Bonus mobilità, ovvero la strategia della porchetta burocratica

di Arnaldo Casali

I politici dell’opposizione, essendo tanto cialtroni quanto quelli che stanno al governo, polemizzano sull’opportunità del bonus mobilità e cavalcano l’onda dell’odio verso il monopattino, la bici elettrica e tutti i mezzi di trasporto che non inquinano e fanno risparmiare. E ovviamente, non si accorgono nemmeno del vero scandalo.

Ovvero la strategia della porchetta burocratica.

Visto che i soldi sono pochi e quelli che devono prendere il rimborso sono tanti, che cosa si sono inventati queste menti geniali del Ministero dell’Ambiente?

Un governo gestito da persone con un numero legale di neuroni nel cervello avrebbe semplicemente distribuito una quantità limitata di bonus ai commercianti. Finiti gli incentivi, finiti gli sconti.

Ma gli ideatori del geniale (nella sostanza e più ancora nella forma) Reddito di Cittadinanza, quelli capaci di prevedere una seconda ondata di virus con nove mesi di anticipo e poi improvvisare per più di un mese no, dovevano inventarsi qualcosa di StRaOrDiNaRiO.

Quindi innanzitutto ti complicano la vita il più possibile costringendoti a fare l’identità digitale, con un percorso nella burocrazia online tanto tortuoso e depravato che manco l’Azzeccagarbugli sarebbe riuscito a concepirlo. Dopodiché, chi arriva primo magna, come nella migliore delle sagre paesane.

Ma in che senso chi arriva primo magna? Nel senso che i primi che hanno comprato il monopattino ricevono il rimborso, e quelli che ci hanno pensato dopo tre mesi se lo pagano tutto? No, troppo semplice, troppo logico.

No, facciamo L’Ammucchiata: alle ore 9 del 3 novembre apre il sito internet e via. Chi clicca più veloce vince.

Risultato: sito del Ministero intasato, applicazioni irraggiungibili, monopattinisti e ciclisti con l’esaurimento nervoso, e alla fine chi è che avrà lo sconto su bici e monopattini? Solo gli hacker.

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