CIVILTA' LAICA, TERNI IN JAZZ E IL FESTIVAL "CIELO E TERRA"

di Arnaldo Casali

C’è modo e modo di fare polemica.

Si può polemizzare con onestà e trasparenza, per difendere un principio di interesse comune, e si può polemizzare in modo strumentale, per difendere un interesse personale o di gruppo.

Riesce però difficile accettare che, per difendere gli interessi degli amici, si possa arrivare a polemizzare in modo pretestuoso e ridicolo contro il cagnolino che raccoglie le briciole lasciate dai banchettanti.

Eppure è esattamente quello che fa Anatman commentando il post "Terni non è più jazz" di Alessandro Chiometti sul blog dell’associazione Civilta Laica.

Il post di Chiometti – presidente dell’associazione – polemizza sulla possibile dipartita di "Terni in jazz", rassegna musicale nata dieci anni fa per iniziativa di un gruppo di amici jazzofili e diventata la principale manifestazione culturale ternana nel 2001, dopo che il sindaco Paolo Raffaelli aveva deciso di dirottare su quel festival tutte le risorse precedentemente riservate a "Umbria jazz", rompendo così con il gigantesco festival regionale (che in provincia di Terni è invece rimasto, con grande successo, a Orvieto e Narni) per puntare tutto sulla kermesse autarchica.

Il risultato è stato un festival di altissima qualità sul profilo musicale, ma di bassissimo impatto per quello che riguarda il pubblico, e questo nonostante gli ingentissimi investimenti da parte dell’Ente pubblico e la massiccia campagna promozionale che ha tentato di fare, di fatto, di Terni in jazz il principale evento culturale della città.

Non un fallimento, badate bene. Il jazz è già di per sé un genere musicale d’élite. Umbria Jazz è diventata un evento nazional-popolare e di richiamo mondiale solo abdicando alla sua vocazione e chiamando a suonare, oltre ai più celebri jazzisti del mondo, anche artisti di grande richiamo ma che con il jazz non hanno nulla a che fare.

Legittima, e anzi, assolutamente apprezzabile quindi la scelta dei fratelli Luciano e Antonio Vanni, organizzatori di Terni in jazz, di puntare su nomi totalmente sconosciuti al grande pubblico (ma spesso anche agli stessi appassionati di jazz) ma di alta qualità artistica.

Terni in jazz è diventato, di fatto, un festival di jazz contemporaneo, che ha scovato e portato a Terni i nuovi talenti di questo genere. Inevitabile, però, proprio per questo, che a vederlo venissero quattro gatti.

Quattro gatti entusiasti, ma pur sempre quattro gatti.

In discussione non c’è, dunque, la qualità dell’evento ma piuttosto la politica perseguita dal Comune.

Rompere con un colosso come Umbria jazz, coprire di soldi e di sponsor una manifestazione dal basso impatto popolare e turistico, assegnare centinaia di migliaia di euro ad una singola associazione mentre altre realtà culturali sono costrette ad accontentarsi delle briciole: queste azioni del Comune sono alla base delle polemiche che hanno seguito "Terni in jazz" in questi dieci anni e che hanno costretto il nuovo Sindaco di Terni a mettere in discussione la scelta, tutta personale e scarsamente condivisa anche dalla sua stessa amministrazione, del sindaco uscente.

La domanda non è dunque se "Terni in jazz" sia o meno un festival di qualità. La domanda è se è giusto che il Comune investa così tante risorse (si parla di oltre 300mila euro l’anno) su una manifestazione che, di fatto, la città non vive e non sente come sua.

La domanda è perché tante altre manifestazioni – musicali e non – organizzate da altre associazioni, che raccolgono molto più pubblico con la stessa qualità, vengano invece ignorate dal Comune.

A questa domanda Alessandro Chiometti non risponde. Ed è comprensibile, e forse anche legittimo: a lui sta a cuore difendere "gli amici" Luciano e Antonio Vanni e una manifestazione che rappresenta un "fiore all’occhiello" della città e che rischia di scomparire, non intavolare un dibattito sulle politiche culturali del Comune, sul pluralismo o sulla meritocrazia.

Quello che lascia invece totalmente sconcertati è l’attacco che Anatman, nel suo commento, fa nei confronti del Filmfestival popoli e religioni: un evento che ha dimostrato, al contrario, di riuscire a raccogliere un grandissimo numero di pubblico pur avendo a disposizione pochissimi fondi.

Questo è il commento integrale di Anatman:

"Sarà interessante vedere se la politica dei "tagli" riguarderà anche il Film Festival Popoli e Religioni, che nonostante l’enorme rilevanza su manifesti giganti e stampa locale, spesso riesce a proiettare film per MENO DI 10 SPETTATORI, come accaduto più volte l’anno scorso, cosa di cui sono testimone oculare".

Dicevo che ci sono molti modi di fare polemica. Io, di solito, preferisco il primo: difendere principi di interesse comune.

Quando, con un gruppo di amici, ci siamo inventati un festival a zero budget – STRAVALENTINO – per protestare contro le politiche culturali del Comune e in particolare contro la gestione per nulla pluralista, meritocratica e trasparente degli Eventi valentiniani, abbiamo subito precisato che noi volevamo parlare a nome di tutte le realtà culturali della città, e che – di conseguenza – il problema degli eventi valentiniani non si sarebbe certo risolto finanziando il nostro festival, ma solo cambiando il metodo dell’assegnazione dei fondi. Sarà anche una deformazione professionale: io faccio di lavoro faccio il giornalista, non l’organizzatore culturale, quindi non ho "rivali" e tendo ad interessarmi e ad avere a cuore tutte le cose importanti che vengono fatte, non solo quelle che organizzo io o i miei amici.

In questo caso, però, devo anche ammettere di essere di parte: anche se non me ne viene in tasca nulla, infatti, sono il direttore organizzativo del Filmfestival popoli e religioni.

Dunque posso dire: 1) che la politica dei tagli ha già colpito il filmfestival popoli e religioni: la convenzione con l’Istess, che lo organizza, ha infatti subito – come tutte le altre – un decurtamento, da parte del Comune, del 20% dei finanziamenti.

2) Che fino ad oggi il Filmfestival popoli e religioni ha goduto di un finanziamento, da parte del Comune, di appena 25mila euro l’anno. Mi permetto di dire "appena" perché il finanziamento della maggior parte degli eventi culturali da parte del Comune supera i 40mila euro, e questo a prescindere dal pubblico coinvolto, la gratuità o meno dell’ingresso e il valore culturale ed educativo della manifestazione. Anche se non mancano molti "figli di un Dio minore" che prendono ancora meno di noi, o non prendono nulla.

3) Le ultime due edizioni del filmfestival popoli e religioni (che offre, ad ingresso gratuito, proiezioni di film, conferenze, dibattiti, concerti e spettacoli teatrali) hanno visto una media quotidiana di 800 spettatori.

4) La risonanza avuta nei mezzi di comunicazione locali, notevole nelle ultime tre edizioni, è stata dovuta solo ed esclusivamente all’interesse suscitato dagli eventi proposti nei giornalisti. Senza marchette.
A causa degli scarsi fondi a disposizione, infatti, l’organizzazione del festival ha scelto, lo scorso anno, di non fare nessun tipo di pubblicità sui giornali, nelle radio o in televisione.
Vale la pena di sottolineare, a questo proposito, che di solito – anche a livello nazionale – la rassegna stampa di una manifestazione è direttamente proporzionale all’investimento pubblicitario effettuato, dalla stessa manifestazione, sui mezzi di comunicazione.

5) Non so a quali proiezioni si riferisca Anatman; non ricordo proiezioni con meno di 10 spettatori, se non qualche "notturna" o magari la presentazione di un film "particolarmente d’essai", ma certo non lo posso escludere. D’altra parte sarebbe una cosa del tutto normale, anzi, direi che sarebbe un risultato positivo in un festival che propone anche dieci proiezioni in uno stesso giorno. Il problema sarebbe raccogliere dieci spettatori in una giornata intera!

D’altra parte la critica di Anatman è talmente pretestuosa che forse non avrebbe nemmeno meritato una risposta: è evidente, infatti, che dal suo punto di vista non è in gioco né la qualità di un evento, né il pluralismo delle politiche culturali, ma solo ed esclusivamente la parola "Religioni" contenuta nel nome del nostro festival (la cui natura laica, peraltro, è universalmente riconosciuta) e – ancora di più – il fatto che a promuoverlo sia la Diocesi di Terni.

Tutto ciò che viene dalla Chiesa è cattivo, e tutto il male, in un modo o nell’altro, arriva dalla Chiesa. Questo l’assunto che emerge dal 90% dei post presenti sul blog di Civiltà Laica (a cui mi lega peraltro,  n personale rapporto di stima e amicizia con i fondatori) quindi la cosa non meraviglia. Né, a "riscattare" il nostro festival, è servita, evidentemente, la presenza nell’ultima edizione di un personaggio – Andrea Armati – molto vicino alla stessa Civiltà Laica.

Più che a rispondere ad una polemica, quindi, questo articolo vuole servire a chiarire la natura del finanziamento pubblico del nostro festival e a tranquillizzare Anatman e quelli che – come lui – pensano che la Chiesa sia sempre pronta a fregarsi i soldi pubblici per organizzare costostissimi eventi con l’obiettivo di indottrinare il popolo bue con i suoi dogmatismi e oscurantismi.

Stia tranquillo, dunque, Anatman, che il Filmfestival popoli e religioni i fondi di Terni in jazz non se li è mai nemmeno sognati. Né ha intenzione di iniziarli a sognarseli ora, tanto più che lo farebbe a spese di troppe altre realtà che –  a prescindere dalle convinzioni politiche o religiose di chi le organizza – contribuiscono a far crescere la cultura in questa città e hanno diritto come noi e come i fratelli Vanni di avere spazio, visibilità e sostegno.

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    11 risposte a CIVILTA' LAICA, TERNI IN JAZZ E IL FESTIVAL "CIELO E TERRA"

    1. AlexJC scrive:

      a prescindere dal commento di anatman che non mi trovava d’accordo neanche a me, un paio di domande.

      A quali quattro gatti ti riferisci visto che nelle ultime stagioni TUTTE le sale del festival TIJ sono sempre state stracolme?

      Visto che nel 90% dei post di civiltà laica diciamo che tutto quello che viene dalla chiesa è male, mi citi un post dove lo diciamo? grazie!

    2. redazioneadesso scrive:

      Innanzi tutto non basta riempire una sala per dimostrare che una manifestazone ha un seguito. Bisogna anche vedere quanto è grande la sala e CHI viene a vedere lo spettacolo.

      “ES.TERNI” insegna: loro fanno il tutto esaurito a tutti gli spettacoli. Solo che alcuni spettacoli sono per un solo spettatore, altri per due!

      Ora se lo stesso nuovo sindaco ammette che a “Terni in jazz” esiste il problema degli spettatori, forse non è solo un’invenzione dei detrattori!

      D’altra parte io quando sono venuto a vedere lo spettacolo, ho sempre faticato a trovare spettatori paganti: tra amici, stagisti, volontari, giornalisti, artisti ospiti eccetera eccetera, l’auditorium lo riempi… e da questo punto di vista i Vanni sono davvero i migliori: hanno creato un circuito, una rete e un sistema impeccabile…

      Quatno ai post di “Civiltà Laica”.

      “Banalità di un’enciclica”, “Potere agli studenti lo dice un giudice”, “Golpe in Honduras”, “Il libro in una mano…”, “Moralismo pret-a porter”….

    3. AlexJC scrive:

      interessante il tuo commento arnaldo, moooooolto istruttivo.

      1) iniziamo con l’apprendere che “non basta riempire una sala per dimostrare di avere un seguito”… hai ragione, forse bisogna cominciare a dar mazzette a voi giornalisti perchè iniziate a riportare le notizie come si deve, magari smettereste di mettere sullo stesso piano eventi come il tij che riempono venti volte nel corso dell’anno la sala blu del gazzoli (400 posti) portano un migliaio di persone per tre serate consecutive all’anfiteatro fausto con le rassegne del parroco (si fa per dire) che portano 20 persone all’antoniano.

      2) fantastico il tuo saltare di palo in frasca, fosse una specialità olimpica la medaglia d’oro non te la toglierebbe nessuno. Che c’entrano gli spettacoli sperimentali di arte contemporanea di esterni adesso? mah….

      3) Forse lo stesso nuovo sindaco è stato male informato dai reportage tuoi e dei tuoi colleghi, che quando non sono gli amici massoni perugini ad organizzare qualcosa sputano sempre tutto il veleno arretrato.

      4) infine hai dimostrato una volta per tutte che il dialogo fra laici e cattolici è impossibile, infatti di fronte a critiche ben circostanziate, argomentate e ADDIRITTURA dove non si parla di chiesa (vedi ultimo art. citato, o non l’hai letto o non so cosa hai letto), tu cattolico hai l’idea comunque che stiamo parlando male della tua chiesupola.

      Per la serie: “aborigeno mio, ma che cazzo ce dovemo di io e te?”

      stammi bene va.

    4. redazioneadesso scrive:

      1) “forse bisogna cominciare a dar mazzette a voi giornalisti perchè iniziate a riportare le notizie come si deve”. Che intendi esattamente? Perché le “mazzette” come dici tu, si può permetterle di sganciarle un festival con centienaia di migliaia di euro di budget, certo non una rassegna parrocchiale!

      Ma la rassegna parrocchiale sarebbe “Cielo e Terra”? Perché noi – se non lo sapevi – non solo non raccogliamo venti spettatori, ma non abbiamo mai fatto un spettacolo all’Antoniano!

      2) Es.terni l’ho tirato in ballo per la questione degli spettatori: anche loro riempiono le sale. Ma fanno spettacoli anche per 1 o 2 spettatori! Esattamente come “Es.terni”, Terni in jazz riempie le sale senza avere un grosso seguito popolare. Questo è un dato di fatto.

      3) Spero non accuserai anche un cattolico di essere filo-massone!!!!!

      4) Io apprezzo molto e condivido gran parte dei post del blog di Cività Laica. E’ però innegabile la vostra tendenza a parlare quasi esclusivamente di argomenti che possono mettere in cattiva luce la chiesa, o a forzare in questa direzione. Io appartengo ad una Sola Grande Chiesa (quella che passa per Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa) quindi non me ne frega niente se parli male della “Chiesupola”. Mi dispiace per voi che avete orizzonti un po’ limitati!

      p.s.

      E comunque non era mia intenzione ingaggiare incentivare una presunta rivalità tra Terni in jazz e il filmfestival popoli e religioni. Entrambi sono eventi che hanno portato cultura e qualità a Terni ed entrambi devono essere sostenuti e valorizzati.

      Semplicemente è inaccettabile vedere trattati l’evento più finanziato e valorizzato in assoluto dal Comune come una povera vittima dell’ignoranza della città, e un festival che tira avanti solo grazie alla passione dei suoi promotori, tra la diffidenza e l’ostilità delle istituzioni (probabilmente anche retaggio di una certa visione anticlericale della cultura) additato come quello che si mangia chissà quanti soldi pubblici e che meriterebbe di essere strozzato.

      Non tutti hanno la fortuna di avere un sindaco e un Comune che ti permette di trasformare una passione in professione.

      Sono cose che a Terni possono permettersi solo in pochi. E noi non siamo tra quei pochi…

    5. AlexJC scrive:

      eccerto, voi prendete “solo” 50mila euro l’anno….poveretti.

      alla faccia dell’anticlericalismo del comune di terni.

    6. ARNALDOCASALI scrive:

      A parte che il “voi”, in questo caso, è un Istituto culturale che conta decine di progetti e centinaia di aderenti, mentre in altri casi il “loro” possono anche essere DUE persone….

      A me, sinceramente, 50mila euro per una delle principali associazioni culturali della città non sembrano davvero molti.

      50mila euro per organizzare convegni internazionali, rassegne letterarie, concerti, spettacoli teatrali e un festival cinematografico nell’arco di un anno.

      Cinquantamila euro è la stessa cifra che prende il Cantamaggio e che prendeva “Cinema è/& lavoro”.

      Terni in jazz, da solo, prende – solo dal Comune – tre volte più dell’Istess per tutte le iniziative che organizza. Per non parlare poi delle varie branche, sottobranche e sotto-sottobranche dell’Arci…

      Peraltro la convenzione Istess-Comune non è stata certo decennale: è iniziata solo 4 anni fa ed è già scaduta.

    7. ARNALDOCASALI scrive:

      aggiungo – dato che usi il “Voi” – che a me di quei 50mila euro non me ne è arrivato nessuno. E questo nonostante sia un volontario piuttosto attivo dell’Istess.

      Ma d’altra parte, è evidente che quanto i soldi sono così pochi e le attività così tante, chi lavora non può che fare volontariato. Quando le proporzioni sono diverse ci si può permettere, invece, di trasformare -come dicevo – una passione in professione. E questo, purtroppo per noi, non è il caso dell’Istess, che non può permettersi di pagare nemmeno chi ci lavora tutti i giorni…

    8. AlexJC scrive:

      continui a mischiare le cose Arnaldo, il salto di palo in frasca è l’esame base per diventare giornalisti?

      Vuoi davvero che ti faccio un impietoso confronto su quello che organizzate voi e quello che organizza TIJ?

      Io non mi riferivo a voi nel fare il confronto, mi riferivo a VIM che tu mi hai tirato in ballo in una delucidazione “in privato”.

      E comunque per inciso, il lavoro dei Vanni non è di certo TIJ che fanno per PASSIONE e per cui ci rimettono anche di tasca loro. Sia Antonio che Luciano hanno bel altri lavori, tanto per dirtelo in modo che tu non faccia delle figure meschine (più di quelle che stai già facendo intendo).

      Comunque continuate così voi giornalisti della conca, difendete quei quattro stronzi di massoni perugini e prendete i loro soldi continuando a insultare la nostra città (e non solo i vanni). Illuminante in tal senso il vergognoso articolo uscito sul messaggero di ieri, fa capire bene quante mazzette si prendono dall’altotevere pur mangiando nella conca.

    9. ARNALDOCASALI scrive:

      Io l’articolo del Messaggero a cui ti riferisci non l’ho nemmeno letto. Ad ogni modo non mi riconosco nemmeno nella linea editoriale del giornale per cui lavoro, quindi non vedo perché tu debba prendertela con me per cose che scrive un altro giornalista in un giornale rivale! Come se esistesse una “casta” dei giornalisti (bada bene, non “dei giornali”) che ce l’ha con Terni in jazz!

      Soprattutto non capisco perché tu che mi conosci bene e sai che sono un tipo quanto meno “anticonvenzionale” devi sempre associarmi a qualche categoria ed etichettarmi di volta in volta come “cattolico” o come “giornalista della Conca”.

      Tanto più che tutto questo discorso è partito da un TUO articolo. Quindi non vedo cosa c’entri, in questa polemica e in questo dibattito, il mio lavoro!

      Ad ogni modo non temo – da organizzatore – nessuno confronto tra Terni in jazz e il Filmfestival popoli e religioni. Però continuo a trovare abbastanza stupida questa ricerca di rivalità, ma se vuoi alimentarla accomodati pure. Anzi, visto che lanci il sasso, ti pregherei di non nascondere adesso la mano.

      Quanto a Visioninmusica, dove il confronto avrebbe più senso e dove io non ho parte in causa, se non come giornalista e spettatore, possiamo farlo subito e in tutta tranquillità, magari partendo dai nomi in cartellone, gli spettatori raccolti e i fondi pubblici a disposizione!

      (vorrei anche precisare di aver scritto molti più articoli su Terni in jazz che su Visioninmusica)

      Quanto al rapporto tra passione e lavoro negli organizzatori di Terni in jazz, non ti rispondo non perché tema di fare presunte figure meschine, perché io non parlo di cose che non conosco, e quindi se faccio un’affermazione la faccio sempre a ragion veduta. Non ti rispondo perché non voglio assolutamente essere trascinato in una polemica su due persone validissime e pure simpatiche, contro le quali non ho nulla di personale.

      Già trovo fastidioso e ingiusto dover recitare la parte di quello “contro” Terni in jazz, ma a farmi attaccare Luciano e Antonio proprio non ci riuscirai!

      Io – sarà la mia formazione cristiana – distinguo sempre il “peccato” dal “peccatore”. Posso dare giudizi anche molto pesanti su una situazione senza per questo voler attaccare le persone che sono coinvolte in quella situazione. Perché è il sistema che io contesto, non la persona.

      Tu – come molti altre persone ideologizzate e integrate in un sistema – non riesci invece a scindere le due cose: un amico è sempre bravo ed il migliore di tutti, si merita tutto ciò che ha e anche quello che non ha§; e una manifestazione organizzata da un amico è sempre da difendere a spada tratta e ad oltranza, rifiutando qualsiasi tipo di analisi critica.

      Dunque se dobbiamo ingaggiare un confronto – il più possibile sereno e rispettoso – tra Terni in jazz, Visionimusica e “Cielo e Terra” ti chiederei di abbandonare posizioni dogmatiche e preconcette e tentare un confornto ad armi pari.

      (della serie, non puoi limitarti a dire: Terni in jazz è meraviglioso e si merita tutto, Visionimusica fa schifo e 13mila euro sono pure troppi!)!

    10. AlexJC scrive:

      e no, caro mio. Qui chi lancia il sasso e poi nasconde la mano sei tu. Che primi insinui che “qualcuno” ha la fortuna di fare professione con la sua passione grazie ai finanziamenti del comune quando non è assolutamente vero, e poi ti trinceri dietro il “non so, non parlo di ciò che non conosco”. Allora se non ne parli, non ne parlare per niente, non fare insinuazioni gratuite che non sei in grado di supportare dai fatti.

      Quanto al confronto presto fatto… in questi anni TIJ ha organizzato ogni anno almeno 20 concerti (l’anno, no dico ogni anno!!)di enorme spessore, che chi segue il jazz non può dire “a”, perchè sa che si tratta di tutti professionisti di altissimo livello che, soprattutto fanno JAZZ… non hanno chiamato Giorgia con un chitarrista Jazz qualunque tanto per far finta di fare jazz e pensare a riempirsi la pancia.

      Bobby Johnson, High Five quintet, DI Battista solo per citare i primi tre che vengono in mente.

      Difatti UJ non ha messo il veto agli artisti per andare a VIM… chissà come mai? perchè sa benissimo che non è quello il tipo di rassegna che può “concorrere” (Ammesso che si possa far concorrenza conun elefante come uj).

      Ma oltre a questi 20 concerti annui, ha realizzato progetti come la Terni in JAzz Orchestra, ogni anno organizzano tre stage duversi di giornalismo e fotografia musicale dove vengono ragazzi da tutta Italia, hanno organizzato conferenze di Severino e Giorello, offrono degustazioni di vini di alto livello all’inizio dei concerti.

      Può bastare? Voi che avete fatto a parte portare la Cucinotta?

      mi dispiace ma parliamo di due livelli diversi.

      con VIM poi non c’è proprio confronto… non basta portare un nome l’anno per organizzare una rassegna degna di questo nome.(Che poi VIM non è un festival jazz, non capisco perchè ti devi ostinare a paragonare pere e cavoli).

    11. ARNALDOCASALI scrive:

      Alex io non voglio paragonare proprio niente! E certo che VIM c’entra con TIJ più di Popoli e religioni!

      Comunque il programma di Popoli e religioni e i risultati parlano da soli e sono sotto gli occhi di tutti.

      Trovo veramente ridicolo che io debba star qui a spiegarti cose che sai benissimo e che tu ti senti in diritto e in dovere di negare solo perché è qualcosa che ha a che fare con la Chiesa.

      Peraltro, proprio perché lo faccio solo ed esclusivamente per passione – la stessa passione che mi porta a seguire gli altri eventi culturali – io non ho alcun bisogno di difenderla, la mia creatura.

      E questa tua difesa di ufficio di TIJ, fatta attaccando altri eventi di alta qualità e di minor budget mi sembra davvero sgradevole.

      Io come cittadino e come giornalista mi ritengo abbastanza imparziale: organizzo Popoli e religioni perché mi piace il cinema, mi interessa la religione e mi è stato chiesto di dare una mano.

      Seguo più Visioninmusica che Terni in jazz perché non sono un appassionato di jazz, e a VIM trovo un’offerta più variegata per il mio palato, che comunque mi aiuta a crescere sotto il profilo musicale e a scoprire personaggi che raramente si vedono in televisione.

      Ma a prescindere dai miei gusti personali, credo che TUTTI questi festival meritino il sostegno delle istituzioni pubbliche, senza pregiudizi e senza corsie preferenziali.

      Punto.