A TRENT'ANNI DA ALMA ATA

 
di Enrico Venderame*

Il ripetersi di casi di malasanità nel nostro Paese in queste settimane, ma le emergenze sanitarie in molte parti del mondo devono farci riprendere in mano la bussola della storia. Negli anni settanta infatti, in un clima di contrapposizione ideologica, diplomatici e studiosi provenienti da tutto il mondo concordavano sulla necessità di politiche socio-sanitarie orizzontali. Tutto ciò si concretizzò ad Alma Ata, nell’ex Unione Sovietica (oggi la più popolosa città del Kazakistan), dove l’OMS e l’UNICEF organizzarono assieme, dal 6 al 12 Settembre 1978, una Conferenza Internazionale sull’assistenza sanitaria primaria. Alla conferenza parteciparono oltre 3000 delegati in rappresentanza di 134 governi e 67 tra organismi internazionali e organizzazioni non governative.

 
LA SANITA’ PUBBLICA
La conferenza, espressa la necessità di un’azione urgente dei governi, della comunità internazionale e di tutti coloro che lavorano per la salute e lo sviluppo per proteggere e promuovere la salute di ogni uomo, si concluse con l’approvazione della Dichiarazione di Alma Ata suddivisa in 10 punti, della quale vale la pena citarne alcuni:
·               “La salute, come stato di benessere fisico, mentale e sociale e non solo come assenza di malattia o infermità, è un diritto fondamentale dell’uomo e l’accesso ad un livello più alto di salute è un obiettivo sociale estremamente importante, d’interesse mondiale, e presuppone la partecipazione di numerosi settori socio-economici oltre che di quelli sanitari.”
·               “Le profonde disuguaglianze nello stato di salute tra i paesi più industrializzati e quelli in via di sviluppo, così come all’interno dei paesi stessi, sono politicamente, socialmente ed economicamente inaccettabili e costituiscono motivo di preoccupazione comune per tutti i paesi.”
·               “Un livello accettabile di salute per tutti i popoli del mondo nell’anno 2000 può essere raggiunto mediante un uso pieno e migliore delle risorse globali, una parte considerevole delle quali è attualmente spesa in armi e conflitti militari.”
Alma Ata segnava una svolta per le politiche sanitarie globali e nazionali. A partire dal riconoscimento che la salute è un obiettivo sociale fondamentale, la Dichiarazione di Alma Ata ha stabilito una nuova direzione per lo sviluppo di una politica a favore della salute, enfatizzando il coinvolgimento delle persone, la cooperazione tra i diversi settori della società e l’assistenza sanitaria primaria quale elemento che ne sta alla base.
Era prevedibile che la sua applicazione si scontrasse con resistenze ed ostacoli di vario tipo. Lo spirito di Alma Ata è stato riproposto nella Carta per la Promozione della Salute adottata a Ottawa nel 1986, nella quale è stata ribadita l’importanza della sanità pubblica.
Non dimentichiamo che è in quel periodo che trova concretizzazione la prima riforma socio-sanitaria nel nostro Paese (legge n. 833 del 1978) che istituisce il Servizio sanitario nazionale con l’obiettivo di riunire e organizzare tutte le funzioni, le attività ed i servizi primari di base.
 
IL VALORE DELLA SALUTE
Perché ricordare questa Dichiarazione? Perché in forma chiara ed attuale la salute è considerata contemporaneamente un diritto fondamentale dell’uomo e un buon investimento sociale a tutte le latitudini del pianeta. Per accrescere lo stato di salute di tutti i loro cittadini si disse allora – ma oggi ne riscopriamo tutta l’attualità – che è necessario che i governi investano risorse nella politica pubblica per la salute e nella promozione della salute. Il fatto che le persone possano accedere agli elementi essenziali per una vita sana e soddisfacente è un principio fondamentale di giustizia sociale. Allo stesso tempo, ciò accresce la produttività della società nel suo complesso, dal punto di vista sociale ed economico.
Inoltre perché già allora – al di là delle differenti ideologie e blocchi geo-politici – si credeva nell’importanza dell’assistenza sanitaria primaria, come parte essenziale dello sviluppo umano. Si auspicava di garantire entro il 2000 a tutti gli abitanti del pianeta un livello accettabile di accesso ai servizi sanitari di base. Tale traguardo, ahimé, è stato posticipato al 2015 dall’Assemblea del Millennio!
 
ANDARE OLTRE L’ASSISTENZA SANITARIA
Una politica pubblica per la salute rappresenta la risposta alle sfide per la salute poste da un mondo sempre più dinamico e che cambia dal punto di vista tecnologico, con le sue complesse interazioni ecologiche e con le crescenti interdipendenze internazionali. Molte delle conseguenze sulla salute che derivano da queste sfide non possono essere risolte dall’attuale assistenza sanitaria né da quella che si può prevedere in un prossimo futuro.
Gli sforzi della promozione della salute sono essenziali e richiedono un approccio integrato allo sviluppo sociale ed economico che ristabilisca i legami tra la salute come diritto umano e la riforma sociale. La sfida per la nostra società è quella di riconoscere che la salute è determinata in gran parte, dalle politiche e dalle strategie attuate al di fuori del sistema sanitario, e di confermare che il miglioramento della salute della popolazione deve avere un ruolo di fondamentale importanza nel condizionare lo sviluppo delle politiche di tutti i settori della società.
 
 
* Specialista in Istituzioni e Tecniche di tutela dei diritti umani
    Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

    I commenti sono chiusi.