FRANCO BATTIATO: UN ARTISTA ECLETTICO TRA CULTURA E IRONIA

di Dario Scorza

Parlare di Franco Battiato come di un semplice cantautore sarebbe impossibile, oltre che riduttivo. Gli interessi della sua vita non si limitano a scrivere canzoni e a cantarle.
Dal 1987 compone anche musica classica e dal 1991 ha iniziato a dipingere, con lo pseudonimo di Süphan Barzani. Ma anche se volessimo limitarci alle sue canzoni, troveremmo molte sorprese. Da sempre nei suoi testi non teme di trattare argomenti inconsueti per il genere “canzone” cui siamo abituati: ci sono brani dal vago sapore scientifico (Cariocinesi,  Plancton), altri che sembrano tratti dalla liturgia della messa in latino (Pasqua etiope), altri in dialetto siciliano (Stranizza d’amuri, Veni l’autunnu).

Ascoltare un suo disco significa viaggiare continuamente da un paese all’altro, attraverso miti, culture e tradizioni di tutto il mondo: dalla Russia di Stravinsky e Nijinsky alla Cina dei Ming, dal Regno delle due Sicilie al Bengala, fino a mondi fantastici e leggendari (Atlantide, Via Lattea)

Battiato si diverte a coglierci di sorpresa e in uno stesso brano trovano posto le balinesi e i Dervisches Tourners, musiche balcaniche e balli irlandesi. La sua specialità è evocare una fantasmagoria di immagini, con eleganza e musicalità. Ma tutto questo non sconfina mai nel calligrafico perché il tutto è dominato da una lucida razionalità, oppure si risolve in un flusso di coscienza, a volte non privo di finalità ironiche. Probabilmente  il miglior complimento che si possa fare a Battiato è che egli è pienamente figlio della sua terra, la Sicilia, e ciò traspare chiaramente nelle sue canzoni: esse, come la Sicilia, sono un ritrovo in cui convergono e convivono le più diverse civiltà (la greca, la latina, l’araba).

Ma non si pensi a Battiato come ad un noioso accademico che ha deciso di scrivere canzoni: un’altra caratteristica dei suoi testi è l’ironia, la critica della società (Bandiera Bianca, Up patriots to arms, Gente in progresso) ed è felicissimo il contrasto tra testi pieni di citazioni colte o dall’apparente aspetto serioso e le musiche allegre e sbarazzine (Sentimento nuevo, Voglio vederti danzare). Ogni suo testo è una continua provocazione culturale, uno stimolo alla curiosità intellettuale, saltando da Socrate a Tommaso Landolfi, da Beethoven a Nietzsche, da Newton a Tiziano. In uno stesso testo Battiato alterna la lingua italiana al francese, al tedesco, all’inglese, all’arabo, al greco. Negli ultimi tre dischi la provocazione è aumentata, dato che Battiato, per i testi, si avvale della collaborazione del filosofo Manlio Sgalambro, al quale pure non difetta l’ironia. E così nascono brani intensi (La cura), altri satirici (Il ballo del potere), non manca la profondità (Vite parallele), né la riflessione filosofica (L’esistenza di Dio). Sgalambro sembra aver accentuato nei testi la sensualità, precedentemente soltanto velata e sfumata.

Infine nel 1999, Battiato si è concesso il lusso di fare semplicemente l’interprete di vecchi brani ai quali è molto legato, rendendo così omaggio, alla sua maniera, ad Aznavour, De André, Endrigo, Rolling Stones.

L’INTERVISTA – "SAPPILO, NON SONO NORMALE!"

di Chiara Tiracorrendo

Siamo ad una rassegna di musica di ispirazione sacra, comincerei, quindi, proprio con una domanda sui suoi rapporti con il mondo spirituale, sia nel suo percorso personale, che nella sua musica: penso a lavori come Messa Arcaica o alla sua recente collaborazione con Branduardi per il disco dedicato a san Francesco.

«Quella con Branduardi non è una collaborazione, voglio dire che ho semplicemente cantato una sua canzone, cioè, il pezzo è suo, mentre la  Messa Arcaica, nella mia carriera di musicista e, diciamo, specialistico di musica mistica, per me rappresenta la mia vetta, senza dubbio»

A proposito del suo ultimo lavoro, Fleurs: si tratta di un album di cover…

"Quasi tutte sì…"

Sì, certo, a parte i due inediti (Medievale e Invito al viaggio, n.d.a). Quali sono i nomi più significativi di musicisti che ascoltava e che hanno influenzato in maniera decisiva la sua produzione?

«Mah, le influenze sono una cosa molto particolare, a volte possono passare anche attraverso comunicazioni non proprio dirette… non necessariamente ascoltando musica; ecco, però… Sergio Endrigo è stato un grande compositore, secondo me».

E oggi c’è qualcuno o qualche settore nel panorama italiano che, secondo lei, ha qualcosa di interessante da dire?

«Credo che l’Italia vada meglio… Mah,  tutto poi va visto relativamente al periodo che viviamo: non si scrivono più sinfonie, oggi, né sonate… è un altro mondo, quindi se ti relazioni a Beethoven qualcosa va storto, ma, dico, nel nostro panorama, trovo che alcuna musica italiana… una parte di rock sperimentale, anche se viene direttamente dalla musica angloamenricana, si sta in qualche modo emancipando… Cioè, cantano in italiano come se cantassero in inglese, ma hanno una loro autonomia… mi pacciono, insomma».

La sua formazione, il suo percorso umano sono ricchissimi, sia dal punto di vista spirituale che intellettuale…

«Se lo dici tu…»

Quali sono state alcune delle tappe fondamentali, le più interessanti, quelle che hanno segnato un punto di svolta?

«Moltiplica la tua vita per tre volte e arrivi a…». Ride.

Qualche incontro illuminante, come quello con Sgalambro?

«Sì, ho incontrato molte persone interessanti nella mia vita, senz’altro».

Qualcuna in particolare?

«Mah… sono anche persone che non hanno nome e cognome… ricordiamoci che i pittori di icone non si firmavano».

Franco Battiato conosce molte lingue…

«Male, tante, sì; malissimo…»

…E suoi testi, le sue musiche sono pieni delle suggestioni più diverse: dalla mitologia mediterranea, alla poesia giapponese, alle danze indiane… da dove le arriva questa passione per la continua conoscenza del pensiero umano e delle forme artististiche?

«C’è chi scrive canzoni d’amore e chi… no! Una volta un tale mi diceva “ma perché non scrivi canzoni più facili?” Ma perché? Ce ne sono tanti: perché non ti ascolti altri cantanti? Perché devi ascoltare proprio me con tutti quelli che ci sono?
Ognuno ha una sua caratteristica: io sono nato col dramma della metafisica, diciamo così».

E con le cose di tutti i giorni come si relaziona? Con gli affetti familiari, con la quotidianità…

«Beh, sono molto particolare in questo senso qui…, non sono normale, ecco. Sappilo! Ho poco del quotidiano, sì. Sappilo!»


Vivere venti o quarant’anni in più
è uguale
difficile è capire ciò che è giusto
e che l’Eterno non ha avuto inizio
perché la nostra mente è temporale
e il corpo vive giustamente
solo questa vita.
Ma se ti senti male
rivolgiti al Signore
credimi siamo niente
dei miseri ruscelli senza Fonte.

(Fisiognomica)

L’ombra della luce
Difendimi dalle forze contrarie,
la notte, nel sonno, quando non sono cosciente,
quando il mio percorso, si fa incerto,
E non abbandonarmi mai…
Ricordami, come sono infelice
lontano dalle tue leggi;
come non sprecare il tempo che mi rimane.
E non abbandonarmi mai…
Non mi abbandonare mai!
Perchè, la pace che ho sentito in certi monasteri,
o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa,
sono solo l’ombra della luce
.

(L’ombra della luce)

da Adesso n.18 – giugno 2000

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    Una risposta a FRANCO BATTIATO: UN ARTISTA ECLETTICO TRA CULTURA E IRONIA

    1. ARNALDOCASALI scrive:

      PUNTATA 131

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