EMMAUS: IL MONDO ALLA ROVESCIA di Dario Scorza

Nella galassia del volontariato, un osservatore superficiale stenterebbe a trovare delle marcate distinzioni tra le varie associazioni, ma non potrebbe fare a meno di notare la straordinaria particolarità della Comunità di Emmaus.

Infatti, se la maggior parte delle associazioni di volontariato si dedicano all’assistenza e all’accoglienza (opere ovviamente encomiabili), ad Emmaus non ci sono né assistenti né assistiti: è una comunità che offre a chi proviene da realtà di povertà, emarginazione o disagio, la possibilità di riconquistare la dignità del lavoro e la fierezza di provvedere da soli al proprio sostentamento.

Il carattere anticonformista della comunità emerge anche nei lavori e nei mezzi di sostentamento della comunità: nella civiltà industriale che si regge sull’usa e getta, che ogni anno cambia telefonino, Emmaus trae il suo sostentamento e il suo lavoro dal recupero e dal riciclaggio di tutto ciò che viene buttato via, dai cartoni ai mobili,  e che viene poi rivenduto nel mercatino dell’usato. Questa occupazione consente ai comunitari di mantenersi, di pagare le tasse, di pagarsi le future pensioni e anche di impegnarsi in progetti di solidarietà nazionale ed internazionale (ad esempio, costruzione di campi profughi in Bosnia, assistenza medica in molti paesi del Terzo Mondo etc.), il tutto in modo trasparente e documentato.

L’assistenza, che pure è importante, prevede l’attività dell’assistente e la passività dell’assistito: ciò può portare l’assistito a sentirsi amato ma anche a sentirsi inutile e inferiore, incapace di farcela da solo. Questa considerazione ha portato Emmaus a scegliere di offrire non assistenza ma possibilità di reinserimento, di riscatto sociale.
Tutti coloro che bussano alla porta della comunità, hanno subito la sensazione che ci sia bisogno della loro opera e si accorgono di essere perfettamente in grado di procurarsi il pane quotidiano onestamente. Inoltre si accorgono che la loro opera può portare giovamento ad altre persone in difficoltà. Nessuna semplice assistenza sarebbe in grado di restituire loro la dignità e la fiducia in sé stessi. Tutto il movimento sta in questa semplice idea. Ci si salva quando si diventa salvatori di altri. Questa è indubbiamente la più grande intuizione dell’Abbé Pierre.

Ma Emmaus possiede anche altre particolarità. Ad esempio, la denuncia delle ingiustizie. L’Abbé Pierre non si è limitato ad aiutare gli emarginati, ma non ha perso occasione per far conoscere a tutti le vergogne della nostra società, per disturbare le coscienze tranquille nel loro cantuccio di benessere, per richiamare ognuno alle proprie responsabilità («La responsabilità implica due atti: voler sapere e osare dire»). E proseguendo sulla strada della denuncia, la comunità di Emmaus mira alla rimozione delle cause della miseria. Non si accontenta di tamponare le situazioni di povertà e di squilibrio economico ma dichiara apertamente di combattere, nella non-violenza, le cause politiche, sociali ed economiche della povertà con campagne di pressione.

I PRINCIPI E I RISULTATI DI EMMAUS

«Davanti ad ogni sofferenza umana, fai in modo – secondo le tue possibilità – non soltanto di alleviarla senza tardare, ma anche di distruggerne le cause. Fai in modo non soltanto di distruggerne le cause, ma anche di alleviarla senza tardare. Nessuno è davvero buono, giusto e vero, finché non si è deciso a dedicarsi con animo sereno, e con tutto il suo essere, all’uno e all’altro di questi due compiti. Se essi vengono separati, vengono rinnegati».   

«Ecco della gente che era perduta e che, di colpo, non commette più crimini: vive del proprio lavoro; fa dell’ecologia concreta, raccogliendo e riciclando tutto ciò che è possibile; e, inoltre, riesce a dare. Nel 1992 i 4000 confratelli di Emmaus di Francia, dopo essersi pagati il cibo, i contributi sanitari, le pensioni e il resto, sono riusciti a dare circa 30 milioni di franchi ad organizzazioni umanitarie. Un giorno l’ho detto al Primo Ministro Laurent Fabius; lui ha fatto un rapido calcolo e poi ha detto: «Senza Emmaus, il novanta per cento dei 4000 confratelli sarebbero in ospedale, all’ospizio o in prigione per recidiva di reati derivanti dalla miseria. Il tutto costerebbe allo stato una somma colossale».

Abbé Pierre

LA SOLIDARIETA’

Le 12 comunità di Emmaus Italia, con il ricavato dei mercatini dell’usato, trovano anche il modo di finanziare diversi progetti di solidarietà in tutto il mondo. Facciamo qualche esempio: in BURKINA FASO Emmaus finanzia la costruzione della Banca del Sangue, del Centro sanitario Oasis, che cura e alimenta i bambini denutriti e opera gratuitamente gli indigenti; inoltre si sta adoperando per fornire ai contadini l’equipaggiamento e la formazione necessaria.
In ECUADOR finanzia l’assistenza medica preventiva ai bambini da 0 a 14 anni e alle loro madri. In BOSNIA, dopo la guerra, Emmaus ha inviato mobili, giocattoli, tappeti etc, per le famiglie bisognose. Ha inviato anche 150 tonnellate di farina per il pane delle mense popolari. Sempre in Bosnia, Emmaus si è adoperata per accogliere i profughi della guerra del KOSOVO dapprima con un campo di tende, poi con la costruzione di edifici per ospitare 500 persone.
Molti di questi progetti, che richiedono un impegno finanziario di molte centinaia di milioni di lire, sono ancora in corso. Se qualcuno desiderasse contribuire, può farlo tramite il CCP n. 23479504 intestato a Emmaus Italia.
Emmaus Italia organizza anche dei Campi di lavoro estivi, per permettere ai giovani di fare un’esperienza diretta della vita solidale delle comunità. I campi sono gratuiti.

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