invece è proprio così. Almeno stando a quanto detto dal direttore della filiale ternana di Poste Italiane.

Ma non è finita.

Non stiamo parlando di un furto, stiamo parlando di una transazione. I soldi sono spariti dal mio conto e sono finiti in una carta ricaricabile, presumibilmente Postepay.

Eppure nessuno – né all’ufficio postale né al call center – è in grado di dirmi il numero e l’intestatario di questa postepay. Anzi, non sanno dirmi nemmeno con certezza se si tratta effettivamente di una postepay o di un’altra prepagata.

Una volta bloccata la carta devo rivolgermi alla Polizia Postale. Che però il pomeriggio è chiusa. Quindi me la prendo nella cosiddetta saccoccia.

Ma non è finita qui. Probabilmente – mi dicono – la Polizia Postale non può fare nulla, perché la transazione non è stata ancora autorizzata.

Insomma, quei 3500 euro hanno già lasciato il mio conto ma non sono ancora arrivati a destinazione. Nonostante siano passati ormai cinque giorni.

Il motivo? Non si sa.

Immagino – ma a questo punto è solo una mia deduzione – che è per questa ragione che la mia carta era stata bloccata per aver superato la soglia e poco dopo sbloccata.

Restano molte cose incomprensibili: se la soglia mensile di prelievo è di 2500 euro, come ha potuto il ladro trasferirne 3500?

Ed è mai possibile che per fare un pagamento online di 150 euro mi arriva la richiesta di autorizzazione del pagamento tramite sms, e 3500 euro passano senza che mi arrivi nemmeno una notifica?

Possibile che ogni volta che cambio computer facebook mi deve bloccare l’account se non supero settantamila test per dimostrare che si, sono proprio io, e Poste Italiane permette che qualcuno mi porti via 3500 euro senza nemmeno chiedere se sono proprio sicuro sicuro di voler fare questa donazione?

Possibile poi che un cazzo di ladro che si è costruito un clone della mia carta Bancoposta anziché prelevare 800 euro e mettersele in tasca subito, preferisce fare una transazione di una postepay che resta – o dovrebbe restare – tracciabile?

Su internet viene spiegato quanto facile sia clonare le carte, soprattutto tramite bancomat truccati (con l’aggiunta di dispositivi detti skimmer e telecamere che filmano il codice) ma che le carte con il microchip al posto della banda magnetica non siano clonabili. Eppure la mia carta ha il microchip.

Qualche altro sito aggiunge che quelle con il microchip si possono clonare ma non utilizzare, e che quindi una volta duplicate vengono mandate in Bulgaria dove si ciucciano tutti i soldi. Essendo dunque un conto estero, si giustificherebbe la lentezza della transazione e anche il fatto che il ladro si gode 3500 euro anziché 800 perché tanto all’estero non lo prendono.

Ma queste sono solo mie elucubrazioni. Che non chiarirà, probabilmente, nemmeno la Polizia Postale visto che – per colmo del paradosso – non essendo ancora stato consumato il furto, la polizia non può intervenire.

Già, perché – come si diceva – i soldi hanno già abbandonato il mio conto ma non hanno ancora raggiunto quello del ladro. La transazione, infatti, non è stata autorizzata.

Bene, non autorizzatela – ho detto subito – e il problema è risolto.

“No, noi non possiamo bloccarla in alcun modo. Possiamo solo aspettare per vedere se la va a buon fine o torna indietro”.

E quanto, di grazia, dobbiamo aspettare?

“Il tempo massimo è quindici giorni”.

Dunque per fare la denuncia alla polizia postale, io devo aspettare quindici giorni. Il problema è che le registrazioni delle telecamere di sicurezza installate in tutti i postamat, vengono cancellate dopo una settimana.

Dopo una settimana, capite?

Quindi io per fare la denuncia devo aspettare che il ladro non sia più identificabile.

Nel frattempo l’azienda titolare sia del conto del derubato sia di quello del ladro non può fare nulla, né per bloccare il furto né per identificare il ladro. Anche in virtù della privacy.

Perché giustamente, la privacy dei ladri va tutelata.

Un po’ come se in una famiglia un figlio ruba i soldi al fratello e la mamma, anziché costringere il figlio ladro a restituire il maltolto, dice al figlio derubato di andare alla polizia, ma solo dopo che il ladro avrà finito di spendere i soldi rubati.

C’è davvero da sentirsi al sicuro.

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